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Il lutto

Modena, addio a Mauro Forghieri: aveva 87 anni. L’omaggio della Ferrari: «Le leggende durano per sempre»

Modena, addio a Mauro Forghieri: aveva 87 anni. L’omaggio della Ferrari: «Le leggende durano per sempre»

02 novembre 2022
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MODENA Con l'addio di Mauro Forghieri, la Ferrari, e il mondo dell'automobilismo, piange uno dei progettisti più prolifici, versatili e vincenti della storia del Cavallino. Perché 'Furia' come veniva soprannominato l'ingegnere nato a Modena nel 1935 e morto all’età di 87 anni, ha progettato vetture che sono state protagoniste non solo in F1 ma anche in tutti i settori delle competizioni, dalla F2 alle gare di Gran Turismo passando anche per i campionati Europei della Montagna. Sul finire del 1961, con Maranello in piena fase di ricostruzione dopo il passaggio di Dallara alla Maserati, il 'Drake' Enzo Ferrari promosse Forghieri al ruolo di Responsabile del Reparto Tecnico, dedicandosi allo sviluppo delle monoposto di F1 e delle Sport Prototipo.

A due anni dall’ingresso in azienda dopo il conseguimento della laurea all’Università di Bologna, ad appena 27 anni venne messo dal Drake a capo del “Reparto Corse” di Maranello contribuendo, con la sua competenza e il suo carisma, ai tanti successi della Rossa.

Da lì, il grande salto per un sodalizio che è durato per 22 anni, dal 1962 al 1984, portando gloria e onori alla scuderia di Maranello. I numeri sintetizzano la sua carriera da vincente: sette titoli mondiali costruttori, quattro piloti e 54 successi. La prima vittoria la conseguì nel 1963 con la Ferrari 156 F1-63 guidata da John Surtees, il primo mondiale l'anno dopo sempre con il pilota britannico alla guida della Ferrari 158. Nel 1968, durante il Gran Premio del Belgio, l'ingegner Forghieri introdusse i primi alettoni in una monoposto di Formula 1, destinati in un breve arco di tempo a rivoluzionare radicalmente la fisionomia di tutte le vetture da corsa.Gli anni Settanta furono quelli della consacrazione. 

Progettò le fortunate vetture della serie 312 (le iridate 312 T, T2 e T4) con cambio trasversale, azionate da un propulsore a 12 cilindri "piatto". Fu una 'rivoluzione'. Tra il 1975 e il 1979 quell'invenzione portò alla vittoria di 4 campionati del mondo costruttori di Formula 1 e 3 titoli piloti (con Niki Lauda e Jody Scheckter). Agli inizi degli anni 1980 Forghieri introdusse poi in Ferrari i motori turbocompressi, progettando la serie 126 (126 CK, 126 C2, 126 C3 e 126 C4), con la quale la scuderia si aggiudicò il mondiale costruttori nelle stagioni 1982 e 1983. "Le leggende durano per sempre.

È stato un onore fare la storia insieme. La Ferrari e il mondo del motorsport non ti dimenticheranno mai", è il tributo che gli ha dato la Scuderia Ferrari sul proprio profilo Twitter. Di motori nel corso della sua carriera da progettista Forghieri ne inventò tanti, dall'8 cilindri a 90°, al 12 cilindri da 60 a 180 gradi, fino al 6 e 12 cilindri sovralimentati. Nel 1984 l'unione con la squadra corse della Rossa si concluse, rassegnò le dimissioni dedicandosi alla progettazione di alcuni prototipi, poi nel 1987 si unì, come responsabile tecnico e membro dell'ad, al team della Lamborghini Engineering.

E nel 1993 divenne direttore tecnico della rinata Bugatti. Ispirò per 30 anni generazioni di giovani e rese un mito la Ferrari. E il mondo dello sport non lo dimenticherà Mai "Perdiamo un simbolo di capacità e reputazione apprezzato universalmente, un professionista che ha segnato un'epopea fantastica dei motori - è il messaggio di cordoglio del presidente del Coni, Giovanni Malagò - L'Italia e la Ferrari gli devono molto, come tutto il mondo dello sport".

IL CORDOGLIO DEL SINDACO MUZZARELLI

“Non solo Modena, ma l’intero Paese perde un punto di riferimento, uno straordinario modenese che ha contribuito a fare grandi la Ferrari e il territorio”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli esprimendo il cordoglio dell’Amministrazione comunale per la morte di Mauro Forghieri, l’ingegnere, a lungo protagonista al fianco di Enzo Ferrari dei successi delle Rosse, scomparso oggi, mercoledì 2 novembre, all’età di 87 anni. Alcuni mesi fa, il 13 gennaio, aveva ricevuto le chiavi della città di Modena e la cittadinanza onoraria, un riconoscimento conferito in Consiglio comunale proprio nel giorno del suo compleanno.

Passione, creatività e spirito di innovazione sono le caratteristiche “che meglio definiscono la nostra comunità e che Forghieri ha saputo interpretare in maniera eccezionale – ha sottolineato il sindaco – diventando, così, un esempio di Modena nel mondo grazie ai successi della Ferrari di cui è stato uno dei principali artefici”.

