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Modena, il caso in Accademia. L'ufficiale indagato: «O entri nel sistema o ti ci faccio entrare con la forza»

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Dai soldati, altri episodi choc sull’ufficiale dell’Accademia indagato

26 gennaio 2024
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Modena «Ci auguriamo che l’Esercito, a seguito delle sue dichiarazioni, si costituisca parte civile in un eventuale procedimento a carico del tenente colonnello Caiti. Mi sembra un atto dovuto, a fronte di quanto hanno dovuto patire per causa sua soldati e soldatesse».

A parlare è l’avvocato Massimiliano Strampelli, del Foro di Roma, che difende ben otto (cinque uomini e tre donne) degli undici militari che hanno presentato denuncia nei confronti di Giampaolo Cati, 44 anni, il tenente colonnello originario di Rieti (ma tuttora domiciliato a Modena) che era a capo del Centro ippico militare (Cim) dell’Accademia di Modena. È accusato di azioni persecutorie (legate anche ad apprezzamenti sessuali), abuso di potere e violenza privata per fatti commessi soprattutto tra il 2019 e il 2021. Ricevute le segnalazioni, è stato lo stesso comandante dell’Accademia, il generale di Divisione Davide Scalabrin, a presentare gli esposti che hanno fatto scattare le indagini della Procura di Modena e di quella militare di Verona. Disponendo al contempo lo spostamento dell’ufficiale ad altro incarico.

Sottolineando la gravità dei fatti contestati, l’avvocato Strampelli – che sta seguendo anche un caso di nonnismo all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli – evidenzia che «le circostanze sono state tali da portare più di un militare al congedo. Mentre altri hanno chiesto il trasferimento, impossibilitati a continuare il loro percorso a Modena». Si tratta, va ricordato, di volontari in ferma prefissata, non di cadetti.

L’Esercito

Già mercoledì sera, in una nota, l’Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ha comunicato una durissima presa di posizione nei confronti di Cati: «L’Esercito – si legge – ritenendo molto gravi le ipotesi di reato al vaglio delle autorità competenti, promuoverà ogni azione consentita dalla legge per tutelare l'immagine della forza armata. Tolleranza zero nel perseguire comportamenti inaccettabili». L’Esercito ha rimarcato anche come le segnalazioni alle Procure siano partite dal comandante dell’Accademia.

Le minacce

Intanto emergono altri episodi choc denunciati dai militari. Nell’autunno 2021 minacciò di fare trasferire una soldatessa solo perché aveva notato un graffio sul muro, ed era convinto che fosse stata lei a causarlo. Soldatessa che peraltro impiegava in mansioni che esulavano totalmente dal suo incarico di infermiera. Assegnò poi un altro soldato alla movimentazione di circa 10 cavalli al giorno «per ripicca perché questi aveva deciso di smettere di montare a cavallo. Poi le sconcertanti frasi rivolte a un sergente che chiedeva solo di poter uscire all’orario previsto: gli disse che gli aveva «rotto i coglioni» perché era un sindacalista, e denigrando continuamente il suo lavoro di capo maniscalco «lo minacciava ripetutamente che, se non fosse entrato nel suo “sistema”, assecondando le sue richieste, lo avrebbe fatto entrare lui a suo modo, con la forza, oppure lo avrebbe fatto trasferire».

Il deputato Vaccari

Sul caso ieri ha preso posizione anche il deputato Pd Stefano Vaccari: «Purtroppo in queste ore la prestigiosa Accademia militare di Modena è assurta agli onori delle cronache per un’indagine della Procura riguardante un alto ufficiale che avrebbe umiliato, con fatti e parole, i propri sottoposti, in particolare sottoposte, agendo con uno spudorato sessismo e disprezzo per gli altri. Fatto salvo il mio garantismo, temo che tale modalità distorta di intendere la gestione del potere non sia isolata.

In fondo, se un generale Capo di stato maggiore come Vannacci viene osannato e corteggiato per una candidatura alle europee, vendendo libri che trasudano sessismo e omofobia, un problema lo abbiamo, e anche più grave del singolo reato perché di natura culturale.

Per questo, pur nel profondo orgoglio e rispetto verso un’istituzione come l’Accademia che noi modenesi e italiani dobbiamo avere, esprimo ferma condanna e la fiducia nell’accertamento della verità da parte della magistratura, auspicando che le conclusioni su fatti come questi siano monito per tutte e tutti».l