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Modena, i professori del Barozzi scrivono a Di Palma

Davide Berti
Modena, i professori del Barozzi scrivono a Di Palma

I documenti del consiglio di classe mai arrivati a Bologna: «Vogliamo un incontro»

14 febbraio 2024
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Modena Si è già detto di quanto la scuola sia lontana dalla sua missione primaria nella vicenda del Barozzi. Oggi il caso di Damiano Cassanelli ha assunto contorni burocratici preoccupanti, vicini a quello che si può tranquillamente definire un pasticcio.

IL TESTO: l’interrogatorio allo studente poi sospeso

I punti fondamentali. L’intervista al dirigente regionale Bruno Di Palma che abbiamo pubblicato ieri, ha infatti prodotto parecchio clamore, soprattutto all’interno dell’istituto modenese. Motivo? Di Palma, molto onestamente, ha detto due cose fondamentali: primo che nel materiale in possesso dell’ufficio scolastico regionale non è presente la delibera del consiglio di classe che all’unanimità aveva votato di non procedere nei confronti di Damiano; poi che ogni materiale, ogni prova, che sarà raccolta e presentata da qui in avanti sarà comunque presa in considerazione dall’ufficio scolastico regionale per valutare quanto accaduto. E il foglio della delibera del consiglio di classe, lo avevamo scritto anche ieri, non è un particolare di poco conto: è la delibera datata 21 dicembre 2023 nella quale i professori di Damiano, i primi a doversi pronunciare, avevano negato, tutti d’accordo, che ci fossero i presupposti per un provvedimento disciplinare. Un pronunciamento, questo, che arriva con un mese di anticipo rispetto alla convocazione del consiglio di istituto, 18 gennaio, e alla sua discussione, 25 gennaio.

I professori in campo. Per questo, ieri, i professori del consiglio di classe di Damiano, che già avevano mandato mail all’ufficio scolastico regionale, hanno fatto una nuova lettera indirizzata a Bologna, tanto breve quanto chiara: «Alla luce dell’intervista al dottor Di Palma, pubblicata sulla Gazzetta di Modena, in merito alla vicenda di Damiano Cassanelli, il consiglio di classe chiede al dirigente dell’ufficio scolastico regionale un incontro in presenza al fine di fornire ulteriori elementi chiarificatori sul motivo della sanzione e sulla procedura adottata nei confronti dello studente. Nell’intervista, il dottor Di Palma sostiene infatti di non essere stato informato che il consiglio di classe avesse già votato all’unanimità di non procedere con la sospensione dello studente in relazione a una prima nota disciplinare del 4 dicembre 2023 comminata dalla vicepreside sul registro elettronico, prima dell’intervento del consiglio d’istituto del 25 gennaio 2024 a seguito di una seconda nota disciplinare firmata dalla Dirigente scolastica. Si precisa peraltro che lo stesso consiglio di classe, in data 1 febbraio 2024, ha inviato una lettera allo stesso ufficio scolastico per illustrare i fatti accaduti, soffermandosi sulla seconda nota disciplinare per l’intervista rilasciata dallo studente alla Gazzetta di Modena, ritenendo che l’organo competente a valutare la condotta del ragazzo fosse in prima istanza il consiglio di classe e non il Consiglio di istituto».

Il verbale della discordia Un altro tema, invece, lo solleva l’avvocato del ragazzo, Stefano Cavazzuti. Il riferimento è il verbale del consiglio di istituto del 25 gennaio, quello dei dodici giorni di sospensione, che era già in possesso dell’ufficio scolastico regionale e che invece nessuno dei componenti aveva ancora validato e firmato. Non avevano potuto nemmeno visionarlo, nemmeno richiedendolo.

Per di più la firma è stata apposta solo lunedì sera, a ridosso della mezzanotte, al termine di una lunga seduta del consiglio di istituto per validare il precedente verbale.

L’avvocato lascia intendere addirittura ad una invalidità della sanzione inflitta a Cassanelli «perché alcuni membri del consiglio di istituto avrebbero dovuto astenersi dal voto, in quanto in palese conflitto di interesse. Da ultimo – chiude l’avvocato- mi chiedo come faccia il dirigente Di Palma ad essere in possesso di copia del verbale del consiglio di istituto del 25 gennaio, quando tutti i componenti di quel consiglio non ne avevano una copia, perché firmato e di conseguenza diffuso successivamente alla sua intervista, ovvero nella tarda serata di lunedì».

L’avvocato risponde anche alla critica che il dirigente dell’Usr gli ha mosso di non avere fornito subito al consiglio di istituto le prove delle perquisizioni. «Le dichiarazioni firmate dai testimoni nell’ambito del procedimento disciplinare non sono state prodotte per due motivi – spiega l’avvocato- il primo per non esporre i testimoni a possibili ritorsioni, visto il clima scolastico, il secondo perché non ricorre l’onere di provare “circostanze già note al giudice”».