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L’evento del 12 marzo

Modena, Savino: «L’arte è efficace per dare messaggi»

Ginevramaria Bianchi
Modena, Savino: «L’arte è efficace per dare messaggi»

L’artista “Gus” sull’iniziativa allo Storchi: “Noi uomini dobbiamo intervenire”

04 marzo 2024
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Immaginate di essere un uomo che cerca di collaborare alla progettazione di un evento fatto ad hoc per descrivere la violenza sulle donne.

Immaginate di dover scomporre una delle disfunzioni socio culturali più grandi della nostra società, il patriarcato.

Gustavo Savino, in arte Gus, di giorno medico sportivo e di notte pianista, è stato uno dei primi a rimboccarsi le maniche per la creazione di “Invivavoce”, lo spettacolo del 12 marzo al teatro Storchi che il nostro giornale organizza con Cisl, Csi e Lapam. Quella sera, sul palco, ci sarà anche lui, in veste d’artista.

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Sfilando le dita sui tasti del suo pianoforte, accompagnerà gli attori con le sue melodie.

Savino, come mai lei è stato uno dei primi artisti ad essere coinvolto in questo spettacolo?

«Inizialmente io dovevo servire solo per dei consigli sul tema musicale. Poi, tutto è sbocciato con una partecipazione attiva. Ho iniziato ad essere parte integrante del progetto, inserendoci anche la mia musica e non solo i miei consigli. Suonerò al pianoforte, e non parlerò, perché a volte si riesce a recepire meglio un messaggio attraverso le sensazioni piuttosto che con le parole».

Che analogia c’è tra la musica e la violenza di genere?

«Come dicevo, chi si approccia, fin da piccolo, a uno strumento musicale, sviluppa una sensibilità diversa dagli altri. Si impara a sfogare i propri pensieri, la propria rabbia, le proprie preoccupazioni, su un oggetto inanimato che, per mezzo delle proprie mani, prende vita e diventa riflesso dei propri stati d’animo. Per questo la musica è un mezzo di comunicazione molto efficace, anche per temi difficili e complessi come la violenza di genere».

È d’accordo, quindi, sul fatto di portare la causa sul palco di un teatro e di mostrare lo spettacolo a diverse fasce d’età?

«D’accordissimo. L’arte è sempre il mezzo di comunicazione più efficace, secondo me».

Lei è sempre stato a supporto della cause femminili?

«Sì, e penso che questo spettacolo sia il riflesso del mio totale sostegno, e non solo. Tutti gli uomini che hanno partecipato alla strutturazione di questo evento hanno dovuto empatizzare con situazioni che, fortunatamente, non sono loro familiari. Ciò ha reso la progettazione difficile, spigolosa. Per noi uomini non è facile entrare nel tema, avevamo un po’ di paura. E invece, anche se non potremo mai sapere come si sta dall’altra parte, penso che siamo riusciti a investire abbastanza energie e passione per poter dire di aver creato un ottimo spunto artistico di riflessione».

Quanta responsabilità hanno gli uomini davanti ai fenomeni di violenza di genere?

«Grande. Non importa che si tratti di cat calling, di una battuta sessista o di uno schiaffo. Noi uomini abbiamo il dovere di intervenire e di interrompere questo grande circolo vizioso di cui, ahimé, tutti almeno una volta siamo stati per lo meno complici».

Le è capitato di dover intervenire davanti a un episodio di questo tipo?

«Certo, e purtroppo uno dei luoghi in cui mi è successo più spesso è stato a lavoro, dove ho dovuto riprendere dei colleghi mentre facevano battute sessiste. Invito tutti gli uomini ad agire di fronte a queste piccolezze, che tanto piccole non sono».

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