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Maschi, minori, spesso stranieri: l’identikit delle “baby gang” a Modena

Maschi, minori, spesso stranieri: l’identikit delle “baby gang” a Modena

La ricerca “Bande giovanili di strada” ha analizzato una realtà preoccupante Nei gruppi poche ragazze, mentre il 77% delle vittime sono coetanei italiani

27 novembre 2023
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Modena. Si parla di “baby gang” spesso senza riuscire a dare un volto a quei singoli giovani che sotto il cappuccio di una felpa agiscono a gruppi in modo violento o provocatorio da “duri” o da gangster all’americana (c’è persino chi ha mostrato pistole giocattolo), spesso lasciandosi andare a risse, rapine e aggressioni. Ma chi sono? Da dove vengono? Come agiscono? Finalmente, un “identikit” arriva dalla ricerca “Bande giovanili di strada in Emilia-Romagna tra marginalità, devianza e insicurezza urbana”, che domani sarà presentata alla Tenda. Ecco gli elementi più importanti che emergono dalla ricerca.

Vivono in contesti di fragilità economica e familiare, spesso senza una figura genitoriale autorevole; agiscono nei centri storici; sono soprattutto minori e colpiscono principalmente ragazzi giovani come loro. Ecco alcune tra le caratteristiche principali che definiscono il profilo dei ragazzi che fanno parte di queste aggregazioni giovanili anche a Modena. Entrando nel dettaglio, dall’indagine si viene a sapere che la maggior parte degli episodi analizzati sono avvenuti nei Comuni capoluogo, con una prevalenza all’interno delle zone centrali delle città. Anche se ipotizza un minore utilizzo degli spazi urbani nei mesi invernali, la ricerca restituisce una presenza dei gruppi che, invece, non si concentra nel periodo estivo: il 32% degli episodi si sono verificati nei mesi da giugno ad agosto e il 68% è distribuito nei restanti mesi dell’anno.

Dagli episodi rilevati emerge l’immagine di gruppi la cui numerosità conta per lo più da 4 a 6 giovani (40%). Nella quasi totalità dei casi si registra il coinvolgimento di un numero di giovani superiore a 7 (45%) e il numero dipende dal fatto che si tratta di scontri fra gruppi.

Le “bande” sono quasi esclusivamente maschili (77%) con una componente minoritaria della partecipazione femminile che connota i gruppi “misti” (23%) e sono composte da ragazzi per lo più in età preadolescenziale: il 40% degli episodi riguarda giovani tra i 14 e i 17 anni, a cui si può aggiungere il 25% di casi in cui il dettaglio sull’età non era specificato ma si identificavano i ragazzi come “minorenni”. I gruppi di soli maggiorenni costituiscono il 15%, e il 20% presenta, in relazione all’età, una composizione “mista” con ragazzi sopra e sotto i 18 anni.

In maggioranza, gli episodi raccontano di gruppi “stranieri” (60%), anche se questa informazione incontra il limite che le seconde o terze generazioni di minorenni non hanno acquisito la cittadinanza italiana: «Gli stranieri - spiegato le curatrici dell’indagine - possono, dunque, essere sovra-rappresentati. Inoltre, in alcune notizie la nazionalità veniva identificata a partire dai racconti delle vittime e, quindi, in considerazione dei tratti somatici dei giovani autori dei fatti». Le bande con nazionalità mista costituiscono il 28% del campione e la presenza di gruppi composti interamente da italiani è pari al 12%.

Le vittime sono anche loro principalmente maschi (87%) e coetanei di chi li aggredisce. Il 42%, infatti, ha un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, cui si possono aggiungere il 13% di minori di 13 anni e l’11% di “minorenni”, così definiti dalla stampa senza ulteriori indicazioni d’età. I maggiorenni vittime delle azioni delle bande rappresentano il 29% del campione analizzato e nel 5% si tratta di vittime sia maggiori sia under18. Diversamente da quanto rilevato in merito alla nazionalità prevalentemente straniera dei componenti dei gruppi, le vittime sono soprattutto italiane (77%) e, in misura minore, straniere (23 %). Gli articoli fanno riferimento a una conoscenza tra autori e vittime nel 5% circa dei casi.

Nel 49% dei casi i reati compiuti sono contro il patrimonio, nel 25% contro la persona e solo nel 14% si tratta di risse. Il residuale 10%, messo sotto la voce “altro”, comprende due casi di spaccio e detenzione di stupefacenti, un caso di porto abusivo di armi, un caso di violenza su animali e un caso di incendio. «La differenza di nazionalità tra autori e vittime (che, si ricordi, nella maggior parte dei casi sono coetanei) e i tipi di reati consentono di avanzare un’ipotesi esplicativa delle tipologie di reato. Nella metà degli episodi, infatti, gli illeciti sono commessi per impossessarsi di beni materiali e, in particolare, per acquisire dai loro coetanei italiani quei beni (non solo il denaro, ma anche cellulari, indumenti e scarpe alla moda) che i ragazzi “stranieri” non possiedono», evidenziano curatrici dell’indagine che sarà presentata domani.