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Agricoltori, la rabbia sul trattore «Ma non siamo i nuovi Forconi»

Agricoltori, la rabbia sul trattore «Ma non siamo i nuovi Forconi»

Oggi la prova di forza dei contadini emiliani arrabbiati con l’Europa e la politica A Ravenna previsti centinaia di mezzi. «Ascoltateci, o chiuderemo tutti»

29 gennaio 2024
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di Giovanni Medici

Le strade d’Italia, dopo quelle di vari paesi europei, si stanno riempiendo di trattori. Comitati spontanei e associazioni non sindacali lanciano in questo modo un grido d’allarme per segnalare le profonde difficoltà che sta vivendo l’agricoltura e che hanno messo in ginocchio il settore. A rischio, dicono ad esempio i rappresentanti del Copoi, il Coordinamento produttori ortofrutticoli italiani, c’è la sopravvivenza di tante piccole e medie imprese, i cui titolari vogliono vivere dignitosamente di una agricoltura sana.

La protesta del ‘popolo produttivo’ sembra aver alzato il coperchio di un pentolone pieno zeppo di problematiche che la politica non ha risolto, dicono al Copoi, anzi probabilmente ha peggiorato, a vari livelli. E si è arrivati così al punto di saturazione di oggi.

Tra le richieste di chi manifesta c’è ad esempio il riconoscimento del costo di produzione per legge per la filiera ortofrutticola, di nuove politiche di adattamento e di sostegno concreto per l’agricoltura dagli effetti nefasti della crisi climatica, agevolazioni per l’accesso al credito, una moratoria bancaria e contributiva, l’alleggerimento del carico burocratico, un nuovo concetto di aggregazione tra le aziende. Dopo la manifestazione di lunedì scorso a Bologna per oggi ne è stata organizzata una a Ravenna, con partenza dei trattori alle 8.45 da Russi. È stato addirittura cambiato il luogo di ritrovo dei mezzi, d’accordo con la Prefettura, vista la grande affluenza prevista.

«Dovremmo arrivare a portare 300 o 400 trattori da tutta l’Emilia-Romagna – dice il referente regionale del Copoi, il modenese Willer Malavasi, trenta ettari di frutteti a Soliera – E avremo solo una bandiera, quella italiana, e una sola parola d’ordine, unità: non vogliamo polemizzare, non vogliamo strumentalizzazioni politiche. La situazione è di emergenza, da cinque anni la produzione lorda vendibile è crollata, a causa dei problemi fitosanitari, del clima, di politiche che non ci sostengono. E anche le associazioni dovrebbero rappresentarci e proteggerci di più, così come il mondo cooperativo venirci incontro. Dobbiamo assicurare un futuro di rendita certa per l’agricoltore, preda di troppe lobby che difendono solo determinati interessi e non i nostri».

Le soluzioni per venire incontro alle richieste del mondo agricolo in difficoltà ci sono, dice ancora Malavasi, ricordando un emendamento di una legge bloccata in Parlamento e presentato dall’attuale vicepresidente del Copoi Abati; ma non si può affermare, come qualcuno sta facendo, che questa mobilitazione sia contro l’Europa.

«Ogni paese ha le sue peculiarità, in Spagna non ci sono trattori per le strade perché hanno applicato la normativa sulla concorrenza sleale, in Italia no. Da anni portiamo i nostri problemi all’attenzione delle istituzioni di ogni livello ma senza che ci ascoltino. Oggi tanti ci supportano, ma non abbiamo niente a che fare con i Forconi del 2013 e ci muoviamo nel rispetto della legge e d’accordo con le autorità quando manifestiamo».

Gli agricoltori, viene ribadito da più parti, sono i primi a tutelare l’ambiente, impegnandosi a coltivare in maniera sostenibile. L’architettura verde della nuova Pac, invece, andrebbe nella direzione opposta, con il rischio concreto che ci sia una prevalenza di prodotti agricoli importati da paesi che non seguono i nostri disciplinari produttivi, quelli che ne garantiscono sicurezza e salubrità.

«Finchè c’è una sola pera italiana nei nostri frigo non dobbiamo dare spazio nei negozi e nella grande distribuzione a quelle straniere, pagando il prezzo giusto a noi produttori nazionali».l

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