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Intervista

Albertina Soliani «Chi non riconosce i pericoli dei fascismi non può certo governare il Paese»

di Luciano Salsi
Albertina Soliani «Chi non riconosce i pericoli dei fascismi non può certo governare il Paese»

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REGGIO EMILIA Come ogni anno Casa Cervi a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia, sarà oggi il teatro di una delle più importanti celebrazioni del 25 aprile, una festa preceduta quest'anno dalla diatriba sul tema dell'antifascismo.

Sul palco ci sarà anche Albertina Soliani, presidente dell'istituto Alcide Cervi, vice presidente Anpi nazionale. Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha detto che nella Costituzione non c'è l'antifascismo. Il senatore Pd Graziano Delrio gli ha ricordato la disposizione che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista.

Lei crede che in Italia esista il pericolo del ritorno del fascismo?

«I fascismi sono in agguato anche in Italia con le proposte di concentrazione del potere in poche mani. Il presidenzialismo è nel programma dell'attuale destra di governo come era in quello del Movimento sociale italiano. La dimenticanza del fascismo è ciò che oggi ci deve molto preoccupare. Giuseppe Dossetti disse che nella Costituzione nata dalla Resistenza abbiamo messo ciò che rimaneva in piedi dopo le macerie provocate dal fascismo: la dignità dell'uomo, la libertà, la giustizia, la pace». Cosa ci dovrebbe essere dei valori dell'antifascismo nella vita di ogni giorno? «Ci dovrebbe essere il rispetto delle persone, che la destra non dimostra quando definisce gli immigrati un "carico residuale" o quando assegna la scuola ad un ministero del merito anziché attribuirle il compito di formare alla cittadinanza e aprirla a tutti contrastando la dispersione scolastica in costante aumento. Il 25 aprile è la festa della Liberazione».

Perché è così importante l'antifascismo?

«Perché dovrebbe essere un valore per tutti. Perfino Gianfranco Fini ha chiesto a Giorgia Meloni di riconoscere l'antifascismo, che ha scolpito la Repubblica e ha forgiato la nostra identità. Quest’anno per la prima volta rappresentanti delle istituzioni della Repubblica prendono le distanze da quella scelta. La mettono in discussione con il silenzio, l’omissione, la distorsione dei fatti, con una sorta di imbarazzo. Chi non ne riconosce il valore non è nelle migliori condizioni per governare il Paese, tanto meno per rappresentarlo, sapendo che dovrebbe farlo con disciplina e onore, come dice l’art. 54 della Costituzione. Perciò questo 25 aprile parla soprattutto all’Italia di oggi. Ne racconta la verità delle origini, ne spiega l'identità nazionale».

Lei ha citato i valori della Costituzione antifascista. Pensa che siano effettivamente salvaguardati?

«Purtroppo non sono mai pienamente salvaguardati. Sono valori da conquistare, anche da parte della sinistra. E' questo il compito di sempre, ieri come oggi».

Non merita una tutela particolare la libertà d'informazione?

«Dipende dal coraggio dei giornalisti sottrarsi all'andazzo generale».

La guerra fu voluta dal fascismo. Oggi la guerra ritorna in Europa. Che cosa prescrive la Costituzione antifascista ripudiando la guerra?

«Allora era radicata l'idea che non ci dovessero essere mai più guerre. Questo 25 aprile può pretendere a buon diritto la pace. Non a parole, non con le armi, ma con la politica, il dialogo, il negoziato. Con la cultura, l’educazione, il lavoro, la cittadinanza che sono il fondamento della democrazia e della pace. La seconda parte dell'articolo 11 prescrive che ci si debba mettere intorno ad un tavolo e trattare».l © RIPRODUZIONE RISERVATA