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Il caso in tribunale

Sassuolo, gli avvocati degli agenti della polizia locale: «Non torturarono, al massimo causarono lesioni»

Sassuolo, gli avvocati degli agenti della polizia locale: «Non torturarono, al massimo causarono lesioni»<br type="_moz" />

I legali dei quattro operatori contestano l’accusa davanti al giudice

06 febbraio 2024
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SASSUOLO I quattro agenti della polizia locale di Sassuolo non torturarono nessuno e vanno assolti dalla pesantissima accusa. Se proprio va ascritta qualche responsabilità ad alcuni di loro, può essere casomai quella di percosse o lesioni, reati molto più lievi.

IN TRIBUNALE
È quanto hanno chiesto ieri in udienza preliminare gli avvocati difensori degli agenti che rischiano il processo per quanto avvenuto a Sassuolo la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2021. Accadde che un uomo di nazionalità marocchina venne portato al Pronto soccorso dopo essere stato trovato per strada in grave crisi ipoglicemica. Una patologia per cui, già in passato, aveva fatto accesso all’ospedale. Qui, secondo la Procura, a un certo punto gli agenti sarebbero arrivati «senza che alcuno avesse richiesto il loro intervento». Poi avrebbero immobilizzato il paziente sulla barella, «incastrandogli le braccia tra le sponde, percuotendolo sul petto e al capo, uno di loro salendo con i piedi sul suo bacino mettendosi in posizione accovacciata, chiedendogli con insistenza se avesse assunto sostanze stupefacenti». Sembra infatti che gli agenti pensassero che fosse uno spacciatore.
A fare denuncia per questi comportamenti fu il direttore generale dell’ospedale. Non il paziente, che pare anzi sia stato dimesso con una cartella clinica che parlava di uno stato di ritrovato benessere. Ai carabinieri in un primo momento avrebbe riferito di non ricordare niente di quella notte, a causa della crisi ipoglicemica.

L'ACCUSA
A fronte del fascicolo aperto dalla Procura (pm Lucia De Santis) per il reato gravissimo di tortura (le pene per un pubblico ufficiale vanno dai 5 ai 12 anni), i quattro furono sospesi temporaneamente dal servizio. I due agenti semplici, un 34enne residente a Modena e un 26enne di Reggio, tramite il ricorso al Riesame (sono assistiti dall’avvocato modenese Barbara Tassi e dall’avvocato Valerio Guazzarini del Foro di Bologna, dello studio del prof Vittorio Manes) hanno poi ottenuto il reintegro. I due assistenti, accusati anche di falsità ideologica per aver firmato una relazione di servizio il cui contenuto è considerato non veritiero, sono invece difesi dagli avvocati Giovanni Tarquini (per un 38enne di Scandiano) e Roberto Mariani e Fabrizio Canuri (per un 52enne di Formigine). La vittima, tramite l’avvocato Caterina Arcuri di Reggio, si è costituita parte civile nella scorsa udienza.

LA DIFESA
Ieri davanti al gup Barbara Malvasi si è svolta la discussione, nell’ambito della quale i legali dei due agenti semplici hanno chiesto il proscioglimento dall’accusa, sottolineando la loro estraneità alla condotta contestata. Così hanno fatto anche i difensori dei due assistenti, presentando solo in subordine richiesta di derubricazione dell’accusa in reato di minore gravità. Che a discrezione del giudice potrebbe essere quello di percosse o lesioni. Se l’istanza di derubricazione venisse accolta, i due non finirebbero comunque a processo: mentre il reato di tortura è perseguibile d’ufficio, per quelli di percosse e lesioni occorre la querela di parte. Che in questo caso manca, perché il marocchino, come detto, non fece denuncia.
Il giudice si è riservato sulla decisione: verrà comunicata il 15 febbraio. Allora si saprà se si aprirà o meno un processo, e in che termini.