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Modena. Silvia, l’operaia da 100 alla maturità: «Il mio esame trent’anni dopo»

di Carlotta Fornaciari
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Si è diplomata al Barozzi serale: «Non è stato semplice quando ho lasciato il liceo in terza superiore»

20 luglio 2023
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MODENA. «Ho sempre cercato di insegnare ai miei figli di non rinunciare mai a nulla, di inseguire i propri sogni, di porsi obiettivi e di raggiungerli ad ogni costo. E mentre glielo spiegavo mi sono resa conto che io per prima avevo qualcosa in sospeso». Silvia Barbi, a 49 anni operaia in un’azienda tessile, si è diplomata quest’anno con 100 al Barozzi serale: «Ho riflettuto a lungo sulla mia strada prima di decidere di abbandonare il liceo in terza superiore», ammette.

Ma nei trent’anni successivi, aiutando i figli a fare i compiti, prima delle interrogazioni e nelle lunghe conversazioni a cena, si è resa conto di avere un peso che proprio non riusciva a mandare giù. «Al tempo frequentavo il liceo Muratori, l’indirizzo “maxi-sperimentale” che prevedeva un mix tra materie classiche, lingue straniere e potenziamento scientifico. Poi, forse per l’immaturità, forse per l’incapacità di reggere uno stress così pesante, in terza ho deciso di lasciare, ritrovandomi trent’anni dopo a ripensare ancora a quel fardello che mi portavo dietro. Coi miei figli ho sempre cercato di insistere e farli arrivare in fondo agli impegni che si prendevano: oltre a essere importante per loro, era un bisogno che sentivo io, e presto mi son resa conto di dover risolvere i conti in sospeso con me stessa». Poi la svolta: «Quando i ragazzi sono diventati grandi, ci ho pensato e alla fine ho preso in mano il telefono per contattare il coordinatore». Una corsa difficile, soprattutto in partenza, ma più si corre e più il traguardo si avvicina: «All’inizio anche in famiglia non erano proprio per la quale, ma quando hanno iniziato a capire quanto ci tenevo, mi hanno dato tutto il loro appoggio. Quello è stato il fattore determinante. Certo, non sono mai tutte rose e viole, ma quando si hanno obiettivi importanti anche fare sacrifici diventa piacevole – racconta ancora Silvia, lasciando trapelare l’immensa soddisfazione – Arrivavo a casa da lavoro e correvo a scuola, le lezioni duravano dalle 18 alle 23, poi passavo il weekend sui libri per prepararmi a verifiche e interrogazioni dei giorni successivi».

Il segreto dietro a tutta quella determinazione? «Durante il percorso la voglia di andare a scuola non è mai mancata e non l’ho mai percepito come un dovere. Poi l’ambiente è stato fondamentale: la mia compagna di banco, che era all’asilo con mia figlia, è stata una vera amica. In classe, a prescindere dall’età, tutti ci trattavamo alla pari, affrontavamo i momenti di sconforto insieme e li superavamo. Mi sono sentita a casa». E con l’avvicinarsi dell’esame, lo sprint finale: «La decisione del Ministero di tornare alla maturità pre-Covid ci ha lasciati parecchio perplessi, avevamo paura di non essere pronti per le prove, ma anche questa si è rivelata l’ennesima bella sorpresa: la paura è diventata stimolo e il timore per il giudizio dei commissari esterni è diventato soddisfazione nel ricevere meriti anche da chi non sapeva nulla di noi - riflette - Ripercorrendo la strada a ritroso, penso che lo scoglio più grande sia stato l’inizio, trovare il coraggio e il modo di partire. Poi il resto è venuto da sé: una volta iniziato il percorso non avevo preso in considerazione l’idea di abbandonare».

Un cerchio che si chiude sì, ma anche un punto di svolta da cui osservare la vita con occhi diversi: «Quest’anno è stato un periodo di cambiamenti radicali: ho comprato casa, mi sono trasferita da una località diversa; insomma ci sono stati importanti cambiamenti e traguardi. E sono convinta che l’aver preso la decisione di diplomarmi mi abbia portata ad avere maggiore fiducia in me stessa, a prendere coraggio di fronte a ogni sfida. Quando vedo i miei figli demotivati cerco di trasmettergli l’entusiasmo e la sicurezza che questa scuola ha trasmesso a me: spesso si tende a non esprimere tutto il potenziale per paura di non essere all’altezza, ma quando si impara a mettersi in gioco, si finisce sempre per fare piacevoli scoperte».l