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Il lutto

Frassinoro, addio al giornalista Biondini: era un’appassionata voce di montagna

Daniele Montanari
Frassinoro, addio al giornalista Biondini: era un’appassionata voce di montagna

Ha scritto per 25 anni sulla Gazzetta, s’è spento all’ospedale di Carpi

19 febbraio 2024
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Frassinoro È stato un appassionato della sua montagna come pochi, che ha raccontato tramite personaggi e gesta, soprattutto sportive, per 25 anni come storico collaboratore della Gazzetta.

Non scriverà più da Frassinoro la penna di Claudio Biondini: si è spento sabato sera all’ospedale di Carpi, dove era ricoverato da circa un mese per l’aggravarsi dei problemi di salute che si trascinava da tempo. Aveva 68 anni. Lascia il fratello Stefano con i nipoti Silvia e Matteo, e gli altri parenti. L’ultimo saluto lunedì 19 febbraio alle 11 nell’Abbazia di Frassinoro, poi le onoranze Coriani condurranno il feretro nel cimitero locale.

IL PROFILO

Biondini ha lavorato alla Trenton fino alla pensione, un paio d’anni fa. Aveva la passione per la fotografia, ma soprattutto per il giornalismo: ha cominciato a cavallo del 2000 e per 25 anni ha raccontato Frassinoro e la Val Dragone sulle colonne della Gazzetta.

Cronaca locale e anche sportiva, vista sua grande passione per il calcio e ovviamente, da frassinorese, per lo sci. Lo ha fatto fino all’estate 2022, raccontando nei suoi ultimi articoli le emozioni calcistiche del Torneo della Montagna.

Il suo essere pienamente cittadino attivo lo ha portato anche a ricoprire per diversi anni la carica di segretario del Pd di Frassinoro. Ma è stato in campo anche come volontario per tante edizioni della Via Crucis vivente.

IL RENE DI VIOLA

Ma Claudio Biondini è stato protagonista di una pagina di storia di tutt’altro tipo, ma molto più importante. Correva il 1982: aveva 26 anni e lottava giù da tempo con una malattia ai reni che lo costringeva alla dialisi. Il 18 ottobre 1982 a Milano accadde una tragedia: Beppe Viola, celebre giornalista, scrittore e telecronista sportivo, morì a neanche 43 anni all’ospedale Fatebenefratelli a seguito di un’emorragia cerebrale che lo aveva colto la sera prima nella sede Rai dove stava montando il suo servizio sulla partita Inter-Napoli.

Uomo dal cuore grande, aveva lasciato detto che in caso di morte voleva donare gli organi, pratica all’epoca ancora poco diffusa in Italia.

La famiglia così dispose. Le cronache riferirono che le sue cornee vennero impiantate a una donna cieca da 15 anni, con sei figli. Dissero che vennero donati anche i due reni, ma non si seppe mai a chi, ufficialmente.

Subito dopo la morte di Viola, Claudio Biondini, che era in lista d’attesa per un rene, venne chiamato proprio al Fatebenefratelli per l’improvvisa disponibilità di un rene da una persona deceduta ancora giovane che aveva una tipizzazione molto simile alla sua. Lui e la famiglia hanno sempre pensato che fosse un rene di Viola, che donò anche l’altro ad uno sconosciuto. «Quel rene – sottolinea Stefano Biondini, fratello di Claudio – gli ha permesso di fare per 42 anni una vita normale. Siamo sempre stati convinti che fosse quello di Viola, anche se la certezza non l’abbiamo mai avuta, per il segreto vigente. All’epoca nostro papà Rodolfo lavorava alla Ferrari come responsabile del magazzino ricambi di via Trento Trieste, a Modena. Ricordo che il Drake lo chiamò per chiedergli come era andata l’operazione di Claudio. Il Drake era così: molto attento a chi lavorava con lui. L’intervento andò bene, e ha permesso a Claudio di fare tutto quello che ha fatto per il territorio». 

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