Modena. San Geminiano: giornata di sole e fine delle restrizioni Covid: festa da tutto esaurito
MODENA E’ il giorno del santo patrono. Modena torna a vivere la festa di San Geminiano in pienezza, senza più restrizioni legate al Covid. Si è cominciato di buon ora con l’arrivo degli ambulanti per occupare le postazioni previste per la fiera.
Le postazioni occupate dagli ambulanti sono complessivamente 451, una sessantina in più rispetto a Sant'antonio. Pochi gli ambulanti che hanno scelto piazza XX settembre, ma lo stand del Modena pare sia molto frequentato.
IL CORTEO CON OLIO, CERI, VALLETTI E BANDA
Alle 11 a distanza di tre anni, l’ultima volta è stato nel 2020, è tornato il corteo in onore del Patrono, l’antichissima tradizione delle autorità cittadine, civili e militari, che, in corteo, appunto, hanno raggiunto il Duomo, partendo dal Palazzo comunale , portando come offerta i due ceri votivi e l'olio per la lampada che nella cripta della Cattedrale arde perennemente davanti al sepolcro del Santo Vescovo.
Ceri e olio verranno sono stati donati durante la cerimonia religiosa che inizia alle 11, presieduta dall’arcivescovo Erio Castellucci e concelebrata da altri vescovi e dai sacerdoti del Capitolo metropolitano. Al corteo partecipano le autorità, con il sindaco Gian Carlo Muzzarelli e il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, insieme al gonfalone, ai figuranti in costume storico, ai valletti in livrea gialloblù e alla banda cittadina.
SOLENNE MESSA PONTIFICALE
Alle 11 ha avuto inizio la solenne messa pontificale presieduta dal monsiglior Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, che ha iniziato con la benedizione alla città con la reliquia del braccio del santo. Tanti i modensi che si sono messi in fila per scendere nella cripta e rendere omaggio al Santo Patrono
IL SALUTO INIZIALE DEL VESCOVO
In questa Solennità, che dopo tre anni di pandemia può finalmente esprimersi in tutta la sua bellezza, sia in Duomo che nel resto della città, migliaia di fedeli e cittadini modenesi si incontriamo nella Domus clari Geminiani. Ringrazio e saluto tutti i fedeli presenti a questa celebrazione, i confratelli vescovi Mons. Morandi, Mons. Verucchi, e Mons. Pizzi, i vicari generali di Carpi e di Massa-Pontremoli, il Capitolo della Cattedrale e il suo Arciprete, i presbiteri, i diaconi, i seminaristi, i ministri, i consacrati e le consacrate, i Madrigalesi Estensi con il loro direttore, i maestri e i musicisti, tutti i telespettatori che attraverso le reti locali TVqui e TRC sono a noi dalle case e dai luoghi di cura e di riposo, gli operatori della comunicazione, i volontari, chi presta il servizio d’ordine, l’Associazione Garden Club che cura l’addobbo floreale, i volontari e gli impiegati per la pulizia della Cattedrale e la suppellettile. Saluto e ringrazio le associazioni e i movimenti, i Figuranti Estensi che donano a nome del Comune di Modena i ceri votivi e l’olio per la lampada, gli Ordini equestri, le Confraternite e i Decorati pontifici.
Un saluto e un ringraziamento particolare alla Signora Prefetto, al Sindaco di Modena, al Presidente della Provincia neo-eletto, ai rappresentanti dello Stato e della comunità civile; al Procuratore della Repubblica, al Presidente del Tribunale, ai Sindaci dei comuni di San Gimignano e di Pontremoli, uniti a noi dal medesimo patrono, e agli altri amministratori presenti; a tutte le istituzioni, del mondo politico e da quello scolastico e accademico, in particolare alla neo-eletta Dirigente dell’ufficio scolastico provinciale e al Magnifico Rettore dell’Università; alle autorità militari, agli operatori del diritto e della giustizia, alle forze dell’ordine, di sicurezza e vigilanza, in particolare al Comandante dell’Accademia Militare, alla Signora Questore e ai Comandanti provinciali dei Carabinieri, della Finanza, dei Vigili del Fuoco e della Polizia locale, alla Direttrice della Casa circondariale e al Comandante della polizia penitenziaria; ai rappresentanti delle organizzazioni sociali, cooperative, culturali, sanitarie, commerciali, sindacali, imprenditoriali e sportive e alle fondazioni e organizzazioni bancarie. E mi scuso se l’elenco non è completo, data anche la grande ricchezza e vitalità istituzionale, sociale, culturale e politica della nostra città.
