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Il prefetto di Modena: «Insicurezza dovuta ai migranti? Si risana attraverso la conoscenza»

Ginevramaria Bianchi
Il prefetto di Modena: «Insicurezza dovuta ai migranti? Si risana attraverso la conoscenza»

Camporota ha aperto ieri l'ottava edizione della rassegna

26 ottobre 2023
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Quattro giorni di studio, tutela e promozione del viaggio. Questi sono i presupposti con cui il Festival della Migrazione debutta per l’ottava volta a Modena, Bologna, Carpi e Ferrara. L’iniziativa proposta da Fondazione Migrantes, Porta aperta, Unimore e Crid, parte dal proposito di voler contribuire al dibattito pubblico sul tema, trattando le migrazioni come un fenomeno strutturale, e non più come un’emergenza, perché, come dice anche lo slogan del Festival, “si è liberi di partire, come di restare”.

Proprio ieri mattina l’inaugurazione alla Fondazione San Carlo e, poi, i primi interventi. Il primo è Edoardo Patriarca, portavoce del Festival, che rompe il ghiaccio partendo proprio dallo slogan dell’iniziativa: «Vogliamo che ci sia la possibilità di scegliere se partire, per realizzare il proprio progetto di vita, o se restare, non obbligati a fuggire dalle persecuzioni – spiega – Il titolo della manifestazione è molto chiaro: vuole sviluppare un confronto andando oltre i luoghi comuni. Ultimamente ci sono troppa propaganda ed eccezionalità. Vanno ad offuscare le cause profonde di un fenomeno complesso e naturale come quello della migrazione».

Per l’occasione, era presente anche il Prefetto di Modena Alessandra Camporota, che ha spiegato che «accogliere e integrare, significa favorire lo sviluppo dei propri cittadini favorendo l’inserimento di altri. Sottolineo l’enorme sforzo delle Forze dell’Ordine attraverso la Questura per quanto riguarda i permessi di asilo e ringrazio il terzo settore, con cui stiamo affrontando un momento profondamente critico. L’impegno delle istituzioni è favorire la conoscenza delle ragioni per cui si verificano particolari fenomeni e la modalità attraverso cui vengono affrontati, tenendo anche conto del senso di insicurezza crescente e cercando di risanarlo attraverso la conoscenza. Il festival favorisce la conoscenza dei fenomeni e il dialogo e l'incontro tra modi diversi di operare per cercare di arrivare a conclusioni condivise, superando le condizioni ideologiche e sfruttando lo sforzo da parte della società per essere noi stessi i propulsori di una possibile azione legislativa».

Concorda anche Erio Castellucci, vescovo di Modena: «Non siamo ancora stati in grado di offrire un’accoglienza come si deve - spiega tramite un video messaggio - Quando si è costretti a lasciare il proprio Paese, non si parla di libertà. Speriamo di riuscire a invertire la rotta. Serve una cultura che tenga conto anche della dimensione legislativa. Bisogna che il fenomeno dell'immigrazione continui ad interrogare le nostre coscienze».

«Non parliamo di un fenomeno, ma di un’emergenza – sentenzia Baruffi, sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionbale – la capacità di accogliere funziona in proporzione alla modalità in cui viene alimentata. In questo momento non c'è uno sforzo adeguato. L'idea che ogni Paese possa proteggersi da sé, è un’idea profondamente sbagliata e, soprattutto, è sbagliata l’idea che il problema possa essere scaricato sulle città, sulle regioni e sui quartieri. Non è umano pensare che le persone possano accedere al nostro paese solo se hanno un valore aggiunto che apporta beneficio economico».l