Concordia. Un anno senza Alice Neri «Accendiamo una candela per lei»
La mamma: «Un mostro le ha tolto la vita. Sabato mettiamo tutti un lumino su balconi e finestre»
Sabato sarà già passato un anno. Un anno da quel freddo venerdì sera di novembre in cui «un mostro ha tolto la vita a una donna, madre e figlia».
Quella donna, quella madre e quella figlia si chiamava Alice Neri e il 18 novembre del 2022 aveva appena 32 anni: quella sera è stata brutalmente uccisa nelle campagne di Fossa di Concordia, nella Bassa Modenese, e poi trovata carbonizzata nel baule della propria auto.
E oggi, a quasi un anno da quel terribile femminicidio – per cui, lo ricordiamo, è rinchiuso in carcere il tunisino Mohamed Gaaloul, attualmente unico indagato per l’omicidio – la mamma di Alice, Patrizia, chiede giustizia. Ma soprattutto chiede «che la sua storia non venga dimenticata». Così, via social, lancia un appello a tutti coloro che vorranno darle ascolto: «Chiedo a tutti voi di mettere una candela sulla finestra e di farlo sabato – ha scritto Patrizia sul suo profilo Facebook – Sabato perché sarà passato un anno da quando ci hanno portato via Alice privandoci della gioia del suo sorriso. Ricordiamola con un lumino sulla finestra: una luce per lei e per dire “no” alla violenza sulle donne».
Un gesto simbolico, forse semplice, ma con un’enorme potenza: centinaia di candele che sabato sera illumineranno il cielo per far sì che la storia di Alice Neri – e anche di tutte le donne che ogni giorno vengono uccise in Italia – non cada nel dimenticatoio. Un gesto che ricorda la fiaccolata silenziosa fatta in piazza Grande un mese dopo l’omicidio. Un appello, quello di mamma Patrizia, che racchiude dentro di sé tutto lo strazio di una madre che, giustamente, non riesce a darsi pace e che esige giustizia.
In questo senso, quella di domani sarà una giornata importante: in tribunale, a Modena, è infatti fissata l’udienza preliminare, passaggio che avvicina la vicenda al processo. Il 31 ottobre scorso la Procura aveva infatti formalizzato al giudice per l’udienza preliminare, dottor Andrea Scarpa, la richiesta di rinvio a giudizio davanti alla Corte d’Assise, e quindi, tradotto, di processare Mohamed Gaaloul perché «gravemente indiziato – si legge nel comunicato della diramato dalla Procura – di avere volontariamente ucciso Alice Neri, dando successivamente fuoco al suo cadavere per distruggerlo». Dunque omicidio volontario e distruzione di cadavere: questi i reati per cui l’Autorità giudiziaria francese aveva arrestato il trentenne tunisino, a seguito di un mandato di arresto europeo, emesso dal Gip il 30 novembre 2022.
Le indagini sul delitto di Concordia hanno però fatto emergere altre accuse a carico di Gaaloul. Tra le ipotesi di reato contestate dalla Procura, infatti, c’è anche quella di violenza sessuale su Alice Neri prima di ucciderla, ma anche di tentata estorsione ai danni di un’altra donna e cessione continuata di sostanze stupefacenti. Per questi reati, la Procura ha già anticipato che presenterà una richiesta di rinvio a giudizio separata. Infatti Mohamed, in occasione dell’estradizione, non ha rinunciato all’applicazione del cosiddetto “principio di specialità”, in base al quale un estradato non può essere processato per reati diversi da quelli per i quali è in origine consegnato all’autorità straniera. Gaaloul, infatti, era stato scoperto e arrestato in Francia, nella città di Mulhouse, al confine con la Svizzera, circa un mese dopo il ritrovamento del corpo carbonizzato dell’auto.
A ricostruire quella terribile notte sono stati gli inquirenti Mohamed, secondo la Procura avrebbe trascorso le prime ore della mattina con Alice a bordo della Fiesta. Prima nei pressi di un argine – dalle 4.04 alle 5.12 – per poi spostarsi (5.15) nelle campagne dove è stata trovata la macchina. Lì, sostengono i pubblici ministeri dell’accusa, «volontariamente ne cagionava il decesso, attingendola con colpi d’arma bianca, per poi distruggerne il cadavere, occultandolo all’interno del vano bagagli della predetta autovettura e dandovi fuoco, a tal punto da giungere a pressoché completa carbonizzazione dei resti». Gaaloul avrebbe ucciso la donna per «motivi abietti e comunque in occasione di un tentativo di violenza sessuale nel corso del quale strappava il reggiseno della vittima». Dopo l’arresto in Francia, il trentenne tunisino era stato trasferito a Modena il 3 gennaio scorso e da quel giorno è rinchiuso al carcere di Sant’Anna. Undici mesi di silenzio per Gaaloul – non ha mai parlato ufficialmente alla Procura – e undici, lunghissimi, mesi di dolore per mamma Patrizia, che ora vuole che la luce della “sua” Alice non si spenga in alcun modo.