Tutti si sentano benvenuti in questa casa, che non è solo del grande Geminiano ma di tutti i modenesi, in questa Solennità che rappresenta l’occasione più alta nell’anno per rafforzare la collaborazione tra tutte le istituzioni operanti per il bene comune, in un’alleanza che rafforza nei cittadini la fiducia e nelle autorità il senso del servizio.
L’OMELIA DEL VESCOVO – TUTTO E’ CONNESSO
“Tutto è connesso”, continua a ripetere papa Francesco, e ne fa quasi un ritornello nelle sue grandi encicliche, dalla Laudato si’ alla Fratelli tutti. Esiste un legame fra gli esseri viventi, un filo che unisce tra loro ogni persona e ogni popolo, ogni creatura terrena e celeste, ogni avvenimento nella storia e nel mondo. “Tutto è connesso”: nessuno può vivere in una campana di vetro, dentro una tana protetta: è bastato un virus microscopico, in questi ultimi anni, per convincere l’umanità – se ce ne fosse stato bisogno – dell’interconnessione di tutti e di tutto. Ciascuno di noi è un intreccio di fili, di relazioni: nel nostro corpo, nella nostra mente e nella nostra anima sono incise tutte le connessioni possibili. Il corpo è una rete fittissima fatta di elementi materiali: atomi, molecole, cellule e organi; la mente è una rete fittissima fatta di ricordi, affetti, intuizioni, ragionamenti e decisioni; l’anima è una rete fittissima fatta di domande di senso, orizzonti che superano il visibile, inquietudini che cercano Dio.
“Tutto è connesso”: materia, intelletto, spirito. Eppure mai come oggi, dobbiamo confessarlo, abbiamo l’impressione contraria, che tutto sia sconnesso. Le crisi che stiamo attraversando, addensate l’una sull’altra in un groviglio inestricabile, sembrano proprio dirci che “tutto è sconnesso”. Le decine di guerre in corso, tra le quali l’ultima, sciagurata, dovuta all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa, ma anche le guerre nello Yemen e nella Siria, in Etiopia e in Congo, che hanno causato centinaia di migliaia di morti, con il loro corredo di feriti, distruzioni e malattie, continuano a sconnettere tra loro gli esseri umani, le fedi e i popoli, squilibrando continuamente le relazioni internazionali; lo sfruttamento e l’inquinamento sconsiderato del pianeta non fa che aggravare la crisi economica, particolarmente acuta nell’ultimo quindicennio anche a causa di una finanzia spregiudicata che prescinde dall’economia reale; guerre, desertificazione, terrorismo e dittature aumentano il numero dei profughi, alla ricerca di condizioni pacifiche e vivibili per se stessi e per le loro famiglie; e la povertà, compresa la fame e la sete, accresce la massa delle persone malate, le quali a loro volta aggravano i bilanci degli Stati. Le grandi crisi del XXI secolo, insomma, sono intrecciate tra di loro: crisi economica, migratoria, ambientale, sanitaria, bellica: ma è un intreccio che, anziché unire, sconnette gli esseri umani.
