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Il padre dello studente 17enne accoltellato sul bus: «Mio figlio è vivo per miracolo»

Stefania Piscitello
Il padre dello studente 17enne accoltellato sul bus: «Mio figlio è vivo per miracolo»<br type="_moz" />

Il giovane ieri è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico e resta in Terapia intensiva. La madre di un altro ragazzo: «L’aggressore gli ha detto: “O il portafoglio o la vita”»

19 gennaio 2024
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È cosciente ma ancora, ovviamente, sotto choc: ieri pomeriggio è stato sottoposto a un intervento chirurgico per “sistemare” le ferite al volto – a mezzo centimetro dall’occhio – e a una mano, quella che ha usato per pararsi da quei colpi inferti con un coltello da cucina. Ieri, fuori dalla sala operatoria al Policlinico, c’erano i genitori dello studente del liceo Dante, un 17enne formiginese accoltellato mercoledì pomeriggio sull’autobus in autostazione a Modena, sulla linea che porta fino a Pavullo.

«Nostro figlio – così il padre Riccardo Vellani – è cosciente. Certo, è un po’ stordito anche per i tanti farmaci che gli stanno somministrando, ma si ricorda tutto. Anche ieri (mercoledì, ndr) si ricordava ogni cosa. Adesso è in sala operatoria, ha tante ferite: è stato colpito con il coltello in faccia, su una mano, dietro al collo e dietro la schiena».

Il padre ripercorre quei momenti: «Ci ha telefonato lui. Ha detto: “Mamma mi hanno accoltellato”. Poi chiaramente stava male e il telefono lo ha preso chi era con lui».

Il giovane da quando frequenta l’istituto superiore Dante prende ogni giorno l’autobus per tornare a casa, a Formigine: «Da quanto sappiamo noi dentro il bus non si sono mai verificati episodi di violenza. Legare questo specifico episodio all’autobus è un errore: queste cose succedono ovunque. Il problema è che ci sono delinquenti a piede libero. Ci sono luoghi, soprattutto l’autostazione, che sono frequentati da gente discutibile, è risaputo. Una cosa di questa gravità e di questa natura è inaccettabile».

In queste ore la priorità è ovviamente la salute del ragazzo: «È vivo per miracolo, se lo avesse preso alla gola sarebbe morto. Per adesso i medici ci hanno detto che la vista non è stata intaccata, ma io aspetto che torni a casa e che lui mi dica che ci vede bene. Sicuramente è sotto choc e penso che quando sarà il momento di tornare a casa, spero presto, si renderà conto ancora di più della faccenda».

Il padre del ragazzo, però, ne è certo: «In questi giorni ci concentriamo sulla sua salute, ma non finisce qua. Faremo rumore. Sono tutti esasperati. I ragazzi così crescono traumatizzati, non sono liberi di andare in giro tranquilli. La situazione è inaccettabile. Mi auguro che questo soggetto, di cui non so niente, non torni a piede libero perché si tratta evidentemente di una persona pericolosa».

Il “vicino” di posto

Il suo pensiero in queste ore è stato uno: conoscere le condizioni di quel ragazzo che era seduto di fianco a lui.

«Mio figlio – così racconta la madre di uno studente che mercoledì pomeriggio era seduto su quel bus vicino al coetaneo accoltellato, nel posto lato finestrino – adesso continua a ripetersi che forse avrebbe potuto fare qualcosa, che lo avrebbe potuto aiutare. Ma non avrebbe potuto fare niente. Siamo sotto choc, lui è terrorizzato».

Il ragazzo, che frequenta la quarta al Corni di Modena, ha riferito alla madre ciò che ricorda di quei concitati momenti. Naturalmente si tratta di una ricostruzione che potrebbe essere “offuscata” dal trauma subito.

«Quell’uomo – racconta la donna – si è infilato sull’autobus mentre si stava chiudendo. Per sbaglio ha urtato con il piede lo zaino di mio figlio e si è scusato con lui. Sembrava agitato. Ce l’aveva con qualcuno, continuava a ripetere il nome di un tunisino e diceva: “Lo ammazzo. Ragazzi, oggi mi arrestano”. Sembrava che avesse appena avuto una discussione con qualcuno fuori».Poi, tutto sarebbe avvenuto in pochi istanti: «Lui è rimasto in piedi, mentre i ragazzi erano seduti. Si è avvicinato al 17enne e gli ha detto: “Dammi il portafoglio o la vita, scegli tu”. Mio figlio mi ha raccontato che non c’è stata nessuna discussione. Lo studente gli stava dando il portafoglio ma del tirarlo fuori dallo zaino, forse gli stava per cadere e ha fatto uno scatto. L’altro deve avere interpretato male e ha iniziato a colpirlo. Una scena da film: tutti i ragazzi hanno iniziato a urlare all’autista di aprire. Mio figlio all’inizio è rimasto pietrificato, poi ha scavalcato il sedile come stavano facendo gli altri. L’autista ha aperto le porte ed è stato un caos, tutti i ragazzi scappavano e si calpestavano».

La notizia è arrivata a casa verso le 15: «Ha telefonato e ha risposto mio marito. Piangeva e urlava e ho capito che era successo qualcosa di grave. A me Modena non è mai piaciuta, e neanche a lui. Frequenta il quarto anno e adesso sinceramente non vedo l’ora che finisca. Le forze dell’ordine sono arrivate subito perché erano lì in zona, per fortuna. Capisco che ci siano carenze di personale ma mi piacerebbe che, almeno negli orari di ingresso e uscita delle scuole ci fossero più controlli, specialmente in autostazione e nelle zone più difficili della città.