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Così Florim “riveste” il Distretto di innovazione e solidarietà

Gianluca Pedrazzi
Lo stabilimento del gruppo ceramico Florim a Fiorano: l'azienda punta a emissioni zero
Lo stabilimento del gruppo ceramico Florim a Fiorano: l'azienda punta a emissioni zero

Non solo bilanci record ma Centro ricerche medico e sostenibilità

08 luglio 2022
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SASSUOLO Deve essere l’aria che si respira da queste parti o forse è tutta colpa del virus lasciato da Enzo Ferrari e dal Cavallino, che da Via Abetone 2 a Via Canaletto 24 dista un tiro di schioppo. Resta che il contagio è quanto di meglio potesse accadere per un territorio. Per una comunità. Perché da queste parti fare l’imprenditore di successo - per alcuni - non è solo vedere l’azienda di famiglia crescere nel mondo, chiudere i bilanci con nuovi record, ma è anche rigenerare e riversare sul territorio quanto la vita e il coraggio delle idee ti ha dato e donato. E allora se ragioni con questo spirito perché sorprendersi se varcando l’ingresso di Florim lo sguardo si ferma sul cavallo di Paladino? Se quando entri in azienda anziché linee di produzione di pavimenti e rivestimenti un’ala del building che sessant’anni fa era il primo capannone oggi è un avveniristico Centro Salute e Formazione a disposizione dell’ospedale di Sassuolo per i medici che lavorano su pazienti in Rianimazione? Con tanto di “regia” come fosse una sala operatoria. E con medici che arrivano da tutt’Italia e dall’estero...

Iniziò tutto quando nel 2010 Claudio Lucchese, presidente e guida del gruppo industriale che ha ricavi per 480 milioni, ha investito in cinque anni qualcosa come 280 milioni, tre stabilimenti tra Fiorano, Mordano e Clarcksville (Usa) e occupa 1400 dipendenti, acquistò defibrillatori per l’azienda. Lì scattò la molla dell’”our vision for future”...

L’età media in Florim è sui 35 anni e ormai molti sono laureati, come quelli che seguono i 28 robot Laser Guide Vehicle che su strade virtuali lavorano 24 ore su 24 in uno stabilimento di 48mila mq tagliando alla perfezione i maxi formati ceramici presi da una “libreria” che può ospitarne un milione e mezzo di metri quadri.

«Fare le cose bene o male ha lo stesso costo - sorride Claudio Lucchese -E allora perché non investire dando bellezza alla passione e riversando lo spirito che anima questa azienda anche sul territorio? Sulle famiglie di chi ci lavora e ha contribuito a fare di Florim una delle centodieci aziende entrate nella Fondazione Altagamma, che dal 1962 riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana, riconosciute come autentiche ambasciatrici dello stile italiano nel mondo...».

Sostenibilità, innovazione, passione è il fil rouge che pervade Casa Florim.

In Via Canaletto recuperano il 100% delle acque reflue, tutti gli scarti delle lavorazioni, tra cogenerazione e fotovoltaico si punta a emissioni zero. In una parola: autosufficienza. Il paradigma economico che Lucchese & C. seguono è semplice: rigenerazione non solo estrattiva. Che vuol dire: investire nell’impresa, proiettarla nel futuro mettendosi al servizio del proprio territorio. Morandi canterebbe“apri tutte le porte...”. Il gruppo di Lucchese è l’unica azienda del settore ceramico ad aver ricevuto la certificazione più ambita al mondo: la B Corp per quanto sa fare sul piano dell’impatto sociale e ambientale. Un Oscar. Ma è anche l’industria che con Florim Gallery (aperta nove anni fa) ha già ospitato 90mila presenze e con l’Arena ne ha fatte altre 25mila organizzando 135 eventi. Dando un senso di “beauty” architettonica alla grande ala dello stabilimento che non produce più solo ceramiche ma anche e soprattutto cultura, aprendosi e connettendosi alla vita del Distretto. Su cui ricade anche l’attività benefica e non meno importante della Fondazione Giovanni Lucchese (il padre e fondatore), di cui si occupano le sorelle di Claudio, Mariadele e Anna che iniettano il territorio di fondi, contributi a 360 gradi per sanità, onlus, famiglie in difficoltà. Dietro le quinte. In perfetto Lucchese style. l