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Guardarsi allo specchio: perchè un manifesto contro la violenza sulle donne. Firma anche tu

Cristiano Meoni
Guardarsi allo specchio: perchè un manifesto contro la violenza sulle donne. Firma anche tu

Il tema della violenza è talmente incistato nella società che richiede un’azione protratta nel tempo, una terapia di lungo periodo. Una battaglia culturale, contro i comportamenti quotidiani, dannosi anche se talvolta subdoli o inconsapevoli, che costituiscono l’ambiente su cui prospera la violenza.

02 dicembre 2023
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Una settimana fa eravamo qui, con il fazzoletto fucsia, a commemorare la povera Giulia Cecchettin e a celebrare la Giornata Mondiale contro le Violenze sulle Donne.

Poi due femminicidi e una gragnuola di botte, aggressioni. No, non basta una lenzuolata di belle opinioni, un maxicorteo sulle note delle chiavi che tintinnano, un giorno di emotività dovuta e generale. Perché il tema della violenza è talmente incistato nella società che richiede un'azione protratta nel tempo, una terapia di lungo periodo.

Una battaglia culturale, contro i comportamenti quotidiani, dannosi anche se talvolta subdoli o inconsapevoli, che costituiscono l'ambiente su cui prospera la violenza.

A volte neppure ce ne rendiamo conto, a partire da quelli che non sono più giovanissimi. Quelli che vengono dagli anni in cui spopolavano i film di Banfi, Pozzetto, Jerry Calà e poi è arrivato il Bagaglino, e poi "Ciao Darwin" con le zoomate sui fondoschiena delle ragazze. Quelli delle battute ammiccatorie che strappavano sorrisini.

Quelli dei tempi in cui Bossi diceva che "la Lega ce l'ha duro" e alla senatrice Acciarini si intimava: "Taci, gallina".

Infine Miss Italia, un tempo campione di ascolti, è uscito dal prime time, poi anche dalla televisione più o meno di Stato, ed è finito relegato nella riserva indiana di tv private e siti web. Trova a fatica sponsor.

Qualcosa vorrà dire no? Ma noi, dentro, siamo cambiati? Perché il contrasto ai femminicidi parte da tutti noi, ci riguarda personalmente. Allora abbiamo pensato di lanciare un Manifesto, un'idea ambiziosa per giornali tutto sommato piccoli ma fortemente rappresentativi delle nostre province, percepiti, trasversali, capillari, immersivi, giornali che vanno in mano anche a coloro che hanno un concetto arcaico di donna, di amore. Se non un quotidiano, chi deve combattere la battaglia culturale per contrastare questo clima tossico da cui possono nascere i futuri Turetta? Ecco, allora, cinque punti cinque.

Un programma minimo in cui specchiarsi la mattina quando ci radiamo la barba, dato che la tragedia di Giulia Cecchettin è stata uno spartiacque soprattutto per gli uomini, noi che pensavamo fosse sufficiente esprimere solidarietà, disapprovare e che invece abbiamo capito che servono reazioni forti, anche rompere un'amicizia, anche denunciare un collega. Ma è un programma che riguarda anche le donne: che devono imparare ogni giorno a non subire, a non sottostare, a non tacere. Il linguaggio, da adeguare.

La tolleranza, zero. L'omertà, da combattere. Il rispetto, che è sempre sacro. Lo sforzo di capire l'altro/a, di contenersi. Non sono obiettivi proibitivi, a patto di volerli raggiungere. Noi ci impegniamo a ricordarveli ogniqualvolta stillerà una goccia di sangue, pubblicando il nostro Manifesto in pillole accanto a tutte le notizie di violenza e femminicidi. Intanto, firmatelo, il Manifesto, sui siti dei nostri tre giornali (Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara) o direttamente sulla piattaforma Change.org. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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