Tremila assegni di inclusione a Modena: «Ma ottenerlo è un calvario»
Dal 1° gennaio sostituirà il reddito di cittadinanza
MODENA. Era stato uno dei cavalli di battaglia anche durante la campagna elettorale. Il centrodestra, ora al Governo, aveva promesso che avrebbe tolto il reddito di cittadinanza per sostituirlo con una formula «migliore».
Un cambiamento che diventerà effettivo da gennaio, quando non verrà più riconosciuto il reddito di cittadinanza anche alle famiglie che hanno continuato a beneficiarne per tutto quest’anno.
I BENEFICIARI
Si tratta di famiglie con al proprio interno minorenni, persone di almeno 60 anni e disabili considerati in condizione di non occupabilità. Per queste fasce sociali disagiate entra in vigore l’assegno di inclusione.
Come funziona? È presto detto. Il pagamento dell’assegno sarà regolato con gli stessi criteri del reddito di cittadinanza, ma attraverso la nuova “Carta di inclusione”, con un aumento delle procedure burocratiche e duplicazione nei fatti della vecchia carta postale. E qui entra in gioco il patronato Inca Cgil, che ha già contattato le oltre mille famiglie che avevano fatto domanda di reddito di cittadinanza presso i propri uffici. La stima è che in provincia di Modena possano essere circa 3mila le famiglie interessate dal nuovo assegno di inclusione.
LE DIFFICOLTÀ
«Risulta però un percorso ad ostacoli fare la domanda per ottenerlo – commentano da Inca Cgil – proprio per le molteplici novità procedurali introdotte. Infatti, dopo aver presentato la domanda con modalità telematica all’Inps per ottenere il beneficio economico il richiedente deve iscriversi presso il “Sistema informativo integrato di servizio sociale locale” (Sisl) per poi sottoscrivere il “Patto di attivazione digitale” (Pad) del nucleo familiare».
Questa iscrizione al Sisl va fatta contemporaneamente alla presentazione della domanda all’Inps perché altrimenti il pagamento solo successivamente alla validazione del Pad.
«Il Sisl e il Pad sono le prime novità che complicano la procedura – afferma Antonio Petrillo, direttore Inca Cgil Modena – Con il reddito di cittadinanza non erano previste procedure informatiche aggiuntive, ma era sufficiente che i cittadini si presentassero ai centri per l’impiego di residenza. Le procedure sembrano così complicate che ad oggi sul sito del Ministero del lavoro non è possibile completare la domanda perché non si riesce ad inserire il “Patto di attivazione digitale”».
TEMPI STRETTI
Altra novità che «complica molto la procedura» e il mantenimento del diritto è poi l’obbligatorietà di presentarsi entro 120 giorni dalla firma del Pad ai Servizi sociali. Tutto qui? Non proprio, perché poi bisogna presentarsi di nuovo ai Servizi sociali o ai patronati ogni 90 giorni per aggiornare la propria situazione. In caso di impossibilità a rispettare queste condizioni, c’è la sospensione o la decadenza dell’assegno di inclusione.
«È evidente che con requisiti e procedure molto più stringenti e burocratizzate parecchie famiglie in stato di bisogno potrebbero subire uno slittamento o perdere il sussidio. Sembra proprio che con il moltiplicarsi di tutte queste procedure ci sia il rischio calcolato da parte del Governo di lasciare indietro proprio le persone più bisognose», commenta Daniele Dieci segretario Cgil Modena.
Per la Cgil il reddito di cittadinanza era «uno strumento di welfare universale che poteva dare risposte alla povertà, tanto che è presente in molti paesi europei». Invece il Governo di centrodestra con le nuove misure «ha creato due categorie di popolazione, distinguendo tra gli occupabili e i non occupabili e riservando solo a questi ultimi il nuovo assegno di inclusione».
La Cgil sottolinea che «anche gli occupabili (età tra i 18 e i 59 anni) spesso hanno redditi bassi o non riescono a reinserirsi per basso titolo di studio e scarse esperienze lavorative».
A questi ultimi il Governo eroga da settembre «solo 350 euro mensili e ha stabilito misure per la presa in carico per una nuova occupazione, ma ad oggi i dati sia modenesi che nazionali di reinserimento nel mercato del lavoro sono deludenti».
Pur con tutte le complicazioni procedurali, la Cgil insieme all’Inca farà «di tutto per far ottenere il diritto all’assegno di inclusione alle famiglie in stato di bisogno e non le lascerà sole».
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