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Carpi, il “progetto-Biscione” rallenta: cambiano costi e tempistiche

Gabriele Canovi
Carpi, il “progetto-Biscione” rallenta: cambiano costi e tempistiche

Giunta costretta a rivedere l’intervento di riqualificazione

29 gennaio 2024
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Carpi Un progetto tanto importante quanto difficile e che ora subisce un improvviso, ma netto, rallentamento. Stiamo parlando del Biscione, il grande palazzo di via Unione Sovietica, oggetto del disegno di riqualificazione immaginato dalla Giunta per risolvere una volta per tutte il problema degrado.
Importante e difficile, si diceva: importante perché andrebbe a ridare nuova linfa a un simbolo (in negativo) della città; difficile perché fin dall’inizio si sapeva che non sarebbe stato un gioco da ragazzi riuscire a incastrare tutti i pezzi di un puzzle dal valore di 9 milioni di euro (questo il costo dell’intervento) e che vede in campo pubblico e privati. È proprio qui il nocciolo della questione, nonché la causa di questo improvviso “stop” al progetto: nel piano iniziale redatto dalla Giunta, l’intervento di rigenerazione del complesso nasceva come partenariato pubblico-privato e accompagnava i privati supportati dalla cessione del credito. Ora, il blocco della cessione dei crediti per gli interventi di riqualificazione energetica e sismici e l’aumento dei costi dell’edilizia rimescolano le carte in tavola frenando il progetto e aumentando costi e tempistiche.
Il progetto iniziale (messo nero su bianco nel 2020) prevedeva un intervento da 8,3 milioni più Iva, dei quali 5,6 a carico di Comune e Acer Modena (soggetto con cui è stato redatto congiuntamente il progetto) insieme allo studio aggiudicatario del concorso di progettazione per rifare l’involucro edilizio e il sistema degli spazi comuni e pubblici. Trattandosi di partenariato tra più soggetti, all’investimento pubblico previsto dal bando regionale, si dovevano sommare le rispettive quote dei privati che resteranno proprietari dell’immobile. Dopo lo stop del Governo al Superbonus 110, però, questo modello non è più sostenibile. E così la Giunta si è trovata davanti ad una scelta pressoché obbligata: rimandare la gara di affidamento dei lavori, inizialmente prevista a gennaio 2024.
«Stiamo valutando un modello finanziario alternativo – spiega l’assessore all’Urbanistica Riccardo Righi – con l’obiettivo di tentare di agevolare i privati e rimodulare lo schema originari. Questo, però, farà inevitabilmente slittare il programma iniziale».
L’idea è quella di «costruire uno strumento finanziario in grado di mettere un fondo di garanzia a copertura dell’investimento privato» così da riuscire a «dilazionare la spesa e rendere più sostenibili le rate anche per le famiglie più fragili». All’interno del complesso vi abitano diversi nuclei con redditi medio-bassi e quindi «è fondamentale proporre loro un piano finanziario che non li metta in difficoltà», come sottolineato dall’assessore a Politiche Sociali e Welfare, Tamara Calzolari.
Se il piano non verrà modificato, questi erano i cardini del progetto di fattibilità approvato nel marzo dello scorso anno: miglioramento sismico della struttura, che risale agli anni ’70, oltre alla sostituzione e innovazione di tutti gli impianti e della facciata, fino a raggiungere un efficentamento energetico pari a classe A1. Grande attenzione era stata data agli spazi comuni, ripensando l’uso di copertura e della piattaforma esterna, a garanzia di quella mescolanza ricercata in sede di candidatura del bando, e pensando a spazi ampiamente frequentati che porteranno grande beneficio non solo alle attività esistenti, ma anche all'intero quartiere.