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Il processo

Modena. Investì e uccise cuoca di 52 anni, per poi fuggire. Condannato a 2 anni

Modena. Investì e uccise cuoca di 52 anni, per poi fuggire. Condannato a 2 anni

Due anni di reclusione con pena sospesa. Questa la condanna inflitta dal tribunale di Modena all’uomo di 34 anni che nel 2021 investì lungo la vignolese (altezza via del Pozzo) Gorica Dilic la cuoca di 52 anni che in bicicletta tornava a casa dal lavoro.

12 ottobre 2022
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MODENA Due anni di reclusione con pena sospesa. Questa la condanna inflitta dal tribunale di Modena all’uomo di 34 anni che nel 2021  investì lungo la vignolese (altezza via del Pozzo) Gorica Dilic la cuoca di 52 anni che in bicicletta tornava a casa dal lavoro.

L’uomo subito dopo l’investimento fuggi e venne rintracciato il giorno seguente  grazie all’indagine della polizia locale.

Il pirata della strada ammise le sue colpe e in questi mesi ha anche accettato di risarcire i familiari, i due giovani figli che la donna ha lasciato morendo.

A conclusione delle rapide ma determinate indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura cittadina titolare del relativo procedimento penale, il dott. Giuseppe Di Giorgio, aveva  chiesto il rinvio a giudizio per il responsabile, per  F. V., 34 anni, anche lui di Modena.

L’imputato doveva  rispondere del reato di omicidio stradale con le pesanti aggravanti della fuga e dell’omissione di soccorso: gli veniva peraltro contestata l’esclusiva responsabilità del sinistro.

Non si potrà mai sapere, invece, se stesse anche guidando sotto l’effetto di alcool o droghe: essendosi reso irreperibile, non lo si è potuto sottoporre entro un lasso temporale di poche ore agli accertamenti sul suo stato psicofisico.

La tragedia è avvenuta poco prima dell’una di notte di domenica 14 novembre 2021 in via Vignolese, all’altezza del civico 414, in prossimità delle intersezioni con via Marzabotto e via La Spezia.

La signora Gorica, di origini serbe ma trasferitasi in Italia per lavoro fin dal 1996, stava rincasando, con quella bici che usava per tutti i suoi spostamenti, dal ristorante “Stradyvari”, dove lavorava da anni ed era stimata e ben voluta da tutti: era lei al mattino che apriva il locale, e spesso staccava anche molto tardi, com’è accaduto quella “maledetta" notte tra sabato e domenica.

A casa dai suoi due figli e dall’anziana mamma, però, la 52enne non c’è mai arrivata, il suo destino ha incrociato quello dell’oggi trentaquattrenne che, sopraggiungendo dalle sue spalle, nella stessa direzione di marcia verso la periferia, alla guida di un DR 6, l’ha investita in pieno nonostante lei procedesse regolarmente a bordo strada, dandosi poi alla fuga.

Il Sostituto Procuratore contestava  all’imputato “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza dell’art. 141 del Codice della Strada”, in particolare per aver proceduto a una velocità (stimata dal perito in circa 60-70km/h), non solo “certamente superiore” al limite di 50 vigente il quel tratto, ma anche del tutto “non prudenziale in considerazione dell’ora notturna, delle condizioni meteo (pioveva, ndr), del centro abitato, della prossimità di due intersezioni e degli attraversamenti pedonali” prosegue il magistrato.

E, ancora di più, sottolinea il dott. Di Giorgio, per aver perso il controllo del suo Suv “a causa della velocità sostenuta e dell’asfalto bagnato” nel rientrare nella propria corsia “dopo aver effettuato un’azzardata manovra di sorpasso nei confronti di un altro veicolo che lo precedeva in prossimità dell’intersezione con via Marzabotto, sbandando così verso destra e travolgendo la bicicletta condotta da Gorica Dilic che procedeva nella stessa direzione di marcia” e che “occupava la porzione destra della propria corsia di competenza, a ridosso della linea di margine”: per i figli della donna almeno la consolazione che la loro cara non ha avuto responsabilità alcuna e che la sua unica “colpa” è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato e con l’automobilista “sbagliato".

Neanche l’attenuante dell’oscurità è stata riconosciuta dal consulente tecnico d’ufficio al pirata, perché l’ottima illuminazione pubblica e l’ombrello rosso aperto con cui la ciclista si stava riparando “la rendevano ben visibile”.

Il resto, purtroppo, è noto: in seguito all’impatto, la cuoca è rovinata al suolo riportando gravi lesioni e politraumi, soprattutto nella regione toracica e addominale, che ne hanno causato il decesso. Non istantaneo, però, il che rende ancora più riprovevole la fuga dell’investitore: come hanno testimoniato il conducente e i trasportati dell’auto, una Volkswagen Passat, superata dall’imputato, i quali hanno visto tutta la terribile scena e si sono invece fermati a prestate soccorso, Gorica respirava ancora tanto che una passeggera ha tentato di praticarle il messaggio cardiaco prima dell’arrivo dell’ambulanza del Suem, subito allertato.

E infatti a F. V. viene contestato anche l’aggravante di cui all’art 589-ter del codice penale “poiché, dopo l’urto - conclude il magistrato - si dava alla fuga senza fermarsi né prestare soccorso, proseguendo la marcia fino alla sua abitazione”.

I familiari di Gorica Dilic, attraverso Studio3A, sono già stati integralmente risarciti dalla compagnia di assicurazione dell’auto e per questo, per legge, non hanno potuto  costituirsi parte civile al processo.