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Il caso

Mirandola, 700mila euro a un agricoltore dopo il sisma: «Non li doveva percepire, a processo»

di Daniele Montanari
Mirandola, 700mila euro a un agricoltore dopo il sisma: «Non li doveva percepire, a processo»<br type="_moz" />

 Un 50enne nei guai: è accusato di truffa dalla Procura Europea

14 febbraio 2024
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MIRANDOLA L’accusa è pesante: aver percepito centinaia di migliaia di fondi pubblici per la ricostruzione post sisma senza averne diritto. E stavolta viene mossa nientemeno che dalla Procura europea.

IL CASO
Il caso riguarda il titolare di un’azienda agricola di Mirandola, un cinquantenne italiano, e due professionisti che lo hanno assistito nelle pratiche relative alla richiesta di contributo, uno sul fronte urbanistico e l’altro per quanto riguarda l’attività produttiva. In sostanza, l’uomo assieme ai tecnici ha sostenuto che con il terremoto del 2012 i diversi edifici a cui faceva capo l’azienda agricola erano stati distrutti, presentando quindi nel 2014 la relativa istanza per chiedere di attingere ai fondi per la ricostruzione tramite il portale Sfinge della Regione dedicato alle imprese agricole e agroindustriali. La pratica è andata avanti e i contributi sono stati effettivamente erogati, per un importo complessivo di circa 700mila euro. Un importo notevole, sul quale ha deciso di fare accertamenti la Procura europea.

IN EUROPA
Si tratta dell’Eppo, European Public Prosecutor’s Office, un’istituzione indipendente dell’Unione europea operativa dal 1° giugno 2021 secondo le disposizioni del Trattato di Lisbona e come cooperazione rafforzata tra 22 dei 27 membri dell'Ue. Ha sede in Lussemburgo, accanto alla Corte di giustizia dell’Ue e alla Corte dei conti europea, ma anche uffici distaccati come quello di Bologna. Il suo compito è quello di combattere le frodi ai danni delle finanze dell’Ue, con i relativi poteri di indagine.

LE ACCUSE
Ebbene, attraverso i procuratori europei delegati Elisa Francesca Moretti e Pasquale Profiti, l’Eppo ha mosso l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (articolo 640 bis) nei confronti dei tre. Netta la posizione dei magistrati europei: secondo le loro valutazioni, negli edifici indicati dal mirandolese non era ospitata alcuna attività produttiva nel 2012, e quindi era illegittima la richiesta di contributi per la ricostruzione attraverso il portale Sfinge. In sostanza, per l’accusa le consulenze tecniche che hanno sostenuto l’istanza hanno certificato il falso.
Di avviso opposto gli avvocati che difendono i tre: Cosimo Zaccaria e Domenico Giovanardi del Foro di Modena e Andrea Laghi, Cristiano Vecoli del Foro di Siena e Daniele Vicoli di Bologna. A loro giudizio l’attività agricola era ben presente nel 2012 e quindi la richiesta di contributo è stata correttamente avanzata attraverso le pratiche. Ieri mattina le parti si sono ritrovate in udienza preliminare davanti al giudice Carolina Clò, che ha rinviato a giudizio tutti e tre gli imputati: il processo inizia il 16 maggio. La Regione si è costituita parte civile, pronta a chiedere i danni.