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L’intervista

«L’accusa di arte blasfema? È come tornare al Medioevo»

Michele Fuoco
«L’accusa di arte blasfema? È come tornare al Medioevo»

Carpi, parla Andrea Saltini, l’artista attaccato da un gruppo di ultracattolici

06 marzo 2024
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Tra indignazione e ironia, durante la nostra conversazione, è l’eloquio di Andrea Saltini, la cui mostra nella chiesa di Sant’Ignazio di Carpi, sostenuta dalla Diocesi, è stata accusata di “blasfemia” dal quotidiano cattolico “La Nuova Bussola”.

L’ARTICOLO: «La mostra è blasfema» 

Tra le opere “incriminate”, soprattutto “INRI – San Longino”. Ci può spiegare il vero significato?

«Il soggetto ufficiale dell’opera è il centurione romano Longino che trafisse il costato di Cristo. È venerato come santo dalla Chiesa perché poi si è convertito. Nella mia rappresentazione non trafigge Gesù crocifisso. Cristo è deposto a terra e Longino ha la mano premuta sul costato. Per me Longino è riconoscibile attraverso questo gesto simbolico. È una mia visione personale, apocrifa che appartiene ai miei ragionamenti. Un rituale non religioso, canonico».

Ma lei è cattolico, credente?

«Sono ateo, ma un grande appassionato delle Scritture. In questa mostra ho raffigurato tanti personaggi: gli apostoli, la Maddalena, il Battista, Pietro di cui ho raffigurato l’ascensione e “il pescatore di uomini”, “il mio Tommaso”, non quello che dubita, ma già santo. Un altro quadro incriminato è “Noli me tangere” dove desidero che la gente veda, nelle due figure, Cristo e la Maddalena. Nella mia figurazione è un momento ben diverso: è quello della lavanda dei piedi, per dire che Cristo è lì non per essere servito, ma per servire».

Il giornalista della “Nuova Bussola” ha visto qualcosa di lascivo.

«C’è un contatto, ma di lascivo proprio nulla. Non voglio né dissacrare o provocare. Facendo delle foto anche di particolari, si è voluto andare alla ricerca dello scandalo, addirittura di un atto sessuale».

È ateo, ma forte la passione per i testi sacri. Perché?

«Sono ateo, ma ho i sacramenti: battesimo, prima comunione, cresima. E quando facevo catechismo ero bravo a leggere, durante la messa, il vangelo».

Quando ha letto “blasfemo” sul giornale, cosa ha pensato?

«Siamo tornati al Medioevo. Basti pensare a quegli artisti tanto criticati, come Caravaggio, le cui opere troviamo nei luoghi sacri. La mia è una ricerca sulla spiritualità. Non è né sul sacro, né sulla parte dogmatica della dottrina. Non metto in discussione niente. Metto del mio, anche la parte sentimentale».

La mostra l’ha costruita con i responsabili della Diocesi di Carpi?

«Certamente. Ho anche mantenuto le luci basse, perché non volevo misurarmi con le opere, anche molto prestigiose (c’è pure la scagliola carpigiana) dei Museo Diocesano che è la chiesa di Sant’Ignazio».

Pensa di lasciare qualche sua opera al Museo?

«Credo di sì. Siamo già d’accordo. Il Museo ha già un mio lavoro».

Ma ha già esposto in altri luoghi sacri?

«Ho lavorato parecchie volte per le curie, tra cui quella di Reggio Emiliia e di Teramo, perché ho avuto modo di farmi conoscere in questo ambiente. Mi sono state commissionate delle opere. A Reggio Emilia, nel 2005, come prima esperienza con mons. Tirelli ho prodotto un’opera site-specific per la chiesa dei Santi Carlo e Agata. Sono stato chiamato, con altri artisti selezionati, a Teramo per una “residence” e ho realizzato Anna, la madre della Madonna per la chiesa di S. Anna. L’opera è stata poi collocata all’interno del Museo dello Splendore di Giulianova Marche. Inoltre committenze, come il ritratto del beato carpigiano Focherini e sua moglie».

Di questa vicenda, quale il rammarico più grande?

«L’attacco all’attuale vescovo Erio e a tutto ciò che gira attorno alla mostra. Non c’è meravigliarsi, hanno criticato apertamente anche Papa Francesco».

Di cosa è soddisfatto della mostra in Sant’Ignazio?

«L’inaugurazione è stata straordinaria, con visitatori anche di altre città. Nessuno ha avuto nulla da dire. C’è un testo, fuori catalogo, che viene distribuito a tutti i visitatori. Un testo scritto da don Bellini che dà delle spiegazioni sul significato dei miei lavori e su cosa c’è di strettamente religioso».

Questa polemica può portare più curiosi a vedere la mostra. Che cosa ne pensa?

«È talmente predominante la parte “fuori luogo” delle accuse di blasfemia che non mi ha turbato. Mi ha invece disturbato il coinvolgimento di chi ha collaborato e mi è stato fedele. Se devo il successo ad una bagarre di questo tipo, non mi interessa assolutamente»