CARPI «Ciao, mi chiamo Ilaria, ho 26 anni e da anni combatto con il disturbo alimentare. Sì, esiste. E se non fosse stato per la sanità privata non so come sarebbe potuta andare». La voce è quella di Ilaria Zaccarelli, «una normalissima ragazza che vive a Carpi, che lavora». Ma soprattutto una ragazza che è riuscita ad accettare di avere un problema e che ha trovato il coraggio, e la forza di parlarne. Prima con le persone a lei più care («mamma e fidanzato») e poi al mondo intero. E sì, coraggio è la parola giusta. Lo è perché quello dei disturbi alimentari spesso non viene considerato come un problema vero e proprio, spesso viene sminuito, banalizzato. Dall’esterno, non visto per quello che è: una problematica. Seria, che riguarda la salute mentale. E che, purtroppo, tocca sempre più ragazzi e ragazze. Giovani che spesso non sanno come gestirla e che si sentono abbandonati. Anche da chi, in realtà, dovrebbe aiutarti. Proprio come Ilaria: «Sono stata seguita da uno psicologo dell’ospedale di Carpi, che poi mi ha mandata in cura presso una clinica specializzata a Mirandola – racconta – Ebbene, dopo 6 mesi di disagi, telefonate, mail e quant’altro io sono ancora qui, in attesa di un riscontro, in attesa di aiuto. Questo non è possibile. Se fosse stato per le tempistiche dell’Ausl, della Regione e degli altri enti coinvolti io a quest’ora non so se sarei riuscita a parlare così del mio disturbo alimentare. Fortunatamente avevo, e ho, la disponibilità economica per affidarmi a uno psicologo privato. Ma chi non ce l’ha? Come fa? Penso a una studentessa, che non lavora, di quindici o sedici anni e che magari non ha il coraggio di parlarne con i propri genitori. Anche io ci ho messo mesi a parlarne: l’ho scoperto a 17 anni e non ne avevo la forza. Poi, quando l’ho capito, non volevo iniziare un percorso perché credevo di potercela fare da sola. Niente di più sbagliato». Perché l’effetto è proprio questo: il disturbo viene sottovalutato e quindi, chi ne soffre, non se ne accorge oppure si sente troppo “sciocco” a parlarne. Un problema spesso silenzioso, che agisce all’oscuro: «Non è solo un corpo troppo magro – dice Ilaria – è qualcosa che riguarda la testa. Avevo addirittura anche smesso di lavorare: non mangiavo e quindi non avevo le forze per affrontare la giornata. Non mangiavo, stavo male e mia mamma mi portava in ospedale: questa era la routine. Sono stanca di non essere considerata, di non essere vista. Ho ricevuto tantissimi “sì, poi ti richiamiamo” dalla sanità pubblica. Ecco, questa cosa la trovo vergognosa. Sicuramente è un momento storico difficile per il settore, mancano fondi e ci sono problemi indubbiamente più gravi, però ci siamo anche noi. Non capisco come mai ci sia così poca attenzione negli ospedali. Li ho dovuti rincorrere. Sono arrabbiata e delusa, per questo ci voglio mettere la faccia. Racconto la mia storia per sensibilizzare le persone». Ma la missione di Ilaria non si ferma qui: «Ho scritto anche al sindaco Bellelli – conclude – chiedendogli la possibilità di usare spazi del Comune rimasti inutilizzati per parlare e organizzare incontri su questa tematica. Ripeto, se non avessi avuto disponibilità di pagarmi le cure, non saprei come sarebbe andata a finire». l &nbsp;

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La 26enne racconta la sua storia: «Sei mesi senza ricevere risposte»

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Carpi. Disturbi alimentari, Ilaria denuncia «Abbandonata dalla sanità pubblica

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