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Il caso

Modena. “Corni” Una convivenza sempre più difficile tra due scuole che portano lo stesso nome

Modena. “Corni” Una convivenza sempre più difficile tra due scuole che portano lo stesso nome

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MODENA L’episodio avvenuto nei giorni scorsi al Corni riaccende nuovamente i riflettori sulle due scuole di largo Aldo Moro che portano lo stesso nome ma sono istituti diversi. Da una parte il Corni professionale che si affaccia su viale Tassoni, dall’altra il Corni tecnico che ha in largo Aldo Moro la sede principale.

Una convivenza davvero difficile, come dimostrano anche gli episodi di questi giorni. Il clima non è sereno, spesso si assiste ad un rimpallo di responsabilità tra una scuola e l’altra, si sa che non scorre buon sangue e i rapporti di vicinato sono tutt’altro che collaborativi. E questo non aiuta. Anche perché a finirci in mezzo sono ragazzi e professori. Si è assistito, in questi giorni, a presidi che pubblicamente hanno attaccato professori. Professori che per questo, come raccontiamo in questa pagina, decidono di querelare un dirigente scolastico.

Professori che restano anonimi ma fanno capire di essere dalla parte del professore colpevolizzato. E ci mancava l’episodio di questa insegnante che sarebbe al centro di uno scandalo con accuse molto pesanti. Pesanti per chiunque, figuriamoci per chi dovrebbe svolgere il mestiere dell’educatore. Fatti che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro, ma tutti sinonimo di un ambiente non sereno.

Spiace anche non sentire la voce dei dirigenti scolastici in queste circostanze: non per dare la colpa all’uno o all’altro, non per dire come accade nelle chat in queste ore “ma è successo al professionale”, “non è vero la prof era del tecnico” rimpallandosi responsabilità come se ci fosse da stare sereni se capita al vicino di banco, al vicino di corridoio, o al collega. Dagli episodi non si può certamente giudicare un’intera scuola, e proprio per questo bisognerebbe spiegare, sempre rispettando privacy e indagini. Ma da rispettare ci sono anche studenti, famiglie e insegnanti che nella scuola continuano a credere.l © RIPRODUZIONE RISERVATA