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«Una Modena europea: meno auto, più bici e pedoni»

Giovanni Medici
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Due esperti lanciano la loro idea di città sostenibile: «Ridurre il traffico a quattro ruote, non siamo più nel Novecento»

04 settembre 2023
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Una dichiarazione d’amore per una città, come l’hanno chiamata, può anche essere lunga 34 pagine. Andrea Burzacchini e Claudio Borsari, due “expat” modenesi che vivono l’uno a Friburgo in Germania e l’altro a Londra, durante l’estate hanno messo nero su bianco le loro idee per realizzare una nuova mobilità cittadina entro il 2030.

Un contributo al dibattito pubblico, che risente certamente di quanto si sta facendo fuori dall’Italia su questo tema (e basta viaggiare un po’ nel Vecchio Continente per rendersene conto). Più tutela al traffico dei pedoni, superciclabili, una rete di trasporto pubblico ripensata, carreggiate ristrette nei quartieri, manutenzione straordinaria dei marciapiedi, formazione di un gruppo di lavoro sul futuro di Gigetto, Zone 30. Queste alcune delle proposte di Burzacchini e Borsari, messe a disposizione di amministratori e amministratrici, forze politiche, associazioni, portatori di interessi ed intera cittadinanza.

«Speriamo che questo documento possa contribuire quantomeno a migliorare la qualità del dibattito, facendo sì che venga riconosciuto il punto di vista di chi vive la città spostandosi a piedi, in bicicletta e sui mezzi – dicono i due estensori di questo testo, esperti di mobilità – riteniamo che una città migliore per tutti si possa realizzare tramite spazi pubblici che permettano agli utenti più vulnerabili, dai bambini agli anziani, dalle persone più fragili a chi ha difficoltà motorie o sensoriali, di effettuare gli spostamenti quotidiani in sicurezza e indipendenza. Questa drastica limitazione della libertà di movimento senza automobile è l’indicazione più lampante (e grave) dei serissimi problemi negli spazi urbani modenesi che questo documento vuole contribuire a risolvere: per contribuire al dibattito sulla mobilità a Modena, ancora avvolta in una visione troppo novecentesca e incentrata sull’auto per conseguire quegli obiettivi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale così necessari per lo sviluppo e la qualità della città».

Parole che suonano forse eterodosse nella capitale della Motor Valley, che ha tra l’altro appena celebrato il film su Enzo Ferrari girato qui l’anno scorso e presentato a Venezia. Burzacchini e Borsari in primis ritengono che la mobilità sia prima di tutto una questione di spazio: troppo ne viene dato a veicoli troppo grandi e veloci, sia in movimento (carreggiata) che in sosta (parcheggi).

«Riteniamo necessaria una svolta nell’allocazione degli spazi pubblici tra diversi modi di trasporto e attività urbane, invertendo “l’arroganza dello spazio” e rendendo le strade più democratiche, sicure, belle, inclusive, silenziose, pulite ed economiche; strade per le persone. Il primo e fondamentale modo di trasporto sono i piedi. Crediamo sia importante uscire dalla logica della pedonalizzazione del “salotto della città”, per fare un’opera di messa in regola e sicurezza dei marciapiedi in tutta l’area urbana – dicono – così da permettere a tutti (inclusi disabili e famiglie con passeggini) di potersi muovere in maniera indipendente».

«Siamo convinti – spiegano ancora – che sia necessario un salto di qualità dell'infrastruttura ciclabile, spostando la mobilità ciclistica dai marciapiedi alla carreggiata, prevedendo priorità ciclabile nelle strade locali e percorsi sicuri e protetti dove il numero di veicoli aumenta, eliminando completamente i ciclopedonali. Le intersezioni devono permettere ai ciclisti di compiere in sicurezza tutte le manovre necessarie e non rappresentare interruzioni o sezioni sub-standard nei percorsi ciclabili. Bisogna prevedere stalli per biciclette di quantità e qualità adeguata, sia negli spazi pubblici che in tutti gli interventi privati, tramite apposito standard urbanistico».