Gazzetta di Modena

Modena

L’editoriale

Noi a scuola a parlare di violenza

Cristiano Meoni
Noi a scuola a parlare di violenza

L’impegno del nostro giornale per un cultura del rispetto tra i giovani

3 MINUTI DI LETTURA





Molti dei nostri lettori forse non lo sanno, ma da un mese, spesso ogni giorno, i nostri giornalisti vanno nelle scuole la mattina a parlare con i ragazzi e le ragazze. Ci vanno perché ci siamo presi l’impegno di realizzare e pubblicare, tutte le settimane, un inserto che si chiama “Scuola 2030” scritto interamente dagli studenti. Nome ambizioso, vero.

Nome ambizioso soprattutto nell’orizzonte temporale, che però dà il senso della sfida che ci siamo posti: per costruire qualcosa di duraturo ci vuole tempo, e una costanza nel tempo. Come la goccia che scava la roccia, cerchiamo ogni giorno di educare i ragazzi a leggere e affrontare quello che accade oltre il muro di cinta della loro scuola. Non di rado il discorso cade sulla violenza, di ogni tipo: psicologica e fisica, sociale o di genere.

Per questo motivo ci sentiamo un po’ agevolati a rispondere all’appello che ieri, dopo la tragica morte di Giulia Cecchettin e l’arresto del suo fidanzato omicida, si è levato dalla politica, appello fortunatamente bipartisan: andiamo nelle scuole a insegnare l’educazione all’affettività e al rispetto, a dire che l’amore non è possesso, che nessun sentimento legittima la violenza, che se finisce non è un dramma e che finita una storia ne ricomincia un’altra. Noi, giornalisti della Gazzetta di Reggio, della Gazzetta di Modena e della Nuova Ferrara, nelle scuole ci siamo già e ci saremo per fare quel “lavoro culturale” sulle giovani generazioni che è la precondizione perché queste tragedie non accadano più.

Ci sono, infatti, campanelli d’allarme, sinistri presagi che ci dicono che la cultura patriarcale alla base dei femminicidi, tramandata spesso in famiglia e dai modelli sociali, attecchisce tra i giovani dove trova consenso e legittimazione. Il 40 per cento dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza transitato dal Tribunale di Milano, ad esempio, è commesso da persone tra i 18 e i 35 anni, e il dato non considera i minori, ancora più sprovvisti di mezzi culturali per capire se una relazione sconfina nella sopraffazione. Quando c’è qualcosa che non va, in Italia, si dice sempre che bisogna ripartire dai giovani e dalla scuola. Ma poi non basta dirlo: bisogna farlo.

Noi lo faremo, con le nostre iniziative e con i nostri inserti. Perché i proclami di oggi, passata l’emotività e il minuto di raccoglimento nelle aule deciso dal ministro dell’Istruzione Valditara e sepolto il cadavere della povera Giulia, non si dissolvano nel niente; perchè dopo tutto il gran parlare non resti solo un rito, una data in cui ricordare le vittime: il 25 novembre Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Di date rituali abbiamo già l’8 marzo. Meritori e doverosi, questi giorni da celebrare, se si abbinano a una vera azione sul campo, consolatori se restano poco più che ricorrenze.

Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e Nuova Ferrara si avvicineranno alla giornata di sabato 25 novembre portando sul giornale il tema della violenza e dei femminicidi visto dai ragazzi e dalle ragazze di Scuola2030. Li inviteremo ad aprirsi e a scrivere, consapevoli che la parola scritta è ancora il miglior mezzo per superare le diffidenze di approccio, le comprensibili timidezze dell’ età, e manifestarsi. Rifletteremo, discuteremo insieme. Senza sostituirci alle istituzioni, provando a dare una mano per fissare un paio di concetti base da cui ripartire: che un “no” è un “no” e va rispettato e che non c’è amore, non c’è motivo che giustifichi la violenza.