Di fronte a questa situazione prende un senso di scoraggiamento. Possibile che non impariamo nulla dalla storia? Possibile che ogni generazione debba sempre ricominciare da capo, quasi che le esperienze passate siano state messe in archivio? Non è possibile. Grazie a Dio, moltissime persone, gruppi, organismi e istituzioni reagiscono a questa sconnessione universale che condurrebbe all’autodistruzione dell’umanità e di tutte le forme viventi. Come reagiscono? Assumendo, spesso senza saperlo – parlo di persone di ogni cultura e religione – lo stile incarnato da Gesù: uno stile che unisce ciascuno al tutto. Nel Vangelo appena proclamato ritorna per cinque volte l’aggettivo “ogni”, che racchiude in una sola parola l’attenzione all’intero, “tutto”, e al singolo, “ciascuno”. “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi”, dice Matteo: e significa tutte e ciascuna; lo stesso termine ritorna altre quattro volte, tradotto con “ogni”: lui in persona guariva “ogni malattia e ogni infermità” e diede anche ai discepoli il potere di guarire “ogni malattia e ogni infermità”. Il Signore non contrappone il “tutto” al “ciascuno”, ma per lui “ogni” persona è connessa al “tutto”. Il suo stile è proprio quello di connettere ciascuno e tutto.
Nel corso della storia, i sistemi sociali e politici non hanno sempre evitato il rischio di ondeggiare tra un’ideologia che fa leva sul singolo a scapito del bene comune, favorendo l’individualismo, e un’ideologia che fa leva sul tutto a scapito del singolo, favorendo il collettivismo. L’individualismo porta alla legge della giungla, dove il più potente, il più ricco o il più spregiudicato finisce per sopraffare chi possiede meno risorse e si trova ai margini della società. Il collettivismo porta alla legge dello zoo, dove si spegne l’iniziativa personale, si entra in una convivenza forzata e compressa dalla ragion di Stato, spesso fissata dal dittatore di turno. I sistemi individualisti esaltano una libertà selvaggia a scapito della giustizia sociale; quelli collettivisti esaltano una giustizia egualitaria e imposta a scapito della libertà personale. Pare insomma che sia proprio difficile integrare il “ciascuno” e il “tutto” e arrivare all’”ogni” testimoniato da Gesù.
Libertà e uguaglianza, oggi è sempre più chiaro, necessitano anche della terza sorella: la fraternità. La cosiddetta triade della rivoluzione francese, che affonda le radici sia nell’antica Grecia sia nel cristianesimo, va presa tutta insieme, se si vuole assicurare una pace vera. La libertà senza le altre due scade nell’arbitrio del più forte, l’eguaglianza senza le altre due scade nella gabbia della tirannia; la fraternità senza le altre due scade in un vago e inefficace sentimentalismo. Gesù interpreta, come pochi altri nella storia, l’interconnessione di questi grandi valori. Gesù predica una verità che libera (cf. Gv 8,32), combattendo il peccato che rende schiavi; lotta e muore per una giustizia che assicuri a ciascuno e a tutti la possibilità di una vita degna, a cominciare dalle persone svantaggiate. Considera fratelli e sorelle tutti coloro che incontra, sentendo “compassione” – come dice il Vangelo di oggi – per le folle stanche e sfinite.
San Geminiano è la festa dei cittadini, non solo cristiani, e la festa delle istituzioni. Nel nostro patrono si concentrano i tratti del pastore di cui parla il Vangelo: l’annuncio liberante del regno di Dio, l’impegno contro le ingiustizie e il male, la costruzione di legami fraterni e di pace. Il pastore Geminiano ispira non solo il suo successore di turno, ma anche tutti coloro che rivestono compiti di responsabilità nella città. Il filosofo greco Platone, nella Repubblica, utilizza l’immagine del pastore per chiunque riveste autorità di governo (cf. De Rep. IV,440d e Polit. 271e). Una delle fatiche più grandi, per chi dunque ha il mandato di esercitare l’autorità pastorale nelle istituzioni, è quella di connettere “tutti” e “ciascuno”.
