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In Divisione Acqui

Modena. Baristi del chiosco massacrati: «Ci hanno morsicato e picchiato»

Carlo Gregori
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Le vittime: «Un bimbo si aggirava per la zona. Avevamo chiesto se fosse loro»

30 luglio 2023
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Un venerdì sera di terrore e violenza. I titolari del chiosco nel parcheggio del parco Divisione Acqui, di fronte alla Questura, sono stati malmenati da una famiglia di origine nordafricana solo per aver chiesto se un bambino piccolo e scalzo fosse per caso loro figlio. Un bimbo di cinque anni che si aggirava da solo nell’area del locale all’aperto. Per motivazioni legate a odio etnico («Noi non siamo dei rom», avrebbero gridato infuriati) i tre hanno improvvisamente assalito a morsi un giovane barista e poi prendendo a pugni in faccia sua zia. Una violenza inaudita durata fino a quando alcuni dei presenti sono accorsi in aiuto dei due baristi. Sono stati medicati in ospedale. I tre aggressori sono andati via con la loro auto gridando che sarebbero tornati col il rinforzo di alcuni loro amici.

Non si era mai vista una violenza razzista così esplicita, che si è scatenata da persone che sostenevano di detestare i rom e che se la sono presi con una famiglia di modenesi. È stato persino difficile per i testimoni spiegare cos’era appena accaduto quando ieri sera alle 21 circa sono arrivati i soccorsi in via Divisione Acqui.

Nell’ambulanza sedeva ferita alla testa Molly Tamassia, 32 anni, figlia della titolare, anche lei barista e addetta ai gonfiabili. Aveva un grosso taglio vicino alla tempia. Accanto a lei il nipote Alan Baraldini, morso a un braccio e disinfettato dai paramedici. Alcuni modenesi sconvolti commentavano quanto avevano appena visto. Poco più in là, gente indifferente che diceva di non aver visto nulla e continuava la serata al bar o seguire i figli ai gonfiabili come se nulla fosse accaduto, quando tanti avevano visto.

Racconta Katiuscia Tamassia, la titolare: «I tre nordafricani sedevano a un tavolino nell’angolo vicino al banco. Erano un uomo, la moglie e un giovane adulto, forse il figlio. Tutto è nato perché abbiamo notato un bambino scalzo che si aggirava vicino al bar. Siccome poco prima si era rotto un bicchiere e in terra c’erano dei vetri, ci siamo preoccupati di avvisare i genitori. Così abbiamo chiesto al cliente nordafricano se per caso quel bimbo fosse loro figlio. Tutto offeso e seccato, ha detto di no, che non era suo figlio. Poi è successo che da un camper parcheggiato vicino alla piscina Pergolesi è arrivata una coppia di rom e ha preso il bambino portandolo via. Al momento di pagare i tre clienti erano infuriati con noi per il solo fatto di aver chiesto se quel bambino piccolo fosse loro figlio. Eravamo preoccupati per lui perché era solo e poteva tagliarsi i piedi; loro invece erano arrabbiati perché li avevamo scambiati per dei nomadi. “Noi non siamo degli zingari. Non siamo dei rom”, hanno detto offesi. Per loro erano insulti. Quando abbiamo cercato di calmarli e spiegare che avevamo solo chiesto di chi era quel bambino, hanno perso la testa».

In un attimo l’uomo è andato alla sua auto, una Peugeot metallizzata, e ha tirato fuori una catena. Si è avvicinato minaccioso coi suoi familiari aggredendo i baristi. «Non mi sono quasi accorto di cosa succedeva – racconta Alan – quell’uomo si è avvicinato e mi ha morso al braccio». Indica la ferita sanguinante appena medicata. «Subito dopo è venuto da me – aggiunge Molly seduta sull’ambulanza con una fasciatura di emergenza alla testa – e mi ha colpito in faccia con un pugno fortissimo. Mi ha spaccato il sopracciglio, sotto la tempia. Mi dovranno dare almeno tre punti di sutura. Anche gli altri due ci picchiavano. Veramente una violenza insensata». L’aggressione ai due malcapitati baristi è stata di gruppo: testimoni raccontano che moglie e figlio hanno partecipato, altri hanno fotografato l’auto e la targa. Appena era chiaro che si trovavano in minoranza e che nessuno era disposto a vedere altre scene di violenza gratuita, i tre se ne sono andati. Prima di accelerare, l’uomo al volante avrebbe gridato che sarebbe tornato con i rinforzi poco dopo.

Ma poco dopo è invece arrivata l’ambulanza del 118 seguita da una pattuglia della Squadra volante della polizia che ha avviato subito le indagini.

I due feriti sono stati portati al pronto soccorso per le viste e le medicazioni. Non erano gravi ma molto spaventati per l’accaduto.

«Abbiamo visto tutti la scena – racconta un italiano ancora sconvolto – è stato pazzesco vedere quei tre, la loro violenza contro i gestori del chiosco». «Non era mai accaduto – aggiunge Katiuscia, la titolare – da quando siamo qui non abbiamo mi avuto aggressione e soprattutto casi di razzismo del genere. Perché è successo? Non ne ho idea, ma erano molto su di giri».