Gazzetta di Modena

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Il progetto, di cosa si tratta

Scambiarsi i vestiti non è un gioco: a Modena impazza lo swap party

di Ginevramaria Bianchi
Scambiarsi i vestiti non è un gioco: a Modena impazza lo swap party<br type="_moz" />

Il progetto nasce da una riflessione dei ragazzi sull’ambiente guidati dai prof e ha visto protagonisti gli studenti della 4CL del Muratori San Carlo

27 febbraio 2024
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MODENA Il baratto si è fatto elegante, e adesso il riciclo è diventato addirittura un trend. Il fenomeno americano dello “swap party” è finalmente sbarcato anche in Italia. E a Modena è arrivato anche grazie ad una intraprendente classe del liceo Muratori San Carlo, che ha colto al volo l’opportunità presentata dalla loro professoressa di scienze Ilaria Sandri e dal professor e dell’università di Bologna Giuseppe Fattori.

DI COSA SI TRATTA
Ma di cosa si tratta? Di fatto uno scambio equo e gratuito di capi d’abbigliamento e accessori in ottimo stato. L’obiettivo è quello di poter svuotare l’armadio da quei vestiti che non ci convincono più, e riuscire a guadagnare qualcosa di nuovo senza spendere nulla, salvaguardando pure l’ambiente. Negli ultimi anni, per fortuna, proliferano sempre di più queste alternative al fast fashion, ossia l'enorme colosso dell’industria d’abbigliamento in serie. Le grandi catene di produzione tessile, insomma. Questo settore ha un impatto notevole sull’ambiente, e anche sull’uomo. I giovani, la cosiddetta “gen Z”, è molto impegnata nella lotta contro il cambiamento climatico, e sono anni che, specialmente sui social, cercano di far tornare in auge i vecchi maglioni imboscati tra le ante dell’armadio della nonna, oppure che tentano di strappare dalle grinfie delle proprie madri quella pelliccia di coniglio senza tempo, ma che purtroppo richiede tempo. La tossicità del mondo della moda è ormai evidente, e allora, sotto lo slogan “swap old for something gold”, gli studenti della classe 4CL del liceo Muratori San Carlo si sono mossi per provare a contrastare la tossicità del mondo della moda attuale.

IL RACCONTO
«Tutto è iniziato perché cercavamo un tema da affrontare per il progetto lanciato da Unimore e dall’associazione dei medici per l’ambiente - racconta Alice Carli, una delle studentesse che hanno organizzato il progetto - In classe, navigando sul web, abbiamo trovato le immagini delle discariche di vestiti a basso costo prodotte dalle multinazionali, abbondante nelle lande di quei paesi chiamati anche “paesi del terzo mondo”. Ci hanno veramente scioccati. Allora abbiamo approfondito le nostre ricerche, ma non volevamo fermarci lì, volevamo dare una soluzione concreta ed essere d’esempio. Così è nato il nostro swap party, un evento carino che enfatizza il sistema economico circolare. E devo dire che, anche se si trattava di uno dei primi nel modenese, ha riscosso tantissimo successo». Vestiti, pantaloni, cinture e borsette. Questo e molto altro si poteva trovare ieri sugli stand allestiti dai ragazzi della 4CL che l’altro pomeriggio, presso Spazio Lodola in via Toniolo, sono riusciti a creare un vero e proprio vivaio per gli amanti del riciclo.

IL PROGETTO
Durante le scorse settimane, avevano creato le grafiche e i post per il loro profilo social creato ad hoc per l’iniziativa, “Wear different”, che ora è arrivato a collezionare più di 350 follower. Dopo qualche post informativo su cosa fosse il movimento del fast fashion, hanno iniziato a spiegare l’iniziativa. “Portate vestiti in buono stato. Devono essere puliti e integri”, così avevano ammonito i futuri partecipanti. Poi, in due tempi diversi, hanno raccolto i capi d’abbigliamento nella biblioteca del Muratori San Carlo, dividendoli per categorie. Il numero di cose lasciate e la loro pesantezza era direttamente proporzionale a quelli che poi, il giorno dello scambio, si sarebbero potuti prendere. Ieri, da quanti ragazzi c’erano, si faceva fatica a girare per le bancarelle. «È stato impegnativo- spiega Frida Fruggeri, un’altra studentessa - Ci siamo dovuti dividere in tre gruppi: uno ha gestito i social e l’ambito comunicativo, poi, un altro gruppo, si è occupato della raccolta abiti e della selezione dei capi. Infine c’è stata l’organizzazione della sede che abbiamo dovuto allestire». «Il progetto è stato incredibile - racconta Amira Rady, anche lei della 4CL - Se siamo riusciti a fare qualcosa di grande, è stato anche merito dei nostri tutor, la professoressa Ilaria Sandri e Giovanni Fattori. Siamo riusciti a sensibilizzare molti nostri coetanei sul tema, e questo era l’obiettivo. Speriamo di aver lasciato il segno, affinché questi progetti scolastici siano sempre più pratici e meno teorici». «Abbiamo voluto provare a cambiare le cose!», afferma appoggiando la compagna di classe Eufemia Zanni.