Economia e lavoro

MODENA Una regione dove si chiedono più prestiti, con meno depositi e meno titoli in portafoglio. Questa la fotografia dell’Emilia-Romagna relativa ai primi sei mesi del 2022, scattata dalla Banca d’Italia in occasione della sua periodica indagine sulla nostra economia regionale. Alla fine di giugno tra Piacenza a Rimini il credito bancario al settore privato non finanziario ad esempio è aumentato del 3,5 per cento sui dodici mesi, in accelerazione rispetto alla fine del 2021 (+1,4 per cento). Una crescita, spiega Banca d’Italia, riconducibile prevalentemente alle imprese più che alle famiglie, e che si è intensificata anche per fronteggiare i più elevati costi di produzione. La dinamica dei prestiti si è ulteriormente accentuata nel corso dei mesi estivi, a fronte anche di un incremento frazionale dei tassi di riferimento soprattutto nel secondo trimestre dell’anno passato. Le banche attive in Emilia-Romagna hanno poi segnalato che nel primo semestre del 2022 l’incremento della domanda da parte delle imprese è stata utilizzata sia per finanziare gli investimenti sia per il capitale circolante; le richieste di finanziamento si sono rafforzate nella manifattura e, in misura minore, nei servizi e nelle costruzioni. Nelle valutazioni delle banche la domanda di credito del settore produttivo dovrebbe risultare in espansione anche nella seconda parte del 2022. Dal lato dell’offerta le condizioni applicate dalle banche ai prestiti alle imprese sono rimaste nel complesso stabili. I prestiti concessi in regione nel primo semestre dell’anno passato sono aumentati poi di tre miliardi, fino a raggiungere i 139 miliardi e 236 milioni di euro, circa 78 dei quali a favore delle aziende e circa 50 delle famiglie. Di converso i depositi bancari sono diminuiti, toccando i 154 miliardi e 750 milioni di euro (-3.2%), un dato che però viene ribaltato se si considera un orizzonte temporale più lungo nel raffronto, quello che porta non a dicembre 2021 ma a dicembre 2020. In questo caso i depositi sono aumentati in un anno e mezzo di oltre 7 miliardi di euro: la spiegazione è che si tratta probabilmente di denaro lasciato in banca durante l’emergenza pandemica e che dal 2022 si è ripreso ad utilizzare. Da Piacenza a Rimini è stato intaccato nel periodo giugno ’22-dicembre ’21 anche lo stock di titoli in custodia (ad esclusione del capoluogo regionale), il cui valore è sceso in sei mesi a 102,126 miliardi di euro, con un calo del 7,5% (l’8,7% per quelli nel portafoglio delle famiglie): sono state soprattutto le obbligazioni ad essere state alienate, in misura minima i titoli di Stato. Anche le sofferenze bancarie hanno proseguito a diminuire tra gennaio e giugno del 2022, di un ulteriore 10%, toccando i 2,788 miliardi di euro. La domanda di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie ha continuato ad aumentare (+6,7%), sostenuta dalla crescita delle transazioni sul mercato immobiliare, ma anche per finalità di consumo (+5,1%). Secondo le indicazioni delle banche la domanda di credito da parte delle famiglie dovrebbe essere in aumento anche nella seconda parte dell’anno. La quota di crediti deteriorati in rapporto allo stock totale di prestiti ai residenti in Emilia-Romagna ha continuato a ridursi, attestandosi a giugno al 4,1 per cento (era il 4,9% a dicembre 2021). L’incidenza è rimasta più elevata per le imprese (5,7 per cento) e più contenuta per le famiglie (2,3%). L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel primo semestre del 2022 in regione, si legge sempre nell’indagine periodica di Bankitalia, è stato di 2,7 miliardi di euro, l’11,1 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con il maggior volume di compravendite immobiliari. Il rialzo dei tassi, a seguito delle mutate aspettative sull’orientamento della politica monetaria nell’Eurozona, si è riflesso in una maggiore onerosità dei mutui contratti. Il tasso medio sui nuovi finanziamenti concessi nel secondo trimestre del 2022 per l’acquisto di abitazioni è salito al 2,2 per cento, mezzo punto in più rispetto agli ultimi tre mesi del 2021. La quota di nuovi mutui a tasso fisso, pur riducendosi leggermente, è rimasta elevata (77 per cento). L’esposizione delle famiglie della regione ad aumenti dei tassi di mercato è calata nel corso degli ultimi anni: l’incidenza dei mutui a tasso fisso alla fine dello scorso giugno era poco meno del 60% dello stock complessivo, a fronte di circa il 32% all’inizio del 2018. Infine una curiosità: la provincia con più depositi bancari è Bologna, seguita da Modena e Reggio Emilia, con Ferrara unica a non superare i 10 miliardi. l &nbsp;

MODENA Una regione dove si chiedono più prestiti, con meno depositi e meno titoli in portafoglio. Questa la fotografia dell’Emilia-Romagna relativa ai primi sei mesi del 2022, scattata dalla Banca d’Italia in occasione della sua periodica indagine sulla nostra economia regionale. Alla fine di giugno tra Piacenza a Rimini il credito bancario al settore privato non finanziario ad esemp...

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