Modena «Abbiamo compagni di classe che hanno richiesto la didattica a distanza agli insegnanti, facendo il diavolo a quattro per ottenere certificati che la giustifichino, perché hanno paura a venire a scuola, altri che hanno cambiato scuola e c’è chi è a casa e a scuola non ci vuole più andare». È questa la situazione che hanno raccontato i ragazzi del Corni tecnico ieri mattina durante le due ore di sciopero proclamato in autonomia dagli studenti con ritrovo davanti all’istituto in piazzale Aldo Moro. La motivazione dell’astensione dalle lezioni era una sola: «Dire basta alla violenza che ormai quasi quotidianamente si consuma negli spazi comuni (ma non solo) dell’Iti e del Professionale». La sintesi della protesta era ben tradotta in un grande striscione appeso sopra l’ingresso della scuola che riportava lo slogan: “Diamo le spalle alla violenza”. Una manifestazione, quella iniziata ieri in coincidenza della prima campanella, che è apparsa subito non improvvisata, bensì organizzata con cura, come da anni non se ne era più abituati a vedere, nella quale si percepiva la convinzione e l’energia dei ragazzi, ben coordinata però dall’organizzazione dei rappresentanti di istituto. Nello stesso tempo si respirava una atmosfera pacifica e positiva, in cui anche la musica, sparata a tutto volume dal baule di una Fiat Panda e qualche accenno di ballo, hanno contribuito alla protesta: «Noi non vogliamo lo scontro – gridava uno studente all’alto parlante dal tettuccio della Panda – ma vogliamo la nostra scuola libera da ogni forma di violenza». «Con questo sciopero auto gestito volevamo dimostrare che anche noi ragazzi siamo in grado di organizzarci e dire la nostra in modo pacifico – ha aggiunto Filippo Coggi, referente di istituto per la sede di largo Aldo Moro – bene la manifestazione dei sindacati che ci appoggiano e sono scesi in campo accanto ai docenti, ma oggi è il nostro giorno, vogliamo far sentire la nostra voce in libertà e chiedere che si intervenga per porre fine a questa incresciosa situazione. Se non vedremo provvedimenti, continueremo a scioperare». E la conferma che lo sciopero abbia avuto un’alta adesione tra i ragazzi (alcuni hanno aderito scegliendo di rimanere a casa) arriva anche in via informale da qualche professore presente sul piazzale, che ha affermato di appoggiare l’iniziativa, di apprezzare la netta presa di posizione dei ragazzi «perché la situazione è diventata insostenibile». I racconti degli studenti sono allarmanti, soprattutto quelli degli alunni più piccoli, di prima e seconda tecnico, che riferiscono di essere minacciati dalle bande di bulli del professionale costantemente: «Spesso piombano nelle nostre classi indisturbati, interrompendo le lezioni con fare provocatorio e minaccioso sia nei nostri confronti che in quelli dei professori. E se qualcuno osa dire qualcosa, rischia di essere aggredito». «Esigiamo più sicurezza nella nostra scuola - tuonano i rappresentanti di istituto dal megafono- la scuola non può essere un luogo di paura. Ci sono studenti che hanno subito furti, altri vere e proprie aggressioni, si sa. Non è concepibile avere paura di frequentare il cortile che abbiamo in comune. Anche solo un’occhiata sbagliata può provocare una rissa. Si sono verificate vere e proprie spedizioni punitive in classe nei confronti di qualche alunno preso di mira, oltre alle aggressioni ai docenti e ai bidelli». «La cosa che non capiamo – conclude Coggi – è perché non si prendano provvedimenti seri contro quei gruppetti di persone che sono una netta minoranza rispetto a tutti gli altri ragazzi della scuola professionale. In qualità di referenti di istituto abbiamo parlato ben due ore con il vice preside, ma la sua risposta è stata che purtroppo può fare ben poco. Serve evidentemente un intervento più deciso da parte di tutte le istituzioni scolastiche e cittadine».l &nbsp;

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Ieri sciopero degli studenti, sono emersi nuovi particolari sugli episodi di violenza

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