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In tribunale

Concordia, via al processo per la morte di Alice Neri. E Mohamed chiede «verità»

Concordia, via al processo per la morte di Alice Neri. E Mohamed chiede «verità»<br type="_moz" />

A Modena in tribunale l'accusato del femminicidio è apparso impassibile

08 febbraio 2024
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MODENA Sono passati quattordici mesi da quando il corpo carbonizzato di Alice Neri è stato trovato nel baule della sua auto a Fossa di Concordia. Quattordici mesi in un cui la famiglia della donna, che aveva 32 anni all’epoca dei fatti, non ha ancora potuto celebrare il suo funerale. E ieri, a quattordici mesi di distanza da quel 18 novembre 2022, è iniziato il processo a carico di Mohamed Gaaloul, 30enne tunisino unico indiziato per questo delitto. Lui, Gaaloul, che per tutta la lunga – lunghissima – udienza è stato seduto nel baco di fianco al suo avvocato Roberto Ghini e che quando è uscito, dopo dieci ore in tribunale, si è voltato verso i giornalisti dicendo: «Verità».

Verità è anche quello che chiedono i familiari di Alice, a partire dalla madre Patrizia e dal fratello Matteo che ieri erano presenti in aula e che si sono costituiti parte civile assistiti dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini. A chiederla è anche Nicholas Negrini, il marito di Alice, assistito dall’avvocato Antonio Ingroia. Negrini ieri mattina non c’era in tribunale: si è costituito parte civile anche per conto della figlia, che all’epoca aveva solo quattro anni.

Le indagini effettuate dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Modena sono state coordinate dai pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara.

Ieri l’udienza è stata perlopiù tecnica. Sono state ammesse quali parti civili al processo due associazioni: l’Udi Modena (associazione donne in Italia, con l’avvocato Sonia Lama) e la Casa delle donne Odv (con avvocato Valeria De Biase). Non è stata ammessa, invece l’associazione “La Caramella buona”.

Il rito con giudizio immediato è iniziato con difficoltà. L’aula scelta infatti inizialmente per celebrare l’udienza, era troppo piccola per ospitare tutti i presenti, per i quali era stata allestita un’altra aula adiacente dotata di schermi, anch’essa di dimensioni ridotte. I presenti, tra difensori, familiari, giornalisti e semplici cittadini, erano infatti numerosi: un aspetto, questo, prevedibile data l’eco mediatica che ha auto questa vicenda. Dopo circa un’ora rispetto all’orario prefissato per partire con l’udienza, la Corte d’Assise si è quindi spostata in aula tre, quella dell’ex cinema dove normalmente si svolgono i processi più importanti.

IL FEMMINICIDIO

È stato nel momento della costituzione di parti civili che si è aperta una delle discussioni più significative. Di fronte alla richiesta di costituzione di associazioni impegnate contro la violenza sulle donne (oltre a La caramella buona che, nel proprio statuto, si concentra molto sul contrasto agli abusi sui minori), l’avvocato Roberto Ghini è intervenuto: «Come si fa ad affermare che si tratti di femminicidio? Il femminicidio in gran parte è legato a rapporti tra partner, in una piccola percentuale si deve ipotizzare una pregressa conoscenza. Mohamed e Alice non si conoscevano».

Attualmente Mohamed è sotto accusa per omicidio e distruzione di cadavere. La procura, nell’inchiesta, parla anche di violenza sessuale, reato però non contestato nella procedura di estradizione dalla Francia (dove Gaaloul è stato arrestato): questo significa che occorrerà attendere il nulla osta dalla Francia per contestare anche la violenza.

GLI AVVOCATI
Ghini ha aggiunto: «Non c’è un movente. Il femminicidio è quando la violenza è esercitata dall’uomo sulla vittima in quanto donna, non occasionalmente. E se fosse stato omicidio per rapina o per altre motivazioni?».
Dopo essersi ritirata in camera di consiglio la Corte ha stabilito che il delitto assume i contorni di un feminicidio: «Dal capo di imputazione – ha detto la presidente Ester Russo – emerge nella descrizione del fatto che la prevaricazione del genere viene ad assumere rilievo centrale nella dinamica, per cui la vittima è stata condotta in un luogo appartato per poi essere uccisa con colpi di arma bianca».

«Si avvicina il momento della verità – così Antonio Ingroia, che assiste Negrini –, Mi auguro e si augura anche Nicholas che si possa procedere al funerale della moglie. Per adesso non abbiamo avuto il nulla osta al seppellimento».

«Siamo molto soddisfatte dell’ammissione alla costituzione di parte civile – così Serena Ballista, presidente Udi Modena –, pensavamo che fosse una cosa giusta da chiedere e da approvare. Siamo un’associazione di ormai quasi 80 anni e già quando non esistevano le parole per dirlo ci occupavamo di violenza. Occuparsi di autodeterminazione delle donne significa farlo a 360 gradi». L’avvocato Ghini ha sollevato in aula alcune eccezioni oltre a richiedere tre perizie su cui la Corte si è riservata. Si torna in aula il 21 febbraio.l