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Modena, in mille marciano per la Palestina: «Stop al genocidio in atto a Gaza»

di Ginevramaria Bianchi
Modena, in mille marciano per la Palestina: «Stop al genocidio in atto a Gaza»

Imponente manifestazione in centro storico: nessuna tensione

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Già nei giorni scorsi le piazze di tutta Italia si erano riempite, da Roma a Milano, da Pisa a Firenze, per la causa palestinese. Ieri anche Modena, che è stata definita dai manifestanti stessi come «la città che non vuole dimenticare», ha ospitato un corteo pro Palestina. Partendo da piazzale 1 Maggio, fino ad arrivare in piazza Matteotti, più di mille persone – senza alcuna tensione con le forze dell’ordine – hanno ribadito pubblicamente il loro pieno appoggio alla resistenza palestinese contro «il genocidio perpetrato dallo stato di Israele».

L'intervento

«Siamo qui oggi per far sentire la nostra voce e fare chiarezza su tutte le vicende che riguardano gli israeliani, perché sono anni che i media non fanno altro che capovolgerle e renderle opache – dice al microfono una ragazza, proprio prima che il corteo abbia inizio – Questa guerra, che va avanti da 75 anni, e non da qualche mese, ha un criminale ben preciso, e il suo nome è Israele. Ci sono anche dei complici, degli alleati. In prima linea, per dare pieno appoggio e complicità, sono presenti l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Nato. Anche il nostro Paese ha le mani sporche di sangue – ricorda la giovane – Vogliamo rompere le complicità tra Italia e Israele, provando a boicottare tutte quelle multinazionali che contribuiscono al massacro a Gaza. Vogliamo che gli italiani aprano gli occhi su questa sporca faccenda, di cui anche noi siamo protagonisti».

Tra le strade
Dopo queste parole, il corteo inizia a sfilare. Le strade si riempiono di bianco, verde, rosso e nero. Le bandiere coi colori della Palestina sventolano in alto, sempre di più, e intanto ha anche smesso di piovere. Mentre di sottofondo qualcuno intona la canzone più discussa dell’ultimo festival di Sanremo, “Casa mia” di Ghali, altri gridano alcuni cori, come «from the river to the sea, Palestine will be free» (dal fiume al mare la Palestina sarà libera, ndr), o ancora «cessate i bombardamenti a Gaza, lasciateci la nostra casa».

Durante il corteo non sono mancati i momenti dedicati ai bambini, che spesso, accompagnati da mamma e papà, hanno preso parola. “Potere ai bimbi”, si legge infatti su uno striscione.

«Israele non è una bestia impazzita come viene definita ultimamente – specifica El Mehdi, giovane attivista di UduMore – Israele è un progetto genocida, calcolato in modo freddo e razionale, pronto a sacrificare i suoi stessi cittadini per arrivare allo sterminio, oggi dei palestinesi e domani di tutti gli arabi, non importa se islamici o cristiani. Il clima è teso anche qui, in Italia, dove più volte le nostre piazze hanno dimostrato che chi lotta paga. Gli evidenti tentativi di censura e repressione da parte delle istituzioni, però, non ci spaventano, e anzi ci fanno capire quanto oggi più che mai sia necessario sostenere la resistenza palestinese in qualsiasi modo».

«Bisogna ricordare che i manganelli che ci spaccano le teste non provengono solo dal governo Meloni – aggiunge un’altra ragazza poco dopo – Noi ce la ricordiamo bene la violenza del centro sinistra e del M5s e del governo Draghi due anni fa, verso quegli studenti che protestavano per i tre giovani morti in alternanza scuola lavoro. È per questo importante continuare a organizzarsi per contrastare chi porta la cultura della violenza nelle scuole, è importante che continuiamo a far sentire il nostro dissenso».

Il corteo prosegue e sfila fino in piazza Matteotti. I manifestanti non hanno chiesto solo lo “Stop alla guerra”, dando alla questione un’accezione neutra, quasi annacquata. Ma hanno gridato forte e chiaro: “Stop al genocidio”, ossia lo sterminio di una popolazione per mere convinzioni etniche, razziali e religiose. l