La Motor valley, un’area dove la passione per la meccanica ha una lunga tradizione e in cui sono nate fabbriche di marchi automobilistici che hanno concorso a far conoscere il nome di Modena nel mondo, “ha avuto in Forghieri uno dei protagonisti più importanti – ha aggiunto Muzzarelli – non solo per i risultati e sportivi a cui ha contribuito in maniera decisiva, ma anche per l’incessante ricerca della qualità tecnica e della bellezza estetica abbinate all’obiettivo costante dello sviluppo tecnologico”. In occasione della consegna delle chiavi della città, un conferimento accompagnato dall’applauso del Consiglio comunale, Forghieri aveva espresso commozione per il riconoscimento e aveva sottolineato il legame con Modena.

La delibera sulla cittadinanza onoraria, presentata in aula dal sindaco Muzzarelli, era stata votata all’unanimità dall’Assemblea. Forghieri, nato nel 1935, fu scelto proprio dal Drake come capo del “Reparto Corse” di Maranello: una scelta lungimirante nei confronti dell’allora 27enne ingegnere, entrato in Ferrari ad appena due anni dalla laurea all’Università di Bologna, che dimostrò ben presto la competenza e il carisma che contribuirono poi negli anni ai numerosi successi della Rossa. A partire dal 1962, rivestendo il ruolo di responsabile del Reparto tecnico per le vetture da corsa di F1 e della categoria Sport prototipi, Forghieri guidò infatti le supercar modenesi alla vittoria di 54 gran premi iridati, quattro titoli mondiali piloti e sette titoli costruttori; nella sua lunga attività a Maranello, inoltre, introdusse elementi tecnici di novità che hanno segnato la storia dei motori, come, per esempio, l’installazione degli alettoni sui veicoli che sfrecciano sulle piste. Alla fine degli anni Ottanta l’ingegnere lasciò poi la Ferrari per approdare prima alla Lamborghini e quindi alla Bugatti, sempre mantenendo il carattere innovatore che ne ha connotato la carriera.

FORGHIERI DICEVA DI SE 

 «Ho sempre lavorato, per me è un'abitudine - diceva di se - e poi provo piacere soprattutto quando vengono qui da noi a chiederci qualcosa all'avanguardia».

In una intervista per i suoi 70 anni si raccontava così «Entrai in contatto con Enzo Ferrari che mi prospettò un'occupazione piacevole, accettai e rimasi definitivamente a Modena. Quando lei assunse le redini del reparto corse non era la Ferrari di oggi. Si vinceva in altre categorie ma non in F.1. Perché? Finché non arrivò la Fiat (1969, ndr) la Ferrari non disponeva delle risorse finanziarie necessarie per competere ad alto livello anche in F.1. Oggi è tutto centrato sulla massima categoria ma allora c'erano esigenze diverse: ci si cimentava in tanti campionati per guadagnare e sorreggere così la fabbrica. Avevamo nel cassetto perfino il progetto di una quattro ruote motrici. Ferrari non credeva si potessero realizzare certe cose ma l'impedimento fu determinato proprio dall'eccessivo sforzo economico che avrebbe comportato».

A quale sua soluzione o innovazione tecnica, tra le tante, si sente più legato?

«In un mondo frenetico e competitivo come quello della F.1 è difficile fare innovazione. E più corretto parlare di applicazione al mondo delle corse. Fatta questa precisazione ricordo volentieri il cambio semi-automatico (provato da Villeneuve già a fine 79, ndr) o l'emulsionatore acqua-benzina (poi vietato, ndr) che derivava da alcuni aerei da guerra e che ci tolse da un mare di guai».

A due anni dall’ingresso in azienda dopo il conseguimento della laurea all’Università di Bologna, ad appena 27 anni venne messo dal Drake a capo del “Reparto Corse” di Maranello contribuendo, con la sua competenza e il suo carisma, ai tanti successi della Rossa. A partire dal 1962, infatti, Forghieri rivestì il ruolo di responsabile del Reparto tecnico per le vetture da corsa, dedicandosi principalmente alla Formula 1 e alle vetture della categoria Sport prototipo e introducendo innovazioni che hanno segnato la storia dei motori, come, per esempio, l’installazione degli alettoni sui veicoli. Sotto la sua guida, la Ferrari ha vinto complessivamente 54 gran premi iridati, quattro titoli mondiali piloti e sette titoli mondiali costruttori. Alla fine degli anni Ottanta Forghieri lasciò poi la Ferrari per approdare prima alla Lamboghini e quindi alla Bugatti.

  Qual è il pilota che avrebbe desiderato su una sua monoposto e mai arrivato?

«Semplice: Senna. Io ero riuscito a convincerlo a venire a Maranello. Prima delle mie dimissioni dalla Ferrari lo avvicinai, lui non era soddisfatto della situazione tecnica della sua scuderia. Lo allettai, ci parlammo spesso. Era molto simpatico e alla fine mi disse che accettava di venire con noi. Era fatta. Peccato che qualcuno, all'interno della scuderia, appreso della sua disponibilità pensò invece di far firmare subito il nuovo contratto ai piloti di allora. Infine, l'addio alla Scuderia dei sogni e le nuove storie alla Lamborghini Engineering e poi alla Bugatti. Non avrebbe mai pensato che sarebbe finita così. Ormai non condividevo più il modo di imporre un'organizzazione. Non potevano comandare 30 persone: è un sistema che non funziona. Ferrari era al suo tramonto, impossibile discutere con lui. Lasciai e passai alla Chrysler. Quando ho visto, anni dopo, che Montezemolo, nuovo presidente Ferrari, si affidava ad un solo organizzatore e ad un capo tecnico capii che era su una buona strada. Poi è venuto anche un investimento difficilmente ripetibile: Michael Schumacher».