Sassuolo, il furgone dell'imprenditore scomparso Salvatore Legari era in via 5 Giornate di Milano
La sorella del 54enne: «Chi ha informazioni ci aiuti»
SASSUOLO. Il furgone di Salvatore Legari, imprenditore scomparso dal 13 luglio scorso, è stato ritrovato in via 5 Giornate di Milano. A chiarire uno dei tanti punti che finora erano rimasti senza risposta è una delle sorelle del 54enne, che nelle scorse ore ha lanciato un appello rivolto ai residenti della zona che possano avere informazioni utili.
DOPO LA SCOMPARSA
L’imprenditore originario del Salento ma residente tra Modena e Bologna da oltre vent’anni, è sparito senza lasciare traccia il 13 luglio. Il suo furgone – un Citroen Jumpy targato FY764JS – è stato trovato a Sassuolo una decina di giorni dopo. Finora non era emerso in che luogo fosse stato trovato esattamente il mezzo. La risposta arriva da una multa (mostrata nei giorni scorsi dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”) che la polizia locale di Sassuolo ha lasciato sul cofano del furgone. Era il 22 luglio quando i vigili hanno sanzionato il mezzo che era stata abbandonato in via 5 Giornate di Milano davanti a un passo carrabile.
LE RISPOSTE
Una novità, questa, che chiarisce il motivo per cui le ricerche si sono concentrate proprio in quella zona – oltre che nelle campagne di Lesignana, a Modena – a pochi passi dal ponte Veggia e dal fiume Secchia, dove pure decine di forze in campo hanno battuto metro per metro. Le ricerche si sono concentrate anche in via Borgo Venezia, in mezzo alla boscaglia, ma non hanno al momento portato a elementi utili.
I DUBBI
Sorge a questo punto una domanda: perché il furgone è stato abbandonato proprio davanti a un passo carrabile dove sicuramente non sarebbe passato inosservato? L’obiettivo era forse proprio questo? Allo stesso tempo occorrerà chiarire per quale motivo la multa sia arrivata a distanza di nove giorni dalla scomparsa dell’imprenditore: il mezzo è arrivato lì dopo oppure i residenti della zona hanno chiesto l’intervento a distanza di giorni?
L’APPELLO
In questi mesi sono stati numerosi gli appelli che la famiglia, in particolare le sorelle di Legari, ha lanciato rivolgendosi a chiunque avesse informazioni utili. Nei giorni scorsi una delle sorelle è intervenuta nuovamente: «Mio fratello Salvatore – ha scritto – è sempre stato una persona solare e piena di vita. Sempre allegro e con la battuta pronta. Non ha mai amato i litigi: quando una persona alzava la voce, lui, sempre con modi tranquilli, cercava di troncare il discorso per poi riprenderlo non appena si fossero calmati i toni. Non perché fosse un debole, ma semplicemente perché è una persona molto equilibrata ed in gamba».
La donna ha proseguito descrivendo il 54enne: «Ha sempre portato rispetto alle persone, ed è sempre stato molto amato ed apprezzato da chi lo ha conosciuto. Un grande lavoratore, molto buono e generoso. Ecco perché chiedo davvero con il cuore in mano a chiunque sappia o abbia visto qualcosa, di aiutarci ad arrivare alla verità».
E, poi, la richiesta, rivolta a «chiunque abbia il modo di farci avere filmati che partono dal 13 luglio scorso, anche in forma anonima». Ed è in particolare a chi risiede «vicino alle zone in cui è stato trovato il furgone, via 5 Giornate di Milano», che la donna chiede un aiuto.
«Vi basta anche mettere l’hard disk in una busta e inviarla ai carabinieri del comando di Modena. Avere quelle immagini potrebbe davvero aiutare tantissimo».
LE INDAGINI
Salvatore è uscito di casa intorno alle 13 del 13 luglio: da quel momento di lui, nessuna traccia. Non ha più risposto ai messaggi, fatta eccezione per un sms automatico inviato dal suo telefono a quello della compagna alle 20.03 di quello stesso giorno: «Sto arrivando». A casa, però, non è più tornato. La procura di Modena, dopo una prima fase in cui il caso sembrava essere un allontanamento volontario, ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. Sul registro degli indagati c’è iscritto il nome di un 37enne di Sassuolo.
Da lui Legari la mattina del 13 luglio scorso – giorno della scomparsa – si sarebbe dovuto recare per riscuotere una somma per un lavoro: si parla di circa 30mila euro. Da quanto trapelato l’indagato avrebbe detto ai carabinieri di non averlo mai incontrato quella mattina e di avere ancora i contanti pronti per il pagamento.