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Le indagini

Modena. Taissir, Anselmo chiede le telecamere «Anche quelle dell’auto di servizio»

Stefania Piscitello
Modena. Taissir, Anselmo chiede le telecamere «Anche quelle dell’auto di servizio»

Fissato per dicembre a Padova un altro esame sul cuore del 30enne

30 ottobre 2023
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Acquisire tutte le immagini della videosorveglianza, ma anche i tabulati telefonici e le registrazioni delle telecamere installate sulle vetture di servizio dei carabinieri. Così Fabio Anselmo, avvocato che assiste Mohamed, il fratello di Taissir Sakka, il 30enne ritrovato morto la mattina del 15 ottobre nel parcheggio del cinema Filmstudio 7B di Modena, intende muoversi nei prossimi giorni. L’obiettivo è chiaro: fare luce su quanto avvenuto quella notte, fatti per i quali sono indagati sei carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Modena. Di questi, cinque sono accusati di lesioni ai danni di Mohamed Alì, uno per morte come conseguenza di altro reato, ossia per le lesioni che avrebbero poi portato al decesso di Taissir. Sono già state acquisite diverse immagini di videosorveglianza di quelle ore, ma Anselmo ha una linea ben definita e intende approfondire ogni elemento utile a fare luce sui fatti.

Mohamed dopo la morte di Taissir ha sporto denuncia nei confronti dei militari e ha raccontato che la notte tra il 14 e il 15 lui e il fratello sono stati picchiati nella caserma di via Pico della Mirandola; lì i Sakka erano stati portati dai carabinieri dopo un intervento a Ravarino per una lite tra i due e alcuni ragazzini.

Fabio Anselmo, già noto alle cronache per essersi occupato di casi come quello di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, nei giorni scorsi ha nominato un medico legale di fiducia e ha chiesto di vedere la Tac eseguita sulla salma di Taissir, non solo i primi risultati.

«Abbiamo anche chiesto di acquisire telecamere diverse rispetto a quelle già acquisite. Parlo di quelle della zona in cui è stato ritrovato il corpo».

Anselmo non si limita a questo: «Abbiamo chiesto anche le conversazioni della centrale operativa, i tabulati telefonici e le telecamere delle vetture di servizio».

Per i primi giorni di dicembre, inoltre, è stato fissato un ulteriore esame medico legale sul cuore di Taissir, che è stato portato a Padova per gli accertamenti che dovranno chiarire la causa della morte.

«Non ho più visto mio fratello da mezzanotte e venti – così Mohamed ha riferito nei giorni scorsi alla Gazzetta – quando ci siamo separati in piazza Dante, di fronte alla stazione. Io sono scappato verso via Monte Kosica e lui in via dell’Abate come dimostrano anche le immagini delle telecamere. Scappavamo perché ci inseguivano i carabinieri. Noi li abbiamo insultati per le botte che ci avevano appena dato in caserma. Peraltro facendoci assistere l’uno alle botte dell’altro».

Poche ore dopo il ritrovamento del corpo senza vita del 30enne i carabinieri, in una nota diramata agli organi di stampa avevano parlato di una «caduta accidentale» come ipotesi di morte più probabile. Successivamente la Procura aveva fatto sapere che «gli accertamenti espletati, non hanno messo in evidenza lesività di natura traumatica di per sé sola in grado di determinare il decesso». Una versione su cui Mohamed Sakka evidentemente non è d’accordo, tanto che il giovane ha deciso di affidarsi all’avvocato Fabio Anselmo. Giro di vite anche tra gli altri avvocati. Cosimo Zaccaria assiste ora quattro militari (tra cui quello accusato per la morte di Taissir); i restanti due si sono affidati a un avvocato del Foro di Padova.l