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A Modena la rivolta dei trattori: «Al produttore una miseria ma il prezzo finale lievita»

Luca Gardinale
A Modena la rivolta dei trattori: «Al produttore una miseria ma il prezzo finale lievita»

Lo sfogo dei contadini: «Così andare avanti è impossibile»

15 febbraio 2024
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Qualcuno ha fatto una quindicina di chilometri, arrivando da Soliera, mentre qualcun altro ne ha fatti 67, arrivando da Bondeno, nel Ferrarese. Tutti insieme per chiedere a Roma una svolta immediata sulle politiche per l’agricoltura, anche perché così non si può andare avanti.

«NESSUNO CI ASCOLTA»

Ne è convinto Lorenzo Casari, agricoltore di Soliera, nonché uno degli organizzatori della protesta di ieri: «Spesso non siamo stati ascoltati – spiega – e anche in questi giorni non abbiamo ancora ricevuto udienza da nessuno».

E se i problemi in campo sono tanti, quello centrale riguarda il pagamento dei prodotti agricoli ai produttori, mentre gli stessi prodotti al supermercato vengono venduti con uno zero in più: «Su quasi tutte le colture – riprende Casari – ma soprattutto sulla frutta, registriamo aumenti dei prezzi che vanno dalle 7 alle 10 volte tra il produttore e il consumatore finale, mentre il peso dell’inflazione viene scaricato su di noi, oltre che sui cittadini». Un esempio?

«Quello delle pere è piuttosto eclatante – incalza l’agricoltore solierese – perché se a noi le pagano 30 centesimi, poi le troviamo al supermercato a 3 euro, mentre se noi arriviamo a 50 cent, il costo finale arriva a 4-5 euro. E mi pare evidente che con questi numeri facciamo fatica a parlare di lavoro dignitoso per le imprese agricole».

«SITUAZIONE DRAMMATICA»

Sempre da Soliera è arrivato Paolo Vincenzi, anche lui agricoltore: «Se pensiamo a quello che ci resta in tasca – commenta – la situazione diventa drammatica, tanto che gli studi dicono che a noi, tenendo conto di tutti i costi e le tasse, resta il 2% del prezzo finale della frutta. Fate un po’ voi i conti e ditemi se così si può andare avanti. ..». Una situazione che in questi anni ha vissuto momenti altalenanti: «Il fatto è che prima stringevamo i denti – riprende Vincenzi – ma oggi non ce la facciamo più. Siamo sempre andati avanti con gli aiuti, con la Politica agricola comune, ma di fatto sono tutte delle “pezze” che non cambiano una situazione che sta precipitando, semplicemente perché il nostro prodotto non viene tutelato».

Tra i problemi c’è anche quello della concorrenza estera: «Noi gli operai li paghiamo 8 euro l’ora più i contributi – riprende Vincenzi – ma in altri Paesi le cifre sono completamente diverse, ed è chiaro che anche il costo finale del prodotto cambia».

«IL CASO LAMBRUSCO»

Al centro c’è soprattutto la questione frutta, ma anche tante altre eccellenze del nostro territorio: «Presto scoppierà anche il caso Lambrusco – incalza Marco Forti, anche lui di Soliera – perché la prospettiva per gli agricoltori è quella di arrivare a venti euro al quintale per l’uva. Una cifra assolutamente insostenibile».

«Il fatto – incalza Marcello Pallini, che ha un’azienda agricola a Carpi – è che a queste condizioni noi continuiamo a indebitarci, accumulando debiti anno dopo anno, e trovandoci in una situazione in cui non riusciamo più a pagare i contoterzisti e gli altri “attori” della filiera. Ed è logico che così andare avanti diventa insostenibile».

Nel mirino ci sono anche le associazioni: «In teoria dovrebbero garantire una rappresentanza sindacale – chiudono i manifestanti – ma nella realtà non ci tutelano. Anche per questo noi qui abbiamo una sola bandiera, quella italiana». 

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