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Maranello, rinuncia al posto fisso in Ferrari e diventa insegnante al Corni

Gabriele Farina
Maranello, rinuncia al posto fisso in Ferrari e diventa insegnante al Corni

La storia di Silvio Capizzoto, ingegnere giramondo e clown dottore. «Contribuire alla crescita dei ragazzi è per me la più grande gratificazione»

03 gennaio 2024
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Maranello Progettava bolidi. Ora “costruisce” uomini.

Silvio Capizzoto è un ingegnere giramondo. S’è diplomato al liceo scientifico Seguenza di Messina, laureato in Ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, specializzato all’università di Modena e Reggio Emilia e ha lavorato per realtà quali Ferrari, Maserati e Lamborghini.

Nel settembre del 2017 è stato “folgorato” da un’idea: il posto fisso con il Cavallino Rampante non era più una priorità. Era arrivato il tempo di un «salto nel vuoto»: iniziare a insegnare.

«Ho dato le dimissioni in Ferrari e pochi giorni dopo ho iniziato a lavorare all’Ipsia Corni di Modena – ripercorre l’ingegnere-docente – È stata una sorpresa: mi sono ritrovato a confrontare con una realtà diversa rispetto all’azienda, ma con sfide altrettanto complesse».

La passione per i motori non è venuta meno. Capizzoto ricorda ancora quando nel 2004 ha varcato per la prima volta i cancelli della Lamborghini, fresco del master Unimore in Ingegneria del Veicolo. Oppure quando nel 2015 è stato assunto dalla Rossa dopo un trascorso in Fiat per seguire la progettazione della 500.

All’istituto modenese è diventato però docente di tecnologia meccanica ed elettrotecnica, apprendendo un mondo nuovo e riscoprendo il giovane in sé.

«Mi sono trovato a lavorare con ragazzi che hanno la necessità di essere seguiti in un certo modo – descrive – Al di là dell’aspetto tecnico che potevo trasmettere, la parte più importante coinvolgeva l’esperienza maturata negli anni di volontariato: la relazione di aiuto e ascolto».

Capizzoto è infatti un seguace di Hunter “Patch” Adams, considerato il padre dei clown dottori. L’ingegnere rievoca la visita di Patch alla Casa di Fausta di Modena, avvenuta il 28 ottobre 2016.

Il docente ne seguiva le orme da oltre un decennio: aveva cominciato negli anni in cui lavorava a Bologna, spostandosi nei fine settimana all’ospedale di Sassuolo come volontario dell’associazione Ridere per Vivere.

«Tali esperienze mi sono state molto utili per entrare in relazione con i ragazzi – rivela – Il primo anno sono stato coordinatore di una classe e mi sono messo in gioco al cento per cento. Scherzando dico ai ragazzi di chiamarmi “Prof h24” perché mi possono contattare a ogni ora».

Capizzoto continua a ricevere soddisfazioni a livello professionale, ma in modo diverso. «Riuscire a dare una direzione a un ragazzo è la più grande gratificazione che posso avere – spiega – Accade quando mi rendo conto di aver contribuito alla sua crescita, quando è riuscito a trovare il suo percorso».

Oggi Capizzoto è vicepreside dell’Ipsia Corni. Segue progetti scolastici passo dopo passo e ha messo in pausa l’insegnamento, non l’attenzione per gli studenti.

«Passano spesso a trovarmi per avere un confronto, a volte senza un motivo – aggiunge – Così mi mantengo in contatto con loro».

Un contatto costruttivo, citando Collodi. «Vedo analogie tra Pinocchio e i ragazzi – conclude – Come il burattino si trasforma in bambino, così i ragazzi devono imparare a usare la testa per trovare le giuste soluzioni».