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La tragedia

Carpi, l’amore infinito per Arianna: «Piena di gioia e volenterosa»

Gabriele Canovi
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Le lacrime del nonno materno: «Non riusciamo a spiegarci il perché»

10 marzo 2024
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È il giorno del dolore, il giorno in cui fra tante domande, ne riecheggia una in particolare: «Perchè? Perché proprio Arianna?». A porsela, e gridarla al mondo intero, è il nonno materno della tredicenne carpigiana, morta nel tardo pomeriggio di venerdì dopo che giovedì era stata scalciata al volto da un cavallo al centro ippico “Il Vigneto” di San Martino in Rio, nel Reggiano.

Una domanda, quella del nonno di Arianna Giaroli, a cui non arriverà mai una risposta. Nessuno è in grado di trovarne una. Resta, invece, il dolore di una famiglia costretta ora a piangere la scomparsa di una ragazzina di tredici anni.

«Arianna era davvero piena di vita. Volenterosa in ogni cosa che faceva e amante degli animali, in particolare dei cavalli – dice il nonno, pesando ogni frase – Sì, abbiamo una sola parola: perché? E tante lacrime di dolore. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che in questo momento ci stanno mostrando vicinanza e cordoglio. Grazie». Poche parole, misurate, che racchiudono tutto lo strazio di un nonno che fino a giovedì era abituato ad andare a prendere la sua nipotina a scuola, a prepararle il pranzo e ad accompagnarla al maneggio, lì dove Arianna riusciva a esprimersi al meglio.

“Il Vigneto”, da circa tre anni, era diventata una vera seconda casa per la tredicenne, che frequentava le scuole medie Guido Fassi e al maneggio faceva due lezioni di monta inglese a settimana. Un amore «totalizzante», come descritto da Chiara Penso preside delle Fassi, quello di Arianna verso l’equitazione: i suoi racconti riguardavano sempre i cavalli. Amava coinvolgere i compagni di classe e spesso li invitava con lei al maneggio. Aveva anche già le idee chiare su cosa fare “da grande”: prima iscriversi al liceo Fanti, indirizzo economico sociale, e poi aprire un ranch, una fattoria didattica negli Stati Uniti e diventare allenatrice di cavalli.

Giovedì, il giorno in cui si è consumata la tragedia, la ragazzina non aveva lezione al maneggio, ma comunque aveva deciso di stare vicino a “Blu”, uno dei cavalli che vengono impiegati per fare scuola. Al momento dell’incidente, si trovava da sola in un tondino recintato e stava conducendo a mano l’animale, una competenza che si impara fin da quando si inizia ad approcciarsi a questa disciplina.

«Ci saranno state una ventina di persone – spiegava venerdì mattina l’istruttrice – Alcuni ragazzi facevano lezione e altri stavano per farla. C’erano dei genitori e anche il maniscalco».

La prima ad accorgersi di quanto accaduto è stata una ragazza poco più grande di lei, che è subito corsa dall’istruttrice dando di fatto inizio alle concitate fasi dei soccorsi. Chi era presente ha provato a effettuare le manovre salvavita sulla piccola priva di sensi. Nel frattempo, erano circa le 17 di giovedì, è stato lanciato l’allarme alla centrale del 118, che ha inviato sul posto l’elicottero, oltre all’ambulanza e all’automedica. Arianna è stata intubata ed è arrivata a Parma in condizioni purtroppo disperate. I medici hanno anche tentato di sottoporla a un intervento chirurgico prima che quell’esile filo di speranza si rompesse alle 12.40 di venerdì, quando dalla Rianimazione di Parma è stata constatata la morte cerebrale.

Mentre proseguono le indagini per accertare la dinamica dell’incidente, mamma Sara e papà Federico (che abita a Correggio e lavora a Reggio Emilia, nella filiale Emil Banca di via Adua) hanno autorizzato la donazione degli organi, ma prima dovranno attendere il nullaosta del magistrato: solo allora la salma della piccola Arianna verrà portata a Carpi per i funerali.l