Spesso chi guida le comunità sociali, politiche e religiose, deve far fronte a tendenze individualiste, che guardano solo al perimetro dei propri piedi, dimenticando il bene comune; e talvolta queste tendenze, pur esprimendo esigenze autentiche, sono incapaci di pensarsi “connesse” agli altri e rivendicano la loro parziale verità, facendo circolare opinioni tendenziose. Chi ha la responsabilità della comunità, di qualsiasi comunità, sente il dovere di mantenere le “connessioni”, cercando di dosare il bene individuale di singoli e gruppi con il bene comune. Incoraggiano le tante, davvero tante, persone che ogni giorno compiono il loro dovere, si impegnano e si spendono per costruire una convivenza più bella e più giusta, creando “connessioni” profonde nella società e nella Chiesa. Fanno meno rumore di chi vuole “sconnettere”, ma lavorano in profondità: sono gli “operatori di pace”.
TUTTO ESAURITO IN FIERA
Nel frattempo il centro si è riempito di persone a curiosare tra le bancarelle sono stati 451 gli ambulanti presenti alla fiera di San Geminiano a Modena, organizzata per la prima volta – dopo l’esperienza di Sant’Antonio della scorsa settimana - con il nuovo assetto che prevede una sede ampliata per migliorare funzionalità e sicurezza. La bella giornata ha favorito la partecipazione, con solo alcune decine di rinunce e ben 43 ambulanti subentrati nella cosiddetta spunta giornaliera, cioè chi si è presentato comunque, pur non essendo titolare del posteggio, per occuparne uno lasciato libero, sulla base delle procedure definite dal Comune. Il totale, quindi, ha superato ampiamente le 391 presenze di Sant’Antonio risultando sui livelli del periodo precedente all’emergenza sanitaria, con la fiera che è stata animata non solo in piazza Grande e in via Emilia, ma anche in via Farini, largo San Giorgio e piazza Roma in un percorso che ha integrato anche piazza XX Settembre dove il Modena calcio, oltre alla vendita di magliette e gadget ufficiali, ha esposto i trofei conquistati lo scorso campionato per una foto ricordo dei tifosi canarini.
Tutto esaurito nelle visite straordinarie organizzate per l’occasione, con decine di persone che sono salite sulla Ghirlandina oppure sono state guidate per gli ambienti di Palazzo Ducale, hanno potuto ammirare le Sale storiche del Palazzo comunale o hanno scoperto i segreti dell’Acetaia comunale. Dalle verifiche commerciali della Polizia locale su tutti gli ambulanti non è emersa alcuna irregolarità, così come non sono state raccolte denunce per furti o borseggi e non ci sono state segnalazioni di episodi particolari: il nuovo assetto della fiera favorisce anche l’attività di controllo da parte degli operatori che possono muoversi più agevolmente negli spazi più ampi creati tra i diversi banchi.
Nel corso della giornata sono stati oltre cento gli operatori di Polizia locale impegnati per la manifestazione, considerando anche quelli che si sono occupati della Corrida lungo il percorso della gara podistica. Al gazebo della Polizia locale in piazza Torre si sono rivolti oltre 300 cittadini chiedendo informazioni sulle truffe agli anziani, sul controllo di vicinato, sulle campagne di comunicazione su alcol e droghe.
Sono stati distribuiti anche gadget, quaderni sulla sicurezza stradale e diverse copie del libro sulla storia della Polizia locale “Maraia, la Gafa”. Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha partecipato alla celebrazione religiosa in Duomo dove si è rinnovata la tradizione dei doni offerti dal Comune durante la messa pontificale: i due ceri votivi e l’olio che viene utilizzato per la lampada accesa perennemente nella cripta che ospita il sepolcro del santo. Quest’anno, come non succedeva dal 2020 a causa della pandemia, i doni sono stati portati in Cattedrale con il tradizionale corteo storico, con le autorità e la banda cittadina. Prima della messa l’Arcivescovo Erio Castellucci ha impartito la benedizione alla città con la reliquia del braccio di San Geminiano.
IL GRAN RITORNO DELLA CORRIDA