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L’analisi

La scuola negata. Lo psicologo Roberto Valgimigli: «Quando il futuro è tirato a sorte»

di Fabio Valgimigli
La scuola negata. Lo psicologo Roberto Valgimigli: «Quando il futuro è tirato a sorte»

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È scaduto in questi giorni il termine ultimo per la domanda di iscrizione per il prossimo anno scolastico e già trapelano le possibilità per alcuni istituti di poter trovare criteri neutri di selezione se i numeri di domande superano i posti disponibili: l’estrazione a sorte! La scelta dell’istituto superiore da frequentare è una delle più difficili da fare a 13 anni. Nel 2021 l’Italia è la terza nazione tra i paesi Ue con più abbandoni scolastici (12,7 per cento), dopo Romania e Spagna e la maggior parte di questi, circa l’87 per cento secondo i dati Istat, avviene proprio nella fascia d’età 14-16 anni. In Lettera a una professoressa Don Milani affermava: «La scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde», ma perché li perde? Alla fine del 1° quadrimestre delle medie, la scuola con un profilo di competenze e capacità dell’alunno consiglia il percorso scolastico; i genitori confrontano le indicazioni date con le loro aspettative e/o idee, vengono calcolate la comodità di trasporto e le possibili amicizie ed infine si chiede al figlio se ha qualche preferenza. Una situazione siffatta provoca un profondo malessere nei ragazzi allontanandoli giorno dopo giorno dalla scuola. Non a caso l’assessore regionale al welfare ha appena presentato il report: “Tra presente e futuro. Essere adolescenti in Emilia-Romagna nel 2022”, dove il 72,4 per cento dei ragazzi intervistati indica l’ansia associata alla scuola seguita dall’insicurezza (48,9 per cento) e dalla tristezza (33,3 per cento). Il 62,8 per cento riferisce uno stress tale da richiedere, nel 27,8 per cento dei casi, anche un supporto psicologico scolastico. Ma non basta, gli studi psicologici segnalano come a quest’età c’è, prima di tutto, la percezione di non essere all’altezza delle proprie e altrui aspettative; di non essere accettati; di sentirsi brutti; di temere di non avere un posto riservato nella mente di chi, più degli altri, oggi conta per loro: i coetanei, gli amici, i compagni di scuola, “il gruppo”. La paura di non essere pensati e ricercati negli ambienti frequentati: scuola, circolo, palestra e soprattutto in internet li fa chiudere in sé stessi, fino ad abbandonare la scuola. «Ho visto mio figlio disorientato, triste e ansioso quando è arrivata la notizia che non era stato sorteggiato», ha scritto un genitore alla Gazzetta. «Il successo e l’insuccesso scolastico marcano in modo indelebile il ruolo sociale dei ragazzi e sono sia sintomo che causa di perturbazioni del processo di crescita» (Charmet). Diventando così il primo contesto istituzionale per scoprire comportamenti negativi e malesseri giovanili. Cosa fare in una situazione di questo tipo? Credo che la maggior parte di queste problematiche possa trovare rimedio solo con ascolto e dialogo, perché alla base della scuola non può esserci l’imposizione ma la comprensione con la successiva condivisione. *psicologo e psicoterapeuta