Gazzetta di Modena

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Il nuovo direttore della Gazzetta

L'editoriale / Non possiamo restare indifferenti

di Luciano Tancredi
L'editoriale / Non possiamo restare indifferenti

02 marzo 2023
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MODENA È il sogno di ogni giornalista confrontarsi con una comunità civile come quella emiliana, dove la tensione ideale, impetuosa da secoli, si salda all’operosità e all’ingegno. È quello che pensavo ieri, recandomi in redazione nel mio primo giorno da direttore: a quanto sono fortunato di poter lavorare qui. E nel pensarlo, emozionato sotto una nevicata che mi è apparsa subito un segno benaugurante, mi ronzava nella testa la solita domanda: qual è il mandato, il compito di un direttore?

Nel corso degli anni mi sono dato tante risposte, spesso diverse. In base agli stati d’animo, a ciò che vedevo intorno. Oggi, mi sono detto alfine, stringendomi nel cappotto sotto le folate di nevischio, è un bel giorno per fare il direttore di un giornale e per farlo proprio qui.

Viviamo tempi difficili. Sopportiamo le conseguenze di una guerra che non avremmo voluto combattere ma che ogni giorno ci coinvolge, e si allarga, un poco di più. La crisi e l’inflazione mangiano stipendi, pensioni, risparmi. L’egoismo di chi ha la pancia piena, senza pietà, lascia morire in mare disperati, tra cui madri e bambini, in fuga dalla miseria e dalle guerre. I rigurgiti di un fascismo che credevamo aver archiviato tornano ad attaccare le nostre scuole e università, complice il silenzio di chi, nelle istituzioni, dovrebbe alzare la voce per condannare la violenza squadrista e non lo fa.

Non si può restare indifferenti di fronte a ciò. Lo ha ricordato pochi giorni fa una giovane preside ai suoi studenti in un liceo fiorentino, dopo il pestaggio squadrista che ha indignato l’Italia: «Odio gli indifferenti», ha scritto Annalisa Savino ai ragazzi, citando Gramsci. E un giornale, un giornale emiliano ancor di più per la grande tradizione liberale e democratica di questa regione, può e deve fare da pungolo a una società che si dica civile, può e deve essere strumento di denuncia delle storture di un Paese che ci piace sempre meno.

Questo, oggi, mi sono detto, è il compito di un giornale, di chi lo scrive e di chi lo dirige. Faremo la nostra parte per assolverlo, grati della libertà di pensiero e di azione che un editore puro ci concede. Saremo al servizio dei lettori e della parte sana del Paese, quella che non resta indifferente. Mai al servizio di un politico o di un imprenditore. Nel solco della tradizione di questa testata libera, portata avanti negli anni da una redazione agguerrita e con la schiena dritta e dal mio predecessore, Giacomo Bedeschi, che ringrazio della bella eredità.