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Modena, Giovanardi, inizia il processo

Modena, Giovanardi, inizia il processo

L’ex senatore in aula il 27 marzo per le minacce al prefetto

27 febbraio 2024
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Inizierà il 27 marzo alle 10, in tribunale a Modena, il processo nei confronti dell’ex senatore, ed esponente del centrodestra, Carlo Giovanardi. È il caso White List, nell’ambito del quale Giovanardi deve rispondere delle accuse di minacce a corpi dello Stato, rivelazione di segreti d’ufficio e oltraggio a pubblico ufficiale.

L’ex parlamentare è finito indagato per presunte pressioni nei confronti della Prefettura di Modena affinché riammettesse alcune imprese nella White List per i lavori della ricostruzione post sisma 2012. Aziende i cui i titolari erano indagati nell’ambito del processo “Aemilia” contro i clan della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. La vicenda in particolare è relativa al periodo tra il luglio 2014 e il gennaio 2015, quando Giovanardi si spese in prima persona per far sì che le aziende della famiglia Bianchini, nonostante fossero indagate in “Aemilia”, fossero reinserite nella lista delle ditte autorizzate alla ricostruzione. La Dda bolognese ha ritenuto “invasivo ed illecito” l’interessamento di Giovanardi, per la cui azione finirono indagati anche alcuni funzionari della Prefettura, con l’accusa di aver sostenuto la sua causa. Tra le accuse c’è anche quella di aver aggredito verbalmente più volte perfino l’allora prefetto, Michele Di Bari.

La decisione
Il processo a carico di Giovanardi è stato disposto a seguito della sentenza della Corte costituzionale, che nel dicembre scorso aveva sconfessato il Senato giudicando incostituzionale il parere negativo al processo uscito dal Senato stesso nel febbraio 2022. Per la Suprema Corte, le frasi pronunciate all’epoca da Giovanardi sarebbero state non “opinioni” ma “pressioni”. Tra le persone offese dai reati contestati all’ex senatore ci sono anche membri della Dia, poliziotti, carabinieri, finanzieri e ovviamente dirigenti della Prefettura.

Nell’ambito del procedimento si sono costituite parti civili il ministero dell’Interno, l’associazione Libera, la Cgil e la Camera del lavoro di Modena.

La replica di Giovanardi

«I titolari delle aziende che si sono rivolti a me come parlamentare erano all’epoca tutti incensurati. Soltanto successivamente uno di loro è stato coinvolto (e condannato ) nel successivo processo denominato “Aemilia”, di cui mentre stavo svolgendo la mia attività parlamentare nessuno, salvo i magistrati che indagavano, era minimamente a conoscenza».

Lo precisa Carlo Giovanardi, ex senatore e ministro, storico esponente del centrodestra, in replica all’articolo pubblicato ieri dalla Gazzetta in merito all’inizio del suo processo a Modena, il prossimo 27 marzo, per il caso White List. Ovvero, l’esclusione di alcune ditte (tra cui la Bianchini) nell’elenco delle imprese autorizzate ad operare nella ricostruzione post sisma. «Si trattava all’epoca – continua Giovanardi – di contrasti puramente amministrativi tra la Prefettura di Modena ed alcune imprese locali (tutte successivamente, salvo una, riammesse nella White List)».

Poi la questione della sua processabilità, in quanto parlamentare. «Il Senato – ricorda – aveva deliberato che tutta la mia attività rientrasse nell’ambito delle opinioni espresse da un parlamentare nell’ambito delle sue funzioni. La Corte Costituzionale, decidendo su un conflitto di attribuzione sollevato dal Tribunale di Modena, ha viceversa stabilito che se un pubblico ministero qualifica come vilipendio o pressione o minaccia l’opinione di un parlamentare espressa nelle sedi competenti, questi può essere sottoposto a giudizio».

«È una sentenza incomprensibile – osserva – che lunedì sarà discussa a Roma in un convegno in sede parlamentare (dalle 15 a Palazzo Theodoli, ndr) dai vertici delle istituzioni. Una sentenza che trasforma il Parlamento in un Tacimento, abrogando di fatto la libertà di opinione di deputati e senatori garantita dall’articolo 68 della Costituzione. Nel frattempo, ho nuovamente investito il Senato perché rinnovi e voti in Aula quanto già deciso nella Giunta delle Autorizzazioni nella scorsa legislatura, e cioè che il mio rinvio a giudizio per direttissima è avvenuto illegalmente, con l’utilizzo di conversazioni , fraudolentemente registrate da privati, senza richiedere, come prevede la Costituzione, la preventiva autorizzazione al Senato. Aggiungo che, come è noto, non ho mai ricevuto un centesimo dagli imprenditori che era mio dovere aiutare per salvaguardare i livelli occupazionali, e nessuno mi accusa di aver mai avuto rapporti con le migliaia di Cutresi residenti tra Modena e Reggio Emilia. La mia – conclude Giovanardi – è una battaglia di libertà in difesa dei cittadini per tutelare, come in tutti i paesi democratici dell’Occidente, le prerogative costituzionali di critica e controllo dei Parlamentari nei confronti degli straripamenti dell’Esecutivo e di chi vuole cancellarle per via giudiziaria».