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L’intervista

Modena Il sociologo Vittorio Iervese: «Serve il confronto su queste notizie Gli studenti avvertono il lato oscuro»

di Laura Solieri
Modena Il sociologo Vittorio Iervese: «Serve il confronto su queste notizie Gli studenti avvertono il lato oscuro»

Il sociologo della cultura e come nelle scuole si affrontano i temi come la violenza contro le donne.  «Nelle nostre aule si parla di temi gravi che si misurano sul privato  e spingono a interrogarsi»

21 novembre 2023
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Modena «Dopo ogni fatto di cronaca, il rumore mediatico e delle piattaforme digitali aumenta esponenzialmente e quindi, inevitabilmente, le cose sensate si confondono con i discorsi retorici e tossici. Non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi ma certamente ritornare ad approfondire le questioni più controverse e confrontarsi con gli altri nel rispetto reciproco, è un esercizio quanto mai necessario». A sostenerlo è Vittorio Iervese, professore di Sociologia dei processi Culturali e Comunicativi del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali di Unimore, secondo il quale la cultura è da sempre un modo per affrontare le proprie fragilità e paure ma senza un principio di responsabilità delle proprie azioni: senza la capacità di mettersi in collegamento con l’altro-da-noi è solo erudizione, spesso sopravvalutata.

«I ragazzi e le ragazze che incontro a lezione possono essere spaesati, disorientati, a volte ingenui ma questa esigenza la esprimono con chiarezza. Creare degli spazi e dei modi per dare cittadinanza a questo bisogno mi pare un compito essenziale di tutte e tutti, non soltanto dell’Università«, afferma Iervese che, come capita ad altri suoi colleghi, riceve sempre più spesso messaggi e richieste di confronto da parte di studenti che partono da un fatto di cronaca e arrivano a questioni personali e viceversa.

 

«Nei giorni scorsi ho ricevuto un’email da uno studente del I anno, il tono era accorato, rispettoso ma privo di formalità. Il messaggio era motivato dallo sconcerto provocato dall’omicidio di Giulia Cecchettin e conteneva alcune domande a cui lo studente non riusciva a dare risposta. L’urgenza di capire ciò che non ha comprensione era accompagnata da un racconto personale che parlava di un padre violento nei confronti della madre e del timore di non essere capace di essere diverso. Non nego di essere rimasto colpito da questo messaggio sincero e per certi versi disarmante».

Molti studenti arrivano all’università con l’esigenza di trovare punti di riferimento e coordinate per orientarsi nella complessità crescente del mondo. Il rischio, come fa notare Iervese, è che cerchino risposte e certezze in un luogo che invece è abituato a formulare domande e a curare il dubbio. «Di certo lo studio può fornire informazioni e conoscenze utili a non sentirsi spaesati ma ritengo ancora più importante che ci si abitui alla ricerca, intesa come pratica guidata di messa in discussione e di approfondimento, di scoperta e di apertura all’inatteso. L’altro aspetto fondamentale è non sentirsi soli di fronte a certi interrogativi che rischiano di trasformarsi in ansie».

Il professore racconta che negli orari di ricevimento ma anche a lezione è frequente ascoltare commenti e domande che mescolano la “curiosità intellettuale” con il vissuto privato: «Biografia e conoscenza del mondo si sovrappongono non soltanto per ciò che riguarda le violenze di genere ma per molte delle emergenze sociali sentite come urgenti e pressanti. Va detto che il nostro è un Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali e quindi abbiamo molte più possibilità di altre aree disciplinari di affrontare a lezione questi argomenti – sostiene il docente - si può parlare delle questioni di genere attraverso il Teatro, la Storia, l’Antropologia, la Filosofia, ecc. così come in corsi esplicitamente dedicati al tema. Emergono domande che possono essere trattate anche se non hanno una risposta univoca».