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Sentenza per il delitto di Massa: caos in aula, volano le sedie

Stefania Piscitello
Sentenza per il delitto di Massa: caos in aula, volano le sedie

Angelo Barbato condannato a 6 anni e dieci mesi, Samia a dodici anni I figli di De Salvatore si scagliano contro l’imputato. Sfiorato anche il pm

12 ottobre 2023
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Quando il giudice ha letto la sentenza, condannando a dodici anni Samia El Harim, e a sei anni e dieci mesi Angelo Barbato, i figli di Rocco De Salvatore, il 73enne trovato morto il 31 luglio 2022 nella sua abitazione di Massa Finalese, ucciso da un mix di farmaci, hanno espresso la propria rabbia: «Sei anni per avere ucciso mio padre?», ha urlato una di loro poco prima di inveire contro lo stesso Tribunale e raggiungere Angelo Barbato (Samia non era presente in aula, avendo rinunciato a comparire; assente anche il suo legale Annibale Bove, sostituito dall’avvocato Pierantonio Rovatti).

Si è scagliata contro di lui, colpendo con la borsetta l’uomo, mentre gli avvocati presenti in aula tentavano di placare gli animi. Pochi istanti ed è intervenuto anche il fratello, che ha afferrato una sedia lanciandola verso Barbato. Lui intanto stava provando ad allontanarsi, mentre il pubblico ministero, la dottoressa Claudia Natalini, ha provato a frapporsi fra i due, sembra venendo colpita di striscio dalla sedia; a quel punto il presidente della Corte, il dottor Pasquale Liccardo, ha iniziato a urlare, chiedendo di arrestare in flagranza l’uomo.

La reazione dei figli della vittima è scaturita dalla sentenza considerata da loro troppo lieve nei confronti di Barbato; tuttavia adesso rischiano di passare guai. La denuncia non è ancora scattata formalmente. L’accusa potrebbe essere per percosse e oltraggio alla corte; se venisse dimostrato che il pm è stato colpito “volontariamente”, l’accusa potrebbe essere anche di aggressione a pubblico ufficiale. In via Gherarda sono arrivati i carabinieri, che li hanno identificati.

Per quanto accaduto a Rocco De Salvatore sono finiti a processo Samia El Harim, 38enne di origine marocchina, e Angelo Barbato, 40enne finalese nativo di Cento, con l’accusa di omicidio preterintenzionale e rapina in concorso; la donna anche per maltrattamenti. Secondo la Procura, ne avrebbero provocato la morte somministrandogli per lungo tempo una massiccia dose di psicofarmaci, stordendolo così da poter prelevare indisturbati il denaro che teneva in camera da letto, ma anche usare la sua auto e la sua casa. Il pubblico ministero aveva chiesto undici anni per lei e sette per lui; ieri la Corte ha condannato a dodici anni la donna e a sei anni e dieci mesi Barbato.

I due sono stati anche condannati a risarcire figli e nipoti della vittima che si sono costituiti parte civile per un totale di oltre 700mila euro, oltre al pagamento delle spese processuali; disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Samia e Barbato sono agli arresti domiciliari, lei con il braccialetto elettronico. Il reato di rapina è stato riqualificato in furto aggravato, mentre le altre imputazioni sono state confermate.

«Io non sono così - continuava a ripetere la figlia di De Salvatore ieri fuori dal Tribunale - ma ho visto che uno degli avvocati dopo la lettura della sentenza si è “congratulato” con Angelo e non ci ho visto più». Sembra tra l’altro che la figlia di De Salvatore conoscesse Barbato già dal periodo dell’infanzia, e anche per questo abbia reagito in questo modo. Nel corso della precedente udienza il pm Natalini aveva definito Samia “l’anima nera” di questa vicenda. La 38enne aveva una controversa relazione con De Salvatore e insieme a Barbato aveva messo in atto il disegno criminale: l’autopsia sull’anziano ha dimostrato come questo sia stato ucciso con un mix di dodici farmaci diversi, narcotizzato per circa quattro giorni prima di morire. «Attendiamo la lettura della motivazioni. Poi vedremo di fare ricorso», così Roberto Neri, che insieme a Giorgia marini assiste Barbato.

L’avvocato Marco Ferraresi assiste invece la famiglia De Salvatore: «Hanno punito anche severamente l’imputata Samia. Per quello che riguarda Barbato sono stati più miti, ma questo può essere giustificato da un ruolo meno grave che ha avuto nella vicenda. Samia ha sfruttato il rapporto che aveva con Rocco. Non dimentichiamoci che lui era pieno di lesioni, fratturato a una costola. Non sappiamo fino a che punto queste lesioni siano state volontariamente prodotte o indirettamente frutto del fatto che lo avevano narcotizzato e non stava in piedi. Una vicenda inqualificabile in cui riesco a capire la sorpresa dei parenti per la pena data a Barbato, che però rispecchia il suo ruolo minore. Ovviamente non si doveva arrivare a una reazione del genere».