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“Prigioniera” di Cassandra Apollinaire

Monica Tappa
“Prigioniera” di Cassandra Apollinaire

26 giugno 2022
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Ho davanti a me questo romanzo che mi ha tenuta incollata alle pagine, come risucchiata in un tempo non tempo raccontato tutto al presente con la sua prosa piena, ricca, a tratti densa come olio profumato. Una storia che mi ha portata con sé facendomi perdere con piglio sicuro, tenendomi stretta a una scrittura curata, levigata, conturbante e affascinante. Lucia Perrucci firma “La prodigiosa Macchina Cattura Anime di Cassandra Apollinaire” (Mondadori), un romanzo d’esordio appena arrivato in libreria che stupisce e conquista. Qualcosa svela la copertina, che nel dare evidenti indizi, con la Tour Eiffel a svettare lì, nell’angolo in alto a sinistra e le silhouettes (beh, sì, siamo a Parigi, chiamatele sagome, se preferite) di alcuni ragazzini, capelli al vento e mani strette, in fondo gioca col lettore (guardatela bene, tutta).

Un suggerimento: non lasciatevi ammaliare dalla camera oscura che sbrilluccica nella sovraccoperta a tre quarti e vi fa sprofondare. C’è pure scritto a chiare lettere, lì, nell’angolo, di fare attenzione e “qualunque cosa succeda non guardare mai nell’obiettivo”, visto? Ci sono molti omaggi, in questo romanzo che – chiaramente – parla di qualcosa che l’autrice conosce bene, con voce (lieve e potente) che unisce memoria, ricordi e meraviglia. Dalla fotografia al cinema, dall’arte alla letteratura e alla musica, c’è questa continua trasformazione in altro da sé, in un ripetuto cambio di prospettiva o di focale (per restare in ambito fotografico) nello svolgersi e svelarsi della storia.

La trama? Siamo in Francia, nel 1971. Il 13 ottobre un postino suona alla porta della famiglia Sélavy: deve consegnare un pacco per Louis, il gemello di René, che però è morto in un incidente proprio due anni prima. Il pacco rivela il pezzo mancante di una camera oscura rinchiusa in garage. Da lì un susseguirsi di fughe, nascondigli, scomparse, personaggi misteriosi e altrettante misteriose apparizioni, indagini, incontri, scoperte, diari segreti e messaggi in codice, rivelazioni e decisioni difficili.

E, filo sottile che luccica nell’intreccio solido di trama e ordito che giocano col fantastico, la descrizione della luce, e dell’oscurità che, a volte, ci si appiccica dentro. Come in un dagherrotipo bianco e nero, luce e ombra, negativo e positivo si fondono e si manifestano in un gioco impercettibile di suoni, odori, momenti, rimpianti, rimorsi, silenzi, istantanee e movimento di polsi, di occhi e di cuore.