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Modena e il nuovo partito democratico: «Cattolici al centro del nuovo Pd»

Modena e il nuovo partito democratico: «Cattolici al centro del nuovo Pd»

L’ex segretario provinciale Paolo Negro: «Da Schlein parole inclusive»

14 marzo 2023
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MODENA «Una relazione positiva, perché espansiva, inclusiva e non massimalista». All’indomani dell’assemblea nazionale del Pd che ha dato il via all’era Schlein, ad approvare le prima parole della nuova leader è Paolo Negro, ex segretario provinciale del Pd e capogruppo dem nell’Unione Area nord. «Quello della segretaria - spiega - è stato un discorso inclusivo, alla Veltroni, e rigenerativo per un nuovo Pd». In particolare, l’ex segretario provinciale modenese ha apprezzato «l’apertura di Schlein alla proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dalla Cisl sulla presenza dei lavoratori nei Consigli di amministrazione.

Un’apertura che ha superato i vecchi schemi - incalza Negro - e sulla quale anche a Modena siamo pronti a lavorare». Restando alle questioni locali, il capogruppo dem nella Bassa torna sulle parole pronunciate nei giorni scorsi da Federico Covili, presidente del Centro Ferrari, storico serbatoio di pensiero del cattolicesimo-democratico modenese, che dopo le primarie aveva detto “oggi è finito il Pd di Veltroni”.

«Covili ha ragione - commenta oggi Negro - con le primarie è finito il partito dei troppi “ma anche”, locuzione a cui Veltroni, primo segretario e padre costituente del Pd con Romano Prodi, è ricorso per cucire e federare le culture politiche riformiste e renderne possibile la confluenza nella nuova casa comune dei riformisti. Per questo - incalza Negro - il “big bang” del 26 febbraio può davvero generale il nuovo Pd: gli elettori, scegliendo Elly Schlein, hanno urlato “Basta ma anche!”». Negro fa notare di aver «votato convintamente Stefano Bonaccini, che ha messo in campo una proposta di riformismo innovativo e pragmatico, a maggior ragione preziosissimo nel Pd post primarie che Stefano deve ora mantenere vivo e vitale nel nuovo Pd, con le sue capacità di leadership ed iniziativa». Tornando alla segretaria, il capogruppo nella Bassa ricorda di «averla conosciuta lavorando quattro anni al Parlamento Europeo: non è una massimalista e non trasformerà il Pd in un partito “alla Corbyn”, che infiamma le piazze ma svuota le urne. Perché il Pd diventi un partito radicalmente riformista e di popolo, è fondamentale il ruolo che potranno svolgere i cattolici-democratici, uomini e donne provenienti da una cultura politica, non moderata ma da sempre assetata di giustizia e quindi radicale nelle aspirazioni di uguaglianza, una cultura che è stata essenziale alla nascita del Pd e lo è a maggior ragione oggi per il nuovo Pd di Elly Schlein».