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Sassuolo, tra fango e conta dei danni alla Consolata: «Abbiamo paura che succeda ancora»

Stefania Piscitello
Sassuolo, tra fango e conta dei danni alla Consolata: «Abbiamo paura che succeda ancora»<br type="_moz" />

La protezione civile con i sacchi crea “sponde” per proteggere le abitazioni

03 marzo 2024
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Una donna spala il fango dal suo cortile. «La lavatrice è da buttare», dice mentre si avvicina a un gruppo di altri residenti del quartiere.

«È partito tutto da lì», un altro indica il “pozzetto” in mezzo alle sterpaglie, alle spalle di un’abitazione da cui il rio San Marco è “esploso” venerdì pomeriggio, riversando giù per le strade un fiume in piena.

Ieri mattina alla Consolata è stato il momento della conta dei danni da parte dei residenti, dopo che a causa delle abbondanti piogge dei giorni scorsi, venerdì pomeriggio un canale tombato è esondato. Ma è stato anche il momento dell’azione: sul posto sono arrivati i volontari della protezione civile con carichi di sacchi di sabbia. Il timore infatti è che anche oggi in caso di pioggia il disastro possa ripetersi.

«È già la seconda volta che succede. Hanno costruito una casa dove secondo me non avrebbero dovuto. Noi quindici anni fa protestammo: dove c’era lo “sfogo” del canale, ora c’è la casa. Quindi tutta l’acqua si riversa da questa parte, passa dal nostro giardino – così Luca Medici – e scende giù. Se c’è il cancello chiuso tutte le sterpaglie e le foglie si bloccano e si forma una piscina».

Medici si guarda intorno, il fango ha coperto ogni cosa nel cortile e fuori dal garage ci sono gli oggetti accatastati.

«Come l’altra volta si è allagato completamente tutto il piano terra di casa nostra. La prima volta abbiamo avuto una spanna d’acqua – continua – Questa volta ce ne siamo accorti in tempo e siamo riusciti ad aprire il cancello prima che fosse troppo tardi. Abbiamo comunque avuto danni e adesso l’impresa di pulizie è al lavoro».

Medici continua parlando di «un fiume in piena sotto casa nostra. Ora occorrerà togliere un dito di fango, va raschiato via tutto».

Di certo la rabbia è tanta. In passato i residenti avevano anche lanciato una petizione per chiedere soluzioni a questa criticità: ora, intendono ripresentarla.

«Non so cosa succederà adesso. Stare zitti – prosegue – non è la cosa giusta da fare, questo è poco ma sicuro. Occorrerà farsi sentire e capire cosa si può fare, anche semplicemente capire di chi è la colpa. Perché un tempo queste cose non succedevano».

Il padre di Medici è in cortile e indica il punto da cui tutto è partito: «Qui credo che ci sia stato anche uno smottamento: si è formata una crepa per terra, guardate».

Per strada, tra le vie Alfieri e d’Annunzio, c’è chi si affaccia al di là dei cancelli dei vicini di casa: «Da voi l’acqua è entrata?», è la domanda che più riecheggia.

«Da noi – così una residente – tutte le cantine si sono riempite d’acqua. Si sono danneggiati tre ciclomotori e anche l’ascensore. Oltre a tutto il resto».

«L’acqua aveva una tale potenza che si è creata una voragine qui, nell’angolo nel nostro giardino – interviene un’altra donna – . Tutto quello che avevamo dentro il garage è andato perso, compresa la lavatrice, la legna, le poltrone... Tutto».

Ieri già alle undici del mattino, mentre i cittadini cercavano di pulire da quello strato di fango, i volontari della protezione civile hanno iniziato a scaricare i sacchi di sabbia per proteggere le abitazioni.

La preoccupazione era palpabile: «Adesso è rimasto tutto da ripulire – continua una donna – sperando che non risucceda. La protezione civile ha detto che porteranno sacchi per “tappare”. Temiamo che torni a succedere, che si allaghi di nuovo tutto, siamo molto preoccupati. È stato un disastro, c’era un fiume d’acqua enorme che non si capiva da dove arrivasse».l