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Il pane avanzato per chi ne ha bisogno: Michela ci riprova nel suo “L’angolo delle bontà” a Bomporto

di Ernesto Bossù
Il pane avanzato per chi ne ha bisogno: Michela ci riprova nel suo “L’angolo delle bontà” a Bomporto

La prima volta, nei giorni dopo l’alluvione del 2014, le rubarono il tavolino. Ora, invece, le persone le lasciano biglietti per ringraziarla

04 gennaio 2024
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BOMPORTO. Aiutare i più bisognosi. Una frase che riecheggia spesso durante le vacanze natalizie, e l’ultimo periodo del 2023 non ha fatto eccezioni. Il più delle volte, però, quel buon proposito di fine anno nasce e muore in pochi giorni: terminato il periodo di sosta, infatti, ci si dimentica di quanto di buono ci sarebbe da fare nella quotidianità.

Michela invece no, non se lo è mai scordato. Commerciante da un quarto di secolo, ha acquistato un piccolo locale lungo via per Modena, a Bomporto. Si tratta di un crocevia in cui, durante tutta la mattinata e in una buona parte di pomeriggio, tanti cittadini si recano per fare gli acquisti.

Lì, lungo quelle poche decine di metri, c’è tutto: Municipio, edicola, banca e minimarket.

LA PRIMA VOLTA DOPO L'ALLUVIONE DEL 2014

Quest’ultimo è proprio quello gestito da Michela Tagliati, che nel 2000 ha rilevato lo stabile e avviato la propria attività, chiamata “L’angolo delle bontà”. Lì si trova un po’ di tutto: pane, viveri di prima necessità, piatti pronti. Ma anche, come suggerisce il nome, bontà d’animo. Non si parla delle solite frasi di circostanza, ma di fatti. Michela, ogni sera, mette fuori dal negozio un cesto con il pane avanzato.

Un gesto che va avanti da una decina di giorni ma che, negli scorsi anni, è stato ripetuto un paio di volte. «Ho cominciato a proporre una simile iniziativa durante i mesi drammatici dell’alluvione di Bomporto – spiega – avvenuta nel 2014».

IL TAVOLINO... RUBATO

Periodo, insomma, in cui di questi gesti ce ne era bisogno.

Peccato, però, che la prima sera in cui Michela aveva messo fuori dal negozio, dopo la chiusura, gli avanzi di pane, qualcuno ebbe la brillante idea di rubarle anche il tavolo. «Sono stata costretta a interrompere l’iniziativa che avevo pensato perché non potevo continuamente acquistare tavoli», sottolinea.

LA SECONDA VOLTA DURANTE LA PANDEMIA

Sei anni più tardi, in piena pandemia, Michela ha tentato di riproporre il tutto, sponsorizzandolo sui social.

Il problema, spiega, «stava nel fatto che le persone venivano a chiedermi, in negozio, il pane prima della chiusura. Non potevo darglielo, perché essendo ancora in apertura mi serviva. E allora decisi di interrompere nuovamente, onde evitare il generarsi di situazioni di imbarazzo simili».

LA TERZA VOLTA E IL BIGLIETTO DI RINGRAZIAMENTO

Quello è però stato uno stop momentaneo: «Una decina di giorni fa – continua – ho deciso di mettere fuori un altro tavolo con un cestino riempito, ogni sera, di panificati invenduti. E, devo dire, per ora sta funzionando».

Quasi per ironia della sorte, ieri mattina è stata la stessa Michela a trovare un biglietto di ringraziamento, probabilmente lasciato da qualcuno che aveva preso parte di quel pane: «Non si tratta necessariamente di persone che non hanno soldi – chiosa Michela – ma anche di cittadini che staccano da lavoro tardi e, trovando tutto chiuso, hanno bisogno di mangiare. Se non mi rubano il tavolo, come ho chiesto nel biglietto che ho riposto nel cesto, l'iniziativa continuerà ad oltranza».