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Castelfranco, il figlio di Montefusco in aula: «Ho fatto da scudo a mia madre»

Stefania Piscitello
Castelfranco, il figlio di Montefusco in aula: «Ho fatto da scudo a mia madre»

Il 18enne è l’unico sopravvissuto: «Mi ha detto: “Spostati o sparo anche a te”»

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«Ha ucciso tua sorella». Così, Gabriela Trandafir, dal piano di sotto della casa alla Cavazzona di Castelfranco chiedeva al figlio 17enne Salvatore Montefusco Junior di chiamare i carabinieri.

A ricostruire quei drammatici momenti in aula, con estrema lucidità, è stato il ragazzo, figlio della coppia, e da poco diventato maggiorenne. Il giovane è l’unico sopravvissuto a quella mattanza.

LA RICOSTRUZIONE

Era il 13 giugno 2022 quando il padre Salvatore Montefusco, imprenditore 71enne, ha ucciso a fucilate la moglie Gabriela 47enne, e la figlia di lei, Renata, che di anni ne aveva 22. Per quel delitto l’imprenditore è in carcere e ieri si è tenuta un’udienza testimoniale davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Ester Russo, a cui l’uomo non ha presenziato.

«Mi ha puntato il fucile contro – così il 18enne ha raccontato di quel 13 giugno – mentre facevo da scudo a mia madre».

Montefusco aveva già sparato alla figlia Renata e si era diretto al piano di sopra, in camera da letto, dove il ragazzo era fuggito insieme alla madre. Lì il ragazzo ha chiamato il 112: la chiamata però si è interrotta quando il padre è entrato in camera.

Impugnava il fucile: «Spostati o sparo anche a te», gli ha urlato.

«LITI CONTINUE»

In aula il 18enne ha risposto alle domande degli avvocati di difesa e parte civile (ad assistere Montefusco c’è il legale Marco Rossi), a quelle di pm e Corte d’Assise. Lo ha fatto ricostruendo i mesi prima della drammatica vicenda e raccontando del rapporto tra i genitori.

«Litigavano quasi tutte le volte che si incrociavano», ha continuando spiegando che il padre si era “trasferito” in una camera al piano di sopra. Inizialmente era stata la madre ad andare nella stanza degli ospiti al secondo piano. «Si è stancata e ha portato la sua roba nella matrimoniale e ha buttato quella di mio padre, lenzuola e vestiti, nel corridoio. Io l’ho aiutato a mettere tutto dentro ai sacchi e lui li ha portati a lavare. Poi si è sistemato al piano di sopra».

Il ragazzo ha ripercorso anche il periodo dell’infanzia in cui i rapporti in famiglia erano «normali». È stato, secondo il suo racconto, a partire dall’estate del 2021 che il clima in casa ha iniziato a essere pesante, dopo un litigio fra i genitori.

Le discussioni erano frequenti e, ha proseguito il 18enne, erano stati diversi gli interventi dei carabinieri nell’abitazione.

«Una volta li ho chiamati io. Lui stava portando via gli oggetti, mia madre mi ha chiesto di chiamarli e io l’ho fatto. Quando sono arrivati mio padre mi ha domandato se li avessi chiamati io e io ho risposto di no».

VIOLENZA ECONOMICA

In aula sono stati ricostruiti anche episodi di violenza economica.

«Mia madre non aveva disponibilità economica perché lui le ritirò il bancomat. Il ragazzo ha spiegato che ad un certo punto era lui ad andare a fare la spesa con il padre. La sorella e la madre gli davano una lista di prodotti ma Montefusco ad un certo punto decise di non comprare più i detersivi: voleva acquistare solo le cose necessarie al ragazzo. Dal racconto del 18enne sono emersi dettagli sugli scontri tra marito e moglie: il ragazzo ha riferito che inizialmente Montefusco cercava un modo per “fare pace”. Tentativo però respinto dalla donna.

IL GIUDICE: «SII FELICE»

Una lunga deposizione, durata diverse ore, durante la quale il giovane non ha esitato a riferire la sua verità. Alla fine, è stato il giudice Ester Russo a rivolgersi a lui: «Tu – gli ha detto – ci devi fare la cortesia di essere felice nella tua vita, perché questo è l’unico risultato che noi vogliamo sortire cercando di fare giustizia. Tu devi in tutti i modi provarci, continuando il tuo percorso scolastico e raggiungendo i tuoi obiettivi. Devi fare in modo che questa tragedia non disturbi la tua vita. Devi continuare a avere sentimenti buoni verso il mondo, devi ricordare che tua madre e tuo padre ognuno con i loro destino tremendo, ti hanno amato perché tu sei stato forse l’unica cosa bella che hanno fatto. Non ti devi perdere: tu cerca qualcosa che ti piace veramente, cerca con il tuo bene di livellare quel male che ti è caduto addosso. Fatti aiutare se è necessario, come credo che sia, però devi essere felice hai l’obbligo e il diritto di esserlo. Ti prego. In bocca al lupo».