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Rivolta in carcere, il legale Sebastiani non ci sta: «Ci opponiamo alla richiesta di archiviazione»

Rivolta in carcere, il legale Sebastiani non ci sta: «Ci opponiamo alla richiesta di archiviazione»<br type="_moz" />

L’avvocato assiste i parenti di due dei nove detenuti morti durante il tragico 8 marzo 2020

30 giugno 2023
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«Faremo opposizione». L’avvocato Luca Sebastiani annuncia battaglia legale contro la Procura.

Sebastiani assiste i parenti di due dei nove detenuti morti dopo la rivolta in carcere dell’8 marzo 2020. La Procura di Modena ha chiesto di archiviare le accuse nei confronti di agenti e dirigenti del Sant’Anna.

La Procura giudica «oltremodo inverosimile» che vi possano essere stati pestaggi a danno dei detenuti da parte del personale di Polizia penitenziaria, tanto più durante «una rivolta dalle dimensioni “epocali”».

«Leggeremo attentamente tutti gli atti di indagini ma, quanto meno per quanto riguarda le posizioni dei miei assistiti, riteniamo doveroso e necessario che ci sia un vaglio processuale per chiarire questa delicata vicenda – commenta il legale – dunque faremo opposizione. Parliamo di due ex detenuti, che erano a Modena l’8 marzo, che nei giorni successivi hanno denunciato le violenze e torture subite durante quella maledetta giornata, nonostante fossero ancora detenuti e quindi esponendosi in prima persona senza alcun timore, individuando, sia pure a distanza di mesi, anche alcuni dei responsabili».

L’avvocato pone l’attenzione su un passaggio nevralgico: le telecamere. Le oltre duecento pagine della richiesta d’archiviazione contengono fotogrammi che, integrati dagli audio, permettono di «ricostruire una possibile (ma non provata in termini di certezza) manganellata sferrata da un agente della Polizia Penitenziaria» verso un detenuto, come ribadisce la Procura.

Per Sebastiani invece i punti rimasti irrisolti con le telecamere non rappresentano «un elemento tale da non poter confermare quanto denunciato dai detenuti ma piuttosto come un’inspiegabile mancanza».

Il legale si richiama ai «referti sanitari del giorno dopo, quando l’infermeria del carcere dove sono stati trasferiti, ha ritenuto necessario portarli al Pronto Soccorso dove sono stati diagnosticati lesioni traumatiche importanti, tra cui la frattura di un polso o quella del naso».

Sebastiani ritiene dunque «opportuno che questa vicenda sia discussa in un processo, davanti ad un giudice terzo dove le prove siano assunte nel pieno contraddittorio tra le parti».