Gazzetta di Modena

Modena

Fuoriclasse

La nuova vita di Ferni dal passato in Bolivia alla rinascita a Modena

La nuova vita di Ferni dal passato in Bolivia alla rinascita a Modena

14 marzo 2023
3 MINUTI DI LETTURA





«E poi ho capito che mi sentivo grande per vivere ancora a casa». Così Fernando, un ragazzo di 23 anni, racconta il percorso difficile della sua vita.

Nato in Bolivia, all’età di sei anni giunge in Italia poiché una famiglia di Modena lo salva dal passato doloroso e difficile.

Ferni, così lo chiamano tutti, a poco dall’arrivo in Italia mostra le sue prime difficoltà a scuola e nelle relazioni con gli amici, probabilmente correlate alla sofferenza passata in Bolivia. Con tanta voglia di vivere e con il sorriso, Ferni, frequenta la scuola media Lanfranco e l’istituto Zanarini. Dopo il diploma comincia a frequentare il centro di formazione Tortellante.

È proprio la fine della scuola che porta Fernando a desiderare più libertà. Il vincolo complicato di una vita con poche distrazioni lo porta a desiderare di vivere in un’altra dimensione. Da solo scopre di appartenere a una realtà di persone speciali. Giunge in suo soccorso il gruppo di bravissimi educatori presso la cooperativa Aliante.

«Aliante è una cooperativa sociale – spiega Manlio Chiarot, educatore nel settore “Minori e giovani” – Il nostro settore è solo una parte, nello specifico ci occupiamo di lavorare sulle capacità dei ragazzi per rinforzarle e costruire un cuscinetto attorno alle fragilità».

I progetti che fanno capo a questa realtà sono numerosi e diversi: si passa da quelli residenziali (comunità per minori e due appartamenti per giovani adulti) ad altri, come “Cantiere scuola”, in collaborazione con le istituzioni scolastiche. «Alcuni ragazzi fanno fatica a stare in classe – aggiunge –, perciò gli educatori li accompagnano in laboratori manuali. Sono esperienze per imparare facendo».

Il target d’età per il programma “Cantiere scuola” va dalla seconda media alla seconda superiore, ed è mirato anche a coinvolgere ragazzi stranieri, giunti da poco in Italia. «Si tratta di un’occasione per imparare la lingua: l’italiano dei libri di testo è tecnico – prosegue –, e, perciò, è difficile capire a pieno i significati delle parole. Magari i ragazzi imparano a pronunciarle e a scriverle, ma non ne colgono il valore».

Uno degli altri progetti è “Itinera”: anche Ferni partecipa. Esso permette ai ragazzi di provare alcune attività, tra le quali Fernando cita l’esempio della cucina, che ricorda di aver scelto «perché volevo imparare, dato che vivo da solo». Una delle sue educatrici, Monica, descrive “Itinera” come un progetto «di traghettamento dei giovani». Ricorda che esso permette ai ragazzi di provare in gruppo varie esperienze lavorative, come la falegnameria e la vendita di vestiti.

Chiarot conclude ricordando che accade troppo spesso che gli insegnanti dei più giovani si soffermino soltanto sulle mancanze degli studenti in difficoltà, senza saper indicare i loro punti di forza o le loro passioni. «Spesso i ragazzi vengono presentati come totalmente inadeguati, ma, dopo aver lavorato con loro, si scopre che, in realtà, sanno fare tante cose ed hanno delle competenze».l

Vittoria Cavani

Vittoria Sandoni

Marta Abbati