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Modena al top per pagamenti elettronici, ma i commercianti si spaccano

di Carlotta Fornaciari
Modena al top per pagamenti elettronici, ma i commercianti si spaccano

Soltanto a Bolzano più transazioni con carte di credito e bancomat

31 gennaio 2024
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MODENA. Commissioni voraci e crollo delle piccole e medie attività o abbattimento dell’evasione fiscale, comodità senza limiti e sicurezza degli introiti nelle casse? Sono questi i due schieramenti che si scontrano nel campo del “cashless”, la nuova “Febbre dell’oro”, o forse, “Febbre del bancomat”.

Dietro a Bolzano e davanti a Venezia, con un aumento dei pagamenti digitali nel 2023 del 57,5% rispetto al 2022, Modena si classifica come seconda provincia più cashless d’Italia: questi sono i dati che emergono dal report “Osservatorio Città Cashless” di SumUp, la famosa società di pagamenti mobili.

La metamorfosi dal contante al Pos ha ormai coinvolto commercianti, produttori e consumatori senza distinzione. Ma, tra chi approva la comodità indiscussa dello “strisciare la carta”, c’è anche chi non è affatto d’accordo.

E persino chi vede la propria attività irrimediabilmente compromessa. «I nostri tassi sono e rimangono alle stelle: mentre il paese corre verso il cashless, noi commercianti con piccole e medie attività andiamo sott’acqua – a parlare è Milena Laritonda della “Pescheria Laritonda Gianluca”, al Mercato Albinelli – Dal punto di vista della sicurezza è un vantaggio, gli introiti sono più al sicuro che nelle casse. Peccato però che su dieci persone, otto paghino con la carta: su un volume di spesa di cinquanta euro, circa quattro vengono persi. È evidente che, soprattutto con un incasso come quello del periodo natalizio, la perdita è altissima. La situazione non può rimanere questa: così noi piccoli commercianti andiamo a fondo».

Per quanto riguarda i dati nazionali, nel 2023 le transazioni senza contanti sono aumentate del 35, 5%, con uno scontrino medio di 37 euro, in calo dell’8,1% rispetto all’anno precedente. Tra agenti immobiliari e avvocati, i pagamenti digitali risultano in aumento. Costante la crescita nei settori horeca (caffè e ristoranti), e retail (tabaccherie, edicole, cosmesi). In alcuni casi i dati scatenano il caos, in altri invece sembrano strizzare l’occhio alle attività: «In questa situazione gli incassi non fanno che aumentare – commenta Michele Lipparini della “Tabaccheria Lolli di Lipparini Michele” – Così tanta gente vuole pagare con il Pos che cercano apposta la tabaccheria che lo permetta, per poi fidelizzarsi. È così che abbiamo coinvolto anche molti colleghi di altre attività: vedendo che gli affari funzionavano, hanno subito intrapreso la stessa strada. Il contante fatica a supportare alti volumi di spesa, lo stesso vale per gli stranieri quando vengono ad acquistare i sigari: cashless significa più immediato, più comodo».

Comodità: di questo si parla, soprattutto per volumi di spesa ingenti. Per le spese più piccole invece, prevale ancora il contante: «Diciamo che su un incasso di 2mila euro, 1300 sono contanti – conclude Natalia Surkova, anche lei della Tabaccheria Lolli – Non c’è alcun dubbio però sulla comodità del cashless a livello di rischi: gli introiti sono sicuramente più protetti». Nel settore dell’abbigliamento quella con il cashless è ormai un’amicizia, o avversità, di lunga data: «Per noi ormai è un’abitudine da tempo, non vediamo una grande differenza dagli anni precedenti – commentano Massimo Bertolini e Massimiliano Bigoni di “Max B” – L’unico vero problema è che i costi di gestione delle commissioni sono elevatissimi: con spese più basse saremmo tutti più contenti, anche il consumatore finale. Lo Stato ha scelto e noi abbiamo accolto la decisione, o meglio, l’abbiamo dovuta mangiare e digerire. Un’imposizione costosa: sarebbe meglio che abbassassero le commissioni, trattandosi di un servizio per il cittadino. Per non parlare del fatto che i commercianti pagano sia le commissioni che la propria carta di credito personale – e concludono – Se vogliamo proprio guardare il lato positivo, almeno l’evasione fiscale ha di che temere».