Gazzetta di Modena

Modena

L’inchiesta

Indagati i vertici della Kerakoll di Sassuolo, Fabio ed Emilia Sghedoni: «Spiarono una riunione del padre»

Indagati i vertici della Kerakoll di Sassuolo, Fabio ed Emilia Sghedoni: «Spiarono una riunione del padre»

L’indagine della Procura di Torino parte dal ruolo di Riccardo Ravera, ex carabiniere del gruppo dei Ros che arrestò Totò Riina. Indagato anche l’ex Ad Remotti. I fratelli: «Sereni, la nostra estraneità sarà accertata»

12 dicembre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





SASSUOLO. Presunti spionaggi industriali e “tranelli” per screditare manager di aziende. È quanto contestato dalla procura di Torino in un’inchiesta che vede sul registro degli indagati anche i nomi dei vertici Kerakoll: Andrea Remotti, amministratore delegato dell’azienda fino a novembre 2022, ed Emilia e Fabio Sghedoni, attualmente ai vertici del colosso che ha sede a Sassuolo.

L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI TORINO

La procura di Torino ha notificato a 28 persone un avviso di fine indagini preliminari di un’inchiesta su presunti spionaggi industriali e “tranelli” per screditare manager di aziende. Indagati Emilia e Fabio Sghedoni, figli del patron Romano e attualmente ai vertici del colosso che ha sede a Sassuolo, e Andrea Remotti, ex Ad dell’azienda fino a novembre 2022. A rivelarlo è il quotidiano La Stampa che ieri ha raccontato delle quindici pagine firmate dai pm della procura di Torino che vedono al centro il nome di Riccardo Ravera, 60 anni: Remotti e gli Sghedoni sono indagati a vario titolo in concorso con lui.

Ravera, nome di battaglia “Arciere”, faceva parte del Crimor, gruppo dei Ros dei carabinieri che nel 1993 arrestò Totò Riina. Oggi Ravera è in pensione ma è diventato consulente di società di investigazione privata. La procura di Torino parla di corruzione e associazione per delinquere finalizzata alle interferenze illecite nella vita privata di dirigenti di multinazionali come, appunto, la Kerakoll. Accuse a cui si aggiunge quella di accesso abusivo a sistema informatico ed esercizio abusivo della professione.

LA RIUNIONE ATTENZIONATA

Entrando nel dettaglio, ai fratelli Sghedoni è contestato un solo episodio. In concorso con altri, tra cui anche Remotti, utilizzando strumenti di ripresa installati al Green Lab di Kerakoll – all’interno di un locale utilizzato da Romano Sghedoni, fondatore e presidente della Kerakoll, per riunioni e affari personali – «si procuravano notizie o immagini sulla vita privata» dei partecipanti all’incontro. L’episodio contestato sarebbe una riunione legata al mondo del calcio tra Maurizio Setti (presidente dell’Hellas Verona non indagato per questa vicenda), Romano Sghedoni, all’epoca patron del Modena, Maurizio Setti, presidente del Verona, Roberto Cesati, direttore generale del Modena in quel momento, e Stefano Bassi. Per questo episodio, a Ravera è contestato il fatto di avere esercitato abusivamente la professione di investigatore privato. I fratelli Sghedoni e Remotti sono finiti sotto accusa per avere incaricato la società Mr Security (secondo la procura di Torino riconducibile al maresciallo Ravera).

LE ACCUSE A REMOTTI

Oltre a questo episodio, su Remotti pendono altre accuse. Tra le varie cose, avrebbe commissionato a Ravera un servizio investigativo «per screditare il dirigente Enrico Abbati, diretto concorrente di Remotti per il ruolo di dg dell'azienda» monitorando un incontro, organizzato appositamente, tra Abbati e Emilia Widerska, assistente per il referente Kerakoll in Polonia,  definita dalla procura “professionista capace di creare situazioni imbarazzanti”, in un hotel di Formigine. Sempre Andrea Remotti, che, come detto, fino a poco più di un anno fa era Ad Kerakoll, sarebbe coinvolto in un altro episodio. Tutto parte da Pinuccio Calvi, anche lui come Ravera nella Crimor: sarebbe stato proprio lui a presentare Ravera e Remotti. E per quest’ultimo sarebbe entrato abusivamente in sistemi informatici secretati. La lista degli indagati nell’inchiesta è lunga: sono 28 i nomi iscritti dalla procura di Torino. Per quanto riguarda le registrazioni dei dirigenti Kerakoll, Ravera avrebbe spiegato che i dispositivi utilizzati durante quegli incontri, sarebbero poi stati consegnati alla dottoressa Sghedoni: dunque, senza violare le regole sulle intercettazioni. 

FABIO ED EMILIA SGHEDONI: «SERENI, LA NOSTRA ESTRANEITÀ SARÀ ACCERTATA» 

E mentre dal quotidiano La Stampa emergono i nomi dei vertici Kerakoll, l’azienda precisa: «Con riferimento all’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa e che vede coinvolte le persone di Fabio ed Emilia Sghedoni, questi sono sereni rispetto all’attività dell’autorità